Casa Primera, per una fuga sostenibile e off grid
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Lecce, Puglia - Dall’altro capo del telefono, Stefania Zini mi risponde nel pieno di un pomeriggio di fine giugno, in cui per fortuna ha iniziato a soffiare la tramontana. Originaria di Modena, da quando ormai nel 2018 ha fatto del Salento la sua seconda casa, si è abituata a riconoscere quel vento da nord così atteso dalla gente del posto. È proprio estate: le cicale a tratti sovrastano la sua voce e la campagna di Cutrofiano, da cui mi chiama. Ci si fa l’orecchio dopo un po’, fino quasi a non sentirle più.
Quel suono, però, mi basta per immaginare quella campagna, gli ulivi curati dal dissecamento e che tuttora le permettono di produrre un olio prelibato e Casa Primera, che Stefania mi confessa di aver sempre immaginato così: “bianca e con le imposte blu”. Dall’ultima volta che ci siamo sentite, sono cambiate molte cose. Ci sono nuovi spazi per accogliere gli ospiti, sono stati fatti altri lavori; ma come mi suggerisce lei, facciamo un passo indietro e «partiamo dalla casa».
DUE VITE FA
Prima di acquistare e ristrutturare quella che sarebbe diventata Casa Primera, Stefania viveva a Modena e aveva un’agenzia di viaggi. «Nel 2016, con il mio compagno di allora, decidiamo di partire in camper e dedicarci a lavori di artigianato», mi racconta. Lavorano il legno in particolare, utilizzano materiali e oggetti di recupero e si spostano in viarie regioni. In occasione di quel viaggio arrivano per la prima volta nel Salento e in qualche modo capiscono di volerci rimanere.
Ci tornano per più anni consecutivi, e alla fine dopo aver venduto la sua attività, acquistano una casa nelle campagne di Cutrofiano, esattamente a metà strada tra Lecce e Santa Maria di Leuca. «È curioso, ma prima di quel viaggio in camper, non ero mai stata nel sud della Puglia, sebbene vendessi ai miei clienti questa meta turistica, di cui non sapevo quasi nulla». Tornarci ogni anno, permette a Stefania di conoscere meglio il territorio, fino a decidere di mettere radici proprio lì dove oggi è nata Casa Primera.
UNA CASA AUTONOMA
«Per raccogliere materiali e legno da lavorare, avevamo bisogno di uno spazio e un laboratorio. Vivere in camper ovviamente non ce lo permetteva e così abbiamo immaginato una casa con un laboratorio, che ci permettesse una vita off grid, come quando eravamo in camper», prosegue Stefania, che oggi porta avanti il progetto di Casa Primera insieme al suo compagno, Alessandro. Non la loro prima casa in assoluto – come lascerebbe intendere il nome, che è invece un omaggio al suo cane – ma la prima “fuori rete”, scollegata dalle utenze e autosufficiente da un punto di vista energetico.
Sin dagli inizi, si sono messi ad autoprodurre un piccolo impianto fotovoltaico in grado di generare appena un kilowatt di energia e hanno poi realizzato un sistema di recupero dell’acqua, con i servizi esterni. Per la ristrutturazione della casa – un vecchio deposito degli attrezzi – si sono serviti unicamente di materiali naturali e della zona: dal tufo alla pietra leccese, uniti a tanto legno di recupero. «Il nostro obiettivo era proprio quello trasportare quello che avevamo vissuto in camper in una casa normale».
All’esterno, invece, hanno creato una composting toilet, circondata da un folto canneto in cui fluiscono le acque di scarico della doccia e del lavandino, alimentati da un serbatoio in alto a caduta. I saponi, invece, sono tutti rigorosamente naturali e autoprodotti. Il canneto di fatto permette di ottenere un effetto di fitodepurazione oltre a sembrare una piccola oasi nella campagna torrida tutta intorno.
Dal 2022 Casa Primera non è solo un progetto di vita personale, ma accoglie turisti e viaggiatori alla ricerca di una vacanza a basso impatto e sostenibile. «Ho sempre immaginato che chiunque nella propria vita faccia scelte etiche e sostenibili, ricerchi delle esperienze analoghe anche in vacanza. E Casa Primera è esattamente il posto dove rilassarsi, prendersi una pausa in modo consapevole e a basso impatto», precisa Stefania. Dall’anno scorso, oltre alla casetta in legno, i suoi ospiti possono trascorrere una notte sotto le stelle in una suggestiva roulotte anni ’50, ritrovata in una campagna e arredata e messa a nuovo.
«Quando all’inizio Casa Primera era vuota e abbandonata da anni, io ci vedevo già qualcosa – mi confessa Stefania – Davanti alla scala cadente e al mio entusiasmo, le persone mi guardavano stranita». E invece giorno dopo giorno, le sue parole hanno preso forma, facendo ricredere chiunque. «È stato un divenire. L’unica cosa certa sin dall’inizio è che non volevo dei costi fissi, delle bollette da pagare. Il resto è venuto da sé ed è stata una scoperta».
Fino ai trentacinque anni, Stefania ha vissuto in città, con una casa, un lavoro normale e tutti i comfort a cui siamo abituati. Quello di Casa Primera, non è l’unico modo di vivere possibile che ha sempre conosciuto, anzi. È quello che ha scelto e imparato giorno dopo giorno. Prima se aveva bisogno di un mobile lo acquistava: oggi lo costruisce con le sue mani. «Ho impiegato due anni per costruire la cucina e trovare tutto quello di cui avevo bisogno». Oggi ha ritrovato soprattutto il suo tempo: «A furia di progettare ti accorgi proprio del valore delle cose – mi dice prima di salutarmi – Insomma questa per me non è solo una casa: è un esperimento. Un percorso che mi ha cambiata».
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