Inaugurata la bibliocabina con cassetta delle lettere, tra cultura e introspezione
Seguici su:
Genova - Da vecchia cabina telefonica abbandonata ad allegra biblioteca a disposizione della comunità. La prima bibliocabina nasce in Inghilterra nel 2008 e da allora si sono diffuse a macchia d’olio in tutta Europa. Siamo a Busalla, in provincia di Genova, dove un gruppo spontaneo di cittadini ha ridato vita e colore allo storico box in vetro e metallo un metro per un metro da tempo caduto in disuso in favore della reperibilità tascabile.
Sui social dà proprie notizie sotto il nome di Favole al Telefono, perché sembra proprio una favola di Rodari che, a cavallo tra realtà e fantasia, racconta di come l’intraprendenza e la voglia di fare riescano a trasformare un luogo dimenticato di una cittadina di cinquemila abitanti in un armadio magico pieno di storie.
Conosco Monica Colombara e Valentina Gemme durante un “giovediamoci”, giornata in cui le vie di Busalla si colorano di mercatini, spettacoli e negozi aperti fino a mezzanotte: quel giorno per la Bibliocabina era il giovedì dedicato alla narrativa rosa. Due ripiani infatti, sono a tema con titoli amorevolmente scelti dai volontari. «La bibliocabina sprigiona allegria ed energia e ci piace che sia permeabile alla vita del paese – mi spiega Monica –, per questo vogliamo dare risalto a un genere letterario diverso per ogni giovedì di festa».
Visitatori grandi e piccini si alternano: c’è chi si ferma a sfogliare, chi lascia un libro e chi invece se ne porta a casa qualcuno perché il funzionamento è quello di un classico bookcrossing, dove vige la massima libertà sia di dare che di prendere. Con una marcia in più però, che è la cura di questo gruppo di amici per questo piccolo spazio restituito al territorio in una nuova veste.
Raccontateci della nascita della Bibliocabina, inaugurata durante la scorsa Festa delle Rose, data simbolica per la cittadina di Busalla e per tutta la valle Scrivia: qual è stato l’esordio di questo progetto?
Monica: L’idea embrionale è partita nella tarda primavera 2023 un po’ per caso, da una considerazione che ho postato sulla mia pagina Facebook in merito all’avviso che l’ultima cabina Telecom sarebbe stata smantellata entro fine agosto. “Potrebbe diventare una postazione utile per tutti”, pensavo, anche perché tanti Paesi sono riusciti a riciclarle, trasformandole in piccoli luoghi di cultura.
Valentina: Sì, ci dispiaceva andasse al macero, così ci siamo attivati.
Qual è stato il percorso?
Monica: Per prima cosa abbiamo chiesto supporto all’assessora ai lavori pubblici di Busalla, Francesca Tavella, la quale ha richiesto a Telecom di poter avere in dono la cabina. La proposta è stata accettata a condizione che venisse utilizzata esclusivamente a scopo sociale. E così è stato. Da lì si è creato un bel gruppo di interesse e abbiamo avviato una chat dedicata con cui interagiamo tra di noi.
Abbiamo quindi iniziato a lavorare fisicamente alla cabina, che abbiamo dipinto di rosso come quelle anglosassoni e che simbolicamente è metafora di un cuore pulsante a sostegno della socialità di questo territorio. Dopo una pulizia profonda abbiamo inserito le mensole, grazie a un gruppo di artigiani di Busalla, conosciuti come Il Laboratorio del Far da noi – Università del Tapullo, che hanno realizzato la scaffalatura gialla a misura. Un altro membro del gruppo poi, che è carpentiere, ha costruito un tettuccio di rinforzo per evitare che l’acqua, che non è amica della carta, rovini i libri.
E la cassetta delle lettere?
Monica: È la nostra particolarità. Ispirandoci alle lettere a Giulietta a Verona a cui arrivano ogni anno migliaia di missive da tutto il mondo che un gruppo di volontarie legge e conserva, abbiamo deciso di installare una casella dove ogni persona può imbucare una lettera scritta a mano in cui si confessa, si racconta, parla di sé. La nostra idea è quella di raccoglierle tutte e pubblicare poi le più belle.
Com’è invece la gestione dei libri?
Monica: L’impianto iniziale contava all’incirca una sessantina di titoli, che insieme abbiamo selezionato con cura. Abbiamo voluto partire con poco, con la speranza che l’abitudine di scambio attecchisca nel territorio e in effetti da questo punto di vista siamo molto soddisfatti perché c’è un bel turnover. Abbiamo inventato un’etichetta che riporta il logo del paese in cui si spiegano brevemente le regole del bookcrossing. Ogni titolo ha un codice di tracciabilità, una sorta di “numero di targa”, attraverso cui si può seguire il viaggio del libro sul portale, lasciando recensioni, commenti e osservazioni.
Valentina: Io ne ho già schedati più o meno un centinaio.
E la comunità come sta reagendo?
Monica e Valentina: È molto interessata e per ora non ci sono stati dispetti, che all’inizio temevamo. Poco distante poi c’è un bar che ci fa da presidio e la cui clientela ha un occhio di riguardo per la nostra iniziativa. Raccogliamo interesse anche da persone ci leggono sui social che si sono trasformati in compagni di viaggio. In effetti pensando che ci siamo attivati da gennaio, di strada ne abbiamo fatta: possiamo dire che sia stata ben recepita dalla comunità.
Quali sono i prossimi passi? Cosa bolle in pentola?
Valentina: Ora abbiamo intenzione di creare una mappatura degli altri punti bookcrossing del territorio busallese per identificarli e metterli in rete.
Monica: Di recente vicino alla nostra Bibliocabina il Comune ha aperto un’area relax molto verde, che potremo poi sfruttare la prossima primavera per presentazioni di libri o letture. Diciamo che segnali di bellezza qui e là ci sono. Se la bellezza è contagiosa, chissà che non ne nascano altri e altri ancora.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento