L’astrofotografia raccontata da Pasquale Mastroianni: come l’arte insegna l’importanza di guardare il cielo
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Caserta, Campania - Parla velocemente e con la voce colma di emozione Pasquale Mastroianni, appassionato di astrofotografia, mentre mi racconta di quando per la prima volta è riuscito a fotografare le meraviglie nebulari della costellazione del Cigno. «Avevo appena messo a punto l’ultimo set-up con nuovi attrezzi che avevo da poco comprato», mi dice ricordando quel momento.
«Il telescopio è stato particolarmente complicato da gestire e sono trascorse tante notti senza che riuscissi a fare nulla. Quando ho visto comparire sul display del PC il primo scatto da cinque minuti della Nebulosa Velo, un resto di supernova generato dall’esplosione di una stella molto più grande del nostro sole, mi sono sentito come in paradiso e sono stato ripagato di tutti i sacrifici fatti. È un momento che non dimenticherò mai».
DALLA TERRA AL CIELO: UN PRIMO APPROCCIO ALL’ASTROFOTOGRAFIA
Fin da piccolissimo Pasquale ha coltivato la sua passione per la fotografia. Ha iniziato puntando la macchina fotografica verso la natura prima di rivolgerla al profondo cielo per catturare incredibili immagini di nebulose, costellazioni e galassie, spinto dalla meraviglia e dalla curiosità nei confronti dei misteri del cielo notturno. Tutto ha avuto inizio con un workshop per imparare a fotografare la Via Lattea, in Puglia. «Sono stato lì per due o tre giorni e mi sono appassionato tantissimo all’astrofotografia, così ho iniziato a informarmi e alla fine ho imparato principalmente da autodidatta».
Pasquale racconta che sono state tante le notti insonni passate senza riuscire a fotografare nulla, ma la curiosità e la passione sono sempre state più forti della frustrazione. «Alla fine, a furia di sbagliare, ho iniziato a imparare. Fare astrofotografia richiede sicuramente tanto sacrificio, ma si viene sempre ripagati dal risultato finale».
Le ore da trascorrere a osservare il cielo sono tante e un solo scatto non basta mai per catturare per intero la bellezza di un oggetto stellare. «Facciamo tanti scatti di un solo soggetto e poi li sovrapponiamo tra loro per ottenere la foto completa. Ovviamente più ore riusciamo a catturare di un oggetto stellare e più il risultato finale sarà definito, si vedranno maggiori dettagli e più sfumature…», mi ha spiegato Pasquale.
TRA COMETE, COSTELLAZIONI E NEBULOSE PLANETARIE
La vita delle galassie, stelle e nebulose è infinitamente più lunga della nostra: «Sono lì da miliardi di anni e saranno sempre presenti nel cielo notturno per tutto il corso della nostra vita». Questo permette agli astrofotografi di scegliere il momento ideale per scattare, cambiando l’attrezzatura e selezionando il soggetto desiderato senza l’urgenza dettata dalla transitorietà. «Diverso è il discorso per le comete, che sono di passaggio e sono visibili dalla terra solo per pochi mesi, perché poi si allontaneranno dal sistema solare. Riuscire a fotografarle significa aver immortalato un momento unico».
Fotografare galassie e nebulose richiede uno studio approfondito e una preparazione meticolosa. Pasquale deve scegliere l’oggetto celeste da immortalare anche in base alla stagione e al periodo dell’anno. Ad esempio, in inverno la nebulosa di Orione è ben visibile e facile da fotografare, mentre in estate la Via Lattea si presenta in tutta la sua magnificenza.
L’IMPORTANZA DI UN CIELO LIMPIDO E DI UNA TERRA SCURA
«Possiamo fotografare solo nelle notti di luna nuova, ovvero quando la luna non è visibile, perché la sua luminosità coprirebbe quello che c’è intorno». Ma aspettare la luna nuova non è l’unica preoccupazione degli astrofotografi. Pasquale spiega di avere la possibilità di dedicarsi con tanto ardore all’astrofotografia perché ha la fortuna di vivere fuori città, a Liberi, un paesino in provincia di Caserta a 500 metri di altezza, sui monti Trebulani. «Lì per fortuna posso ancora godere di un bel cielo notturno, che però è stato sottratto a chi vive in città, dove l’inquinamento luminoso ha oscurato tutto».
Gli astrofotografi lottano contro l’inquinamento luminoso che ha iniziato a dilagare anche nei centri più piccoli. «Sono fortunato perché posso coltivare questa passione anche vicino casa, ma non è lo stesso per chi vive in città. Mi è capitato di andare più lontano, alla ricerca di luoghi incontaminati dove la Via Lattea è visibile a occhio nudo, e si riescono a scattare foto meravigliose. Credo però sia importante non dimenticare che un cielo così bello e limpido esisteva per Napoli e per Caserta e per ogni grande città prima che tutto fosse perennemente illuminato a giorno. Il cielo è sempre stato la guida dei nostri antenati, mentre adesso non abbiamo nessuna stella a guidarci».
Tra le forme di inquinamento, quello luminoso sembra essere il più sottovalutato e Pasquale sottolinea come sia spesso trascurato dalla politica e dalla cultura attuale. «È impossibile rispettare la natura senza tenerne conto: i danni causati dall’inquinamento luminoso sono molteplici e non riguardano solo gli astrofotografi o chi fa ricerca scientifica astronomica. L’eccesso di illuminazione notturna è dannoso per la vegetazione, per gli animali e anche per la nostra salute».
È così che l’astrofotografia smette di essere una semplice forma d’arte e diventa un modo per connettersi con l’universo, offrendo la prospettiva di quanto piccola sia la nostra esistenza in confronto all’immensità del cosmo. Guardando il cielo da vicino, ci rendiamo conto dell’importanza di preservare un mondo che non ci appartiene e che non dovremmo provare a piegare alle nostre necessità, perché questo va contro la nostra stessa natura. Con la sua passione per l’astrofotografia, Pasquale promuove una maggiore consapevolezza ambientale, ricordandoci che preservare la bellezza del cielo notturno significa anche preservare il futuro del nostro pianeta. Attraverso ogni scatto, Pasquale ci mostra la bellezza e la fragilità del nostro cielo.
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