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Hanno arrestato Paul Watson, il fondatore di Sea Shepherd, nonché in precedenza co-fondatore di Greenpeace. Watson è stato arrestato in Groenlandia e ora rischia l’estradizione in Giappone. Avevamo appena celebrato la liberazione di Assange e denunciato la legge inglese contro gli attivisti di Ultima Generazione, ed ecco che una nuova mannaia cala su chi agisce per un mondo migliore.
Non è la prima volta che Watson viene arrestato e ciò mi fa ben sperare. Magari si trova il modo di liberarlo in tempi brevi… Tra poche righe vi riporterò bene fatti e contesti, ma prima voglio condividere con voi il mio dolore.
Perché arrestano Watson e condannano i ragazzi e le ragazze di Ultima Generazione? Perché in Sardegna, in Val di Susa e in mille altri posti d’Italia e del mondo le urla di dolore e rabbia di chi vede distrutto il nostro ecosistema vengono ignorate?
No, non è per colpa delle multinazionali, dei governi corrotti, degli interessi economici o delle mafie. La prima vera causa di tutto ciò è la nostra ignavia. In questi giorni ho assistito ad una tipica scena estiva. Dei bagnanti sciacquettano nel mare, pieni delle loro creme abbrozzanti inquinanti, magari dopo aver spento una bella sigaretta abbandonando il mozzicone in spiaggia. Ecco che avvistano una medusa. Avete mai guardato davvero una medusa? Una creatura meravigliosa, placida, per noi aliena e misteriosa, che attraversa silenziosa i mari. Certo, se la tocchi è urticante, anche molto urticante. Ma se l’hai avvistata puoi evitarla, puoi usare una maschera per guardarti intorno o – se proprio sei in ansia – puoi uscire dal mare. E invece no, il solito pavido eroe – rigorosamente maschio – parte armato di retino (ma perché li vendono ancora?) e incurante del pericolo pesca la medusa. Le quindici persone che osservano la scena, tra cui otto bambini, urlano di gioia e applaudono felici. Applaudono e gioiscono mentre un essere vivente sta morendo. L’eroe mascherato esce dal mare e non contento di aver appena ucciso un essere inerme, corre su un muretto e ci posa la medusa. Tutti i presenti, plaudenti, gli corrono letteralmente dietro e osservano scherzando l’essere vivente che lentamente muore. Quei bambini che hanno visto celebrare un’uccisione dettata da un capriccio, che adulti saranno? Voglio sottolineare questo punto. Non è stato ucciso un animale per cibarsi o per salvarsi da un reale pericolo. L’uccisione è avvenuta esclusivamente per evitare un possibile disagio. Disagio evitabile in mille altri modi. E quell’uccisione è stata celebrata con gioia e risate, senza alcuna forma di empatia. Come possiamo pensare che chi gioisce per la morte di un essere percepito come “altro da sé”, possa un domani empatizzare con una mucca in un allevamento intensivo, con un polpo sbattuto più volte su una pietra o con un bambino massacrato a Gaza in nome della sicurezza? C’è sempre un motivo per cui noi pensiamo di poter celebrare la morte e il dolore altrui. In nome della nostra sicurezza, possiamo fare qualsiasi cosa.
E io cosa ho fatto? Avrei potuto intervenire, altre volte l’ho fatto. Avrei potuto chieder loro di non farlo, con modi gentili o avrei potuto ricordar loro che è reato, punibile con multe salate o addirittura provare a denunciare l’accaduto. E invece la mia ignavia ha vinto. Ho osservato la scena con dolore e rabbia. Ho trasmesso a mia figlia sgomento e odio. Ma non sono intervenuto. E così siamo inermi di fronte ai mali del mondo, ai mali degli esseri umani. E chi agisce, i Paul Watson e le ragazze e i ragazzi di Ultima Generazione, possono essere arrestati nell’indifferenza generale.
Aiutatemi, per favore. Datemi la forza di intervenire la prossima volta. E fatelo anche voi. Mostriamo che ci siamo, che siamo reali anche noi, che il mondo è fatto anche di chi soffre di fronte al disprezzo per la vita. Diventiamo tutti “pastori del mare”.
L’ARRESTO DI PAUL WATSON
Veniamo quindi alla notizia. Come riporta il Guardian, Paul Watson è stato arrestato in Groenlandia nell’ambito di un mandato d’arresto internazionale emesso dal Giappone.
In un comunicato, la polizia groenlandese ha affermato che Watson è stato arrestato dopo essere arrivato a Nuuk sulla nave John Paul DeJoria. Verrà portato davanti a un tribunale distrettuale dove la polizia richiederà la sua detenzione “prima che venga presa una decisione sull’eventuale estradizione in Giappone”, hanno aggiunto.
La sua organizzazione, la Captain Paul Watson Foundation (CPWF), ha dichiarato in un comunicato che l’arresto è avvenuto durante una sosta in una missione per intercettare la nuova nave baleniera giapponese Kangei Maru nel Pacifico settentrionale.
La baleniera da 9.300 tonnellate, salpata dal Giappone a maggio, macella e lavora le balene catturate da navi più piccole. È dotata di uno scalo di alaggio che può trasportare balenottere comuni da 70 tonnellate e può immagazzinare fino a 600 tonnellate di carne alla volta, consentendole di rimanere in mare per lunghi periodi. È la prima nuova nave del suo genere in Giappone da oltre 70 anni.
L’autonomia di 13.000 km della nuova nave alimenta il sospetto che, cinque anni dopo che il Giappone ha abbandonato la sua controversa caccia “scientifica” nell’Oceano Antartico e ha ripreso la caccia commerciale alle balene lungo le proprie coste, il Giappone si stia nuovamente preparando a massacrare i mammiferi lontano dalle proprie coste.
COSA POSSIAMO FARE?
Per non essere ancora una volta ignavi, possiamo attivarci subito. Come? GreenMe riporta che le pagine Instagram legate al capitano Watson invitano a mandare una mail all’ambasciata danese nel Regno Unito: lunamb@um.dk o a quella italiana nel nostro caso (romamb@um.dk) chiedendo il rilascio di Paul Watson.
PER APPROFONDIRE
La nostra conversazione con Enrico Salierno, di Sea Shepherd
Il sito della Paul Watson Foundation
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