L’agroecologia come strumento per il cambiamento, a favore di pratiche agricole socialmente eque
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Cagliari - «Il coinvolgimento attivo delle persone nella promozione di modelli di produzione, consumo e distribuzione più consapevoli e responsabili diventa veicolo di cambiamento verso una società più giusta ed equa, resistente e maggiormente preparata ad affrontare le sfide del futuro».
L’agroecologia rappresenta oggi l’approccio più interessante nella promozione di produzioni agricole e sistemi alimentari sostenibili, di qualità e che rispettano l’ambiente, la biodiversità e le comunità in cui operano. Una visione che Mesa Noa ha fatto propria fin dalla sua costituzione, come spiega la presidente Tiziana Diana: «Tra Mesa Noa e il progetto CHAlleNGE/Azione TerraAE c’è una profonda affinità che ha reso possibile questa manifestazione e offre opportunità di future collaborazioni».
«Noi e loro adottiamo un approccio multidisciplinare che non è più semplicemente diretto alla promozione delle produzioni locali sostenibili, ma si apre alla riflessione e all’azione verso una sempre maggiore difesa degli ecosistemi, del suolo, della biodiversità, delle interazioni complesse tra piante, animali, terreni e ambiente circostante, con il coinvolgimento attivo delle comunità locali».
LE GIORNATE DELL’AGROECOLOGIA
La prima giornata si è aperta con un incontro sull’economia circolare e sulle esperienze virtuose promosse in Sardegna contro lo spreco alimentare. Tema caro a Mesa Noa che da subito ha adottato buone pratiche e dato ampio risalto alla lotta allo spreco alimentare, sempre presente nelle iniziative sul consumo consapevole, oltreché per Mesa Noa un imperativo etico.
Secondo il Food waste index report 2024, la relazione annuale dell’Onu sullo spreco alimentare, il cibo buttato via nel mondo equivale a un miliardo di pasti al giorno, mentre sono 783 milioni le persone che soffrono la fame. Il contrasto allo spreco, come ricordano gli obiettivi fissati dall’Onu e dalla Fao, è un passaggio indifferibile per poter garantire l’accesso al cibo sano e sicuro a tutti.
Sulle esperienze di consumo alternative e sostenibili che in questi ultimi anni si stanno moltiplicando, il Festival ha ospitato il secondo raduno nazionale delle Food Coop attive in Italia, che si sono confrontate sul tema “Nuovi modelli di distribuzione, consumo e di comunità”. Insieme a Mesa Noa hanno partecipato Camilla: emporio di comunità (Bologna), OltreFood Coop (Parma), Stadera (Ravenna), Le Vie dell’Orto (Grosseto), Edera (Trento), L’Alveare (Conegliano), Eufemia (Milano) che nel 2021 hanno costituito la Rete Italiana delle Cooperative di Consumo Autogestite (R.I.C.C.A.). Il tavolo è stato moderato dal nostro Daniel Tarozzi.
Sempre attraverso un approccio sistemico, si è svolta una analisi del settore agroalimentare in Sardegna e delle principali sfide economiche, sociali e culturali che il comparto agricolo si trova ad affrontare. Il problema maggiormente sentito e denunciato durante il dibattito da agricoltori e amministratori è quello della transizione energetica e del conseguente consumo di suolo, che ha assunto dimensioni preoccupanti: in Sardegna le richieste per la realizzazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili hanno già ampiamente superato l’obiettivo posto dall’Europa e coprirebbero a oggi circa 70.000 ettari di territorio.
Questo assalto al territorio rischia di creare danni irreversibili alle attività agropastorali, al paesaggio, ai valori culturali e identitari delle comunità locali. L’agroecologia è stato il tema portante anche della seconda giornata del Festival, con gli incontri sulle nuove frontiere dell’agricoltura in grado di affrontare le crisi alimentari causate dai cambiamenti climatici e sulla sovranità alimentare. «Per noi – ricorda ancora Tiziana Diana – la sovranità alimentare ha un grande valore perché restituisce alle comunità la capacità di decidere cosa coltivare e come farlo, rinunciando all’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici e riducendo la dipendenza da modelli agricoli industriali».
L’importanza del coinvolgimento delle comunità è stato sottolineato anche nell’approfondimento sulla Cittadinanza Globale, una nuova concezione di “cittadinanza” intesa come appartenenza alla comunità globale, per la costruzione di società più solidali e inclusive. Il tema ha suscitato grande interesse, in particolare per lo scambio di esperienze tra gli operatori sardi coinvolti in progetti nel settore ambientale promossi dal Bando Educazione alla Cittadinanza Globale finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics).
I DOCUMENTARI
La visione agroecologica è stata raccontata anche dai documentari proiettati durante le due giornate, a partire da Mesa Noa di Daniele Atzeni. Il documentario racconta il percorso della nostra cooperativa di comunità, dalla genesi del progetto fino all’apertura dell’emporio autogestito, e testimonia come sia possibile contrapporsi a modelli mirati al solo profitto e sperimentare stili di vita più sostenibili, basati sull’etica e sulla qualità della relazione tra le persone.
Il documentario The Challenge: la crisi climatica e la risposta dell’agroecologia in Sahel, prodotto da Mani Tese nell’ambito del progetto Challenge, descrive invece la grave crisi della regione africana del Sahel e di come l’approccio agroecologico, sostenuto anche dalla rete di ong italiane Azione TerrAE, rappresenti una possibile soluzione. Dagli scarti nascon tesori è infine il documentario realizzato dalla compagnia Cada Die Teatro che riflette sull’urgenza di ribaltare modelli di sviluppo che stanno conducendo al degrado irreversibile del pianeta e delle forme di vita che ospita, con interviste che raccontano esperienze di un’economia e di consumo più responsabili.
LABORATORI E OPERE D’ARTE COLLETTIVE
Il Festival ha avuto una grande partecipazione di un pubblico che è stato coinvolto attivamente anche in tante altre attività, tra cui il laboratorio di cucito creativo e di riciclo Sa Bèrtula Lab di Mesa Noa, lo spazio di scambio e dono di abiti e oggetti. Non sono poi mancati i laboratori per i più piccini a cura della cooperativa sociale Killia, che a Cagliari aprirà una Casa Famiglia per bambini orfani con disabilità.
Una delle attività più coinvolgenti è stata l’opera d’arte collettiva dedicata alla Terra, ideata e coordinata da Silvia Piras, socia Mesa Noa e artista-alchimista. Sotto la tenue ombra di un gazebo si è costruito un telaio per una tela molto grande, 2 metri x 2, e tutte e tutti hanno potuto contribuire all’opera utilizzando lana, filo, tessuti colorati con cui cucire o ricamare e terre naturali con le quali dipingere. «Nel coordinare un lavoro di gruppo – spiega Silvia Piras – occorre individuare un filo conduttore perché ognuno abbia una guida espressiva e un senso di rispetto, e poi integrazione, verso il lavoro già svolto da altri».
L’opera era in perfetta consonanza col tema del Festival, come sottolinea l’artista: «L’immagine archetipica di una donna in dolce attesa ci fa tornare proprio lì dentro quel pancione che un tempo ci ha accolto tutti. In questo lavoro collettivo si è espressa dolcezza e delicatezza, il giusto approccio verso una madre, verso la madre terra».
Per Mesa Noa il Festival ha rappresentato un’occasione di riflessione sull’agroecologia e sulla sua importanza per il nostro pianeta, condivisa con tanti protagonisti dell’associazionismo che promuovono idee e azioni verso un mondo più sostenibile. In conclusione, ne fa una sintesi esemplare Tiziana Diana: «L’agroecologia è un importante strumento per attivare processi di cambiamento partecipato, di valorizzazione delle conoscenze locali e tradizionali volte a garantire pratiche agricole socialmente eque».
«Il coinvolgimento attivo delle persone nella promozione di modelli di produzione, consumo e distribuzione più consapevoli e responsabili diventa veicolo di cambiamento verso una società più giusta ed equa, resistente e maggiormente preparata ad affrontare le sfide del futuro».
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