Gestione dell’acqua sostenibile: come fare ce lo insegna La Tabacca
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Genova - “Chi spreca l’acqua è matto, lo sa anche il tuo gatto…” canticchia da qualche mese mia figlia quando torna da scuola. Durante l’ora di educazione civica riflettono in musica su come usare l’acqua in modo più sostenibile. Ma a casa si fa davvero? A giudicare dai numeri decisamente poco: sono 236 al giorno i litri d’acqua che impiega una persona in Italia, il tutto con un 37% circa di dispersione del volume immesso in rete (Fonte: Report Acqua 2022 ISTAT). Se moltiplichiamo questo dato per tutti gli italiani in un anno, il risultato può far girare la testa. Soprattutto considerando la siccità endemica che affligge il nostro Paese.
Come valorizzare la risorsa acqua e non sprecarla? Nel quotidiano ci sono tante accortezze adottabili da tutti e tutte, dal frangigetto per i rubinetti di casa alla conservazione dell’acqua di cottura di riso o pasta, ottima per lavare le pentole se salata o annaffiare le piante sul balcone se priva di sale o avviare lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico.
In Liguria però c’è un luogo che sul tema fa scuola, perché si impegna da oltre dieci anni a gestire l’acqua nel modo il più sostenibile possibile. È La Tabacca, un’azienda agroecologica – ve l’abbiamo presentata qui – sulle alture di Genova, poco distante da Crevari, più precisamente in frazione Ravin.
«L’acqua incontaminata è una risorsa preziosa che soprattutto in un’azienda agricola non può andare sprecata, – mi spiega Giorgia Bocca, una delle due donne residenti qui – per questo abbiamo optato per adottare un approccio ecologico, non solo sulle opere edili e i materiali necessari, ma anche sulla gestione della casa e i suoi consumi, sulla quantità degli approvvigionamenti e sulla produzione di rifiuti».
Uno dei principali obiettivi del progetto, infatti, è sempre stato quello di studiare tecnologie ecocompatibili per la gestione dell’acqua, del suo utilizzo sostenibile e del suo riciclo, in particolare in un contesto di case diffuse rurali e di aziende agricole. Sono stati creati così dei processi circolari proprio per non generare fonti d’inquinamento, intesi come accumulo di risorse non distribuite.
I SISTEMI CHIUSI PER COMBATTERE GLI SPRECHI
La progettazione di questi sistemi circolari è iniziata dalla canalizzazione ed è passata attraverso la raccolta dell’acqua piovana, veicolata poi come acqua domestica. Di quali quantità parliamo? «Con le vasche di raccolta siamo a circa quattordicimila litri di acqua, tra parti agricole e abitative. Grazie alla fitodepurazione riusciamo a recuperare tutta l’acqua che consumiamo, riutilizzata poi nei nostri terreni, quindi si può dire che non abbiamo sprechi».
Oltre a tutto questo, alla Tabacca si recupera anche l’acqua pluviale, che dal tetto viene indirizzata a una vasca di laminazione, che immagazzina cioè temporaneamente l’acqua in eccesso per prevenire le inondazioni. Quando è piena, l’acqua viene convogliata in altre vasche di accumulo da cui attingere per l’irrigazione. «Come metodo di agricoltura sostenibile poi, oltre a una pacciamatura costante, per trattenere il più possibile l’umidità, quando piove lavoriamo molto osservando dove defluisce l’acqua per indirizzarla in luoghi e canali che a noi servono di più per le nostre coltivazioni».
LA FITODEPURAZIONE
Per trattare le acque della cucina esiste un sistema che riproduce artificialmente i naturali processi auto-depurativi presenti negli ambienti umidi. Come? Attraverso una serie di piante acquatiche e ai batteri che vivono in simbiosi con le loro radici. Il tutto avviene in una vasca esterna non interrata, che si trova a valle di un degrassatore che separa l’acqua dai grassi e dai rifiuti alimentari. «Le piante depurano l’acqua che viene veicolata direttamente agli alberi di kiwi che abbiamo nei nostri terreni».
«Trattandosi di piante che elaborano sostanze organiche, ovviamente bisogna adottare anche in questo caso un approccio sistemico», precisa Giorgia. «Occorre quindi lavare i piatti con un sapone ecologico in quantità giuste, sgrassandoli prima con i fondi del caffè, per ridurre la quantità di detergente necessario e non introdurre olio di frittura, per esempio».
Come funziona in dettaglio? «Il piccolo bacino di fitodepurazione che ci siamo autocostruiti – progetto dell’architetta Francesca Gagliardi – è stato per prima cosa riempito di ghiaia costituita da pietre di fiume recuperate in loco, che fa da substrato per la crescita di vetiver, typha e menta piperita che con le loro radici portano ossigeno sotto la superficie dell’acqua, permettendo la vita dei batteri aerobici che vivono, cioè, nell’ossigeno e che provvedono a metabolizzare le sostanze disciolte nell’acqua, di cui si nutrono anche le piante».
Una volta cresciute, poi, le piante si possono sfoltire o potare e il trinciato che si ottiene si usa nell’orto o nel compost, riportando così i nutrienti al terreno. Ecco un’altra semplice ma stupefacente circolarità.
LA COMPOST TOILET
Alla Tabacca, poi, c’è un impianto di bagno a secco, ossia senza sciacquone. Si chiama Clivus Multrum ed evita non solo lo spreco di grandi quantità di acqua potabile, ma anche l’immissione di elevati volumi di acqua “inquinata” nei sistemi di trattamento, il che permette di ridurre la dimensione degli impianti di depurazione, quindi sprechi idrici, energetici ed economici. Il bello è che a dispetto di quanto si possa pensare questo particolare bagno è inodore – l’ho testato più volte – perché il principio su cui basa la compost toilet è uno dei più antichi esistenti in natura, ovvero la decomposizione organica.
L’impianto porta alla produzione di un cumulo di materiale organico e inorganico che, subendo un processo di compostaggio, permette di ottenere prodotti privi di patogeni, che per di più sono assimilabili ad ammendanti e fertilizzanti. Un gabinetto che non produce rifiuti, quindi, ma sostanza organica da rimettere nel bosco.
La compost toilet, infatti, è un sistema naturale che non richiede l’uso di prodotti chimici. Un ulteriore lato positivo? Può far risparmiare fino a 60.000 litri di acqua all’anno in un’abitazione di medie dimensioni e ha minori costi rispetto ai sistemi di smaltimento tradizionali.
COME EVITARE SPRECHI A CASA
Se un impianto di fitodepurazione in un condominio è di complessa realizzazione, anche chi vive in appartamento può certamente adottare alcuni degli accorgimenti della Tabacca per una gestione più sostenibile dell’acqua. «Si può innanzitutto progettare un sistema di raccolta dell’acqua piovana che dalle grondaie si colleghi a delle vasche per il recupero. Molte volte, poi, i tetti condominiali sono piani e potrebbero avere gli spazi idonei per poter installare dei sistemi di captazione e raccolta, da coprire adeguatamente in estate, da cui far defluire l’acqua a ogni appartamento».
Un’altra idea è riciclare l’acqua della doccia che, anziché essere gettata, può essere utilizzata nella cassetta dello sciacquone di casa, oltre ovviamente a raccoglierla semplicemente in un catino mentre si aspetta che arrivi alla temperatura desiderata.
Bisogna ingegnarsi, certo, ma non c’è niente di impossibile. «Il tema della gestione dell’acqua è strettamente collegato ai cambiamenti climatici che non sono necessariamente sinonimo esclusivo di siccità, ma anche di eventi metereologici estremi come tempeste e inondazioni. L’acqua c’è, ma in forme differenti rispetto a un tempo, ecco perché il problema della siccità oggi è molto serio. Adesso in Liguria siamo fuori pericolo, ma se poi non pioverà di nuovo per molto tempo gli acquedotti si svuotano e bisognerà studiare delle nuove soluzioni».
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