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Sono già passati tre anni da una serie di articoli intitolati “io rifaccio casa così” che scrissi nel 2021 al termine di una lunga e laboriosa – ma a tratti esaltante – ristrutturazione della mia abitazione tra i monti. Nel frattempo, sulle nostre pagine abbiamo pubblicato decine di articoli che hanno affrontato l’argomento da diversi punti di vista. Qui e qui ne trovate un po’ sulla parte edile e qui sulla parte energetica. Infine qui un sacco di articoli che affrontano il tema dell’abitare sostenibile.
Facciamo ora un passo indietro. Che cosa significa abitare ecologico? Come sempre gran parte dei media mainstream sta affrontando l’argomento in modo confuso e contraddittorio, complice il “dibattito” politico sulle case green o sul bonus del 110% che “dibattito” non è, visto che i vari giornali spesso si pongono più che altro come portavoce di questa o quella forza politica.
In realtà, abitare ecologico è un concetto base per la nostra stessa esistenza sulla Terra ed ha implicazioni ambientali, sociali, economiche e persino sulla nostra salute. Interrogarsi e intervenire sull’abitare ecologico significa ridurre una delle principali forme di inquinamento dovuta ai consumi energetici legati a riscaldamento, raffrescamento, agli elettrodomestici, ma significa anche intervenire sui folli sprechi di acqua potabile, sull’utilizzo di materiali cancerogeni che respiriamo ogni giorno, sulle cave che distruggono le montagne per costruire nuove abitazioni e sul suolo che viene cementificato per lo stesso motivo.
E allora, come sempre, ricordiamoci che la casa più ecologica è quella che non devi costruire da zero (a meno che non vai a ricostruire un rudere crollato), che tutte e tutti possiamo rendere la nostra casa più ecologica anche se siamo in affitto e anche se non abbiamo soldi, che non ci sono soluzioni semplici a problemi complessi e che quindi ogni caso è una casa e ogni casa una sfida e un insieme di potenzialità.
Cosa intendo con quest’ultimo punto? Che ad esempio, non basta fare un “cappotto” alla nostra abitazione. Occorre interrogarci sui materiali che stiamo usando. Che origine hanno? Che impatto hanno sul pianeta? E quanto fanno respirare la mia casa? E gli infissi? Come sono fatti? Chi li ha fatti? Che sostanze rilasciano nella camera da letto dei miei bambini? E le pitture? E i mobili?
E ancora: solare termico si o no? Recupero delle acque si o no? Riscaldamento a pavimento si o no? Dipende. Da che dipende? Dipende dalla casa in cui vivi, dal clima, dagli spazi disponibili, dai materiali originali, dalle risorse economiche disponibili, dalle prospettive di vita che hai e così via.
Abitare ecologico, significa anche scegliere una casa a misura delle proprie esigenze reali. Vivere ad esempio da soli in 200 metri quadrati di casa, anche se coibentata e alimentata a rinnovabili, non è ecologico. Quella casa infatti andrà pulita, riscaldata, raffrescata e sottrarrà spazio ad altre persone che magari vivono in quattro in quaranta metri quadrati. Vivere in una palazzina in cui ognuno ha la propria lavanderia, la propria sala per gli ospiti, la propria sala giochi, non è ecologico. Ecologico è avere degli spazi condivisi con altre persone e magari degli spazi “prenotabili” quando servono.
Che ognuno si faccia il pane con il proprio forno – che sembra una cosa tanto carina – non è ecologico! Ecologico è avere un forno comune in cui cuocere collettivamente il pane dei vari commensali. E se la casa non è mia? Posso comunque intervenire in tantissimi modi. Posso ad esempio scegliere un gestore che mi offra energia cento per cento rinnovabile. Posso mettere la carta stagnola dietro ai termosifoni, i riduttori di flusso ai rubinetti, posso isolarmi anche in modo casareccio il soffitto e mettere delle fettucce agli infissi per limitare la dispersione termica.
Ovviamente questi sono solo alcuni esempi tra le tante azioni che si possono realizzare e che approfondiremo in un articolo dedicato. Vivere ecologico, quindi, è uno stato dell’anima, del cuore e del corpo, prima ancora che una scelta architettonica o energetica. Ne abbiamo parlato e ne parleremo molto nelle prossime settimane. Voi restate sintonizzate/i. E come sempre… Buon cambiamento!
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