11 Giu 2024

Nuovi modelli di turismo sostenibile: la Val Pennavaire si mette in rete

Ci siamo ritrovati oggi ad Albenga per parlare di turismo in valle e più in generale di turismo nell’entroterra e nelle zone di confine. Esempio pratico quello della Val Pennavaire, che da oltre due anni lavora alla creazione di una rete che mette al centro il confronto tra commercianti e cittadini per progettare azioni collettive e una visione accogliente, condivisa e costruita dal basso – al servizio dei cittadini e di chi vuole scoprire questa valle e le sue bellezze - , mettendo al centro il territorio, con le sue peculiarità, e le genti che lo abitano.

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Cuneo, Savona - La Val Pennavaire si snoda – come molte valli liguri – tra boschi e fiumi, tra monti e mare, tra neve e sole, tra selvatico e coltivato, tra mondi arcaici e luoghi di incontro e divertimento. Rispetto ad altre valli, questo territorio ha una peculiarità: è costituito da quattro amministrazioni comunali afferenti a due provincie e due regioni diverse, la Liguria e il Piemonte.

Un confine sottile, invisibile, che però spezza potenzialmente in due un territorio che invece è ovviamente e intrinsecamente unito.
Proprio dal progetto Confini – promosso da Italia che Cambia, i cui contenuti potete trovare quidue anni fa è nato il percorso che ha portato a raccogliere le esigenze di chi vive questa valle.

Grazie al contributo di Fondazione Compagnia di San Paolo e di Fondazione De Mari, si sono prima condotti una serie di tavoli tematici tesi a capire quali fossero le urgenze locali e poi – negli ultimi dodici mesi – è nata una vera e propria rete dal basso di commercianti e cittadini che si sono incontrati e confrontati su come valorizzare al meglio il proprio territorio, nelle diversità e nelle similitudini.

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A fare i saluti istituzionali è stato l’assessore neo rieletto di Albenga Mauro Vannucci, che ha sottolineato come «la Val Pennavaire sia un tesoro inestimabile: grazie alla sua conformazione, entrando in valle, veniamo fin da subito assorbiti dalla sua storia più antica. Un luogo abitato già nella preistoria che affascina ed emoziona» e ha continuato «questa iniziativa di promozione e valorizzazione – come altre – ha necessità di essere sostenuta e condivisa. Come futura amministrazione apriamo le porte a nuove collaborazioni per valorizzare i nostri territori».

VAL PENNAVAIRE IN RETE

Nasce così Val Pennavaire in Rete, un modello replicabile che, con percorsi e processi, rompe i confini immaginari e connette chi ogni giorno lavora per valorizzare il proprio territorio. Con questo progetto non si vuole solo valorizzare la valle, ma si vuole anche costruire un altro modo di concepire il turismo che vada oltre le logiche “mordi e fuggi” o “mors tua vita mia” e che permetta di valorizzare l’entroterra durante tutto l’anno con accoglienza, prodotti tipici, cucina, arte e cultura, natura, arrampicate, biciclette, cammini, musica, murales, attività per i bambini, scoperta dei boschi e molto altro ancora.

Dai confronti avvenuti durante gli incontri di quest’ultimo anno da parte dei partecipanti alla rete di valle è nato un sito web co-progettato insieme agli abitanti, per valorizzare le attività commerciali già esistenti, segnalare eventi e attività organizzate, ma anche fornire informazioni utili per chi si vuole avvicinare agli sport più diffusi e praticati sul territorio: trekking, bici e arrampicata.

Credo sia necessario ripartire dalle valli, unendo innovazione tecnologia alle memorie del territorio e di chi lo vive

IL RUOLO DELL’ENTROTERRA NEL TURISMO

Alla conferenza ha partecipato Antonello Tabbò, avvocato e personaggio di spicco politico attivo ad Albenga e dintorni. Sostenitore della rete, fin dalla sua nascita, e conoscitore del territorio della valle da molti anni. Tabbò ha parlato dell’associazione di cui è membro da diversi anni: Rinascimento dall’Entroterra.

«Credo sia necessario ripartire dalle valli, unendo innovazione tecnologica alle memorie del territorio e di chi lo vive». A dichiararlo durante la conferenza stampa Antonello Tabbò, che ha ribadito la volontà di ampliare la collaborazione e il confronto unendo riflessioni su tematiche come la salute, i trasporti ed in generale la qualità della vita degli abitanti, attraverso azioni condivise che vadano oltre al confine del singolo comune. E la volontà della rete neonata è quella di creare connessioni con realtà come quella presentata da Tabbò, ripensando al tema del turismo da un punto di vista più ampio: ovvero come strumento per rivitalizzare attività primarie ed economiche di un territorio.

AGRICOLTURA, SPORT E ACCOGLIENZA

Le aziende agricole di valle sono poche e, a maggior ragione, hanno necessità di essere valorizzate e supportate. Una testimonianza importante è arrivata da Alberto Coddetta, titolare dell’Azienda Agricola Olio del Casale, con sede a Nasino e un punto vendita ad Alto, che ha raccontato i grandi passi avanti avvenuti in questi anni e al tempo stesso le difficoltà di operare in una zona di confine tra due regioni.

«Avendo l’attività commerciale e agricola a metà tra le due regioni tocca giornalmente con mano il confine amministrativo. Da otto anni gestisco l’attività qui e sono convinto che sia necessario tutelare l’attività agricola di valle, affinché possa essere strumento per preservarne il territorio ed evitarne l’abbandono». Queste le parole di Alberto durante il suo intervento.

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Foto di gruppo dei relatori della conferenza. Da sinistra avv. Antonello Tabbò, prof. Gino Rapa, Alberto Coddetta, Debora Plodari, Emanuela Sabidussi e Daniel Tarozzi

Ad intervenire poi è stata Deborah Plodari, in qualità di titolare del B&B Arvé di Castelbianco. Deborah ha raccontato la sua storia personale: da dipendente nel settore informatico a Milano si è trasferita in valle alla ricerca di ritmi di vita più lenti e una qualità della vita maggiore. A farle scegliere proprio questo territorio la sua passione per l’arrampicata. Oggi accoglie nel suo b&b gli sportivi in visita alle falesie locali, dando loro consigli tecnici e turistici. «Mi sono innamorata della valle – ha raccontato Deborah – venendo ad arrampicare qui. A colpirmi è stata la sua natura così selvatica e poco antropizzata. Oggi mi occupo di accoglienza turistica, apicoltura, lavorazione del legno e molto altro».

A coordinare il progetto in questi anni è stata la giornalista Emanuela Sabidussi, che insieme a Daniel Tarozzi, Direttore Responsabile di Italia Che Cambia, è intervenuta per raccontare gli aspetti meno evidenti del percorso svolto, affinché possa essere preso come modello da replicare in altri territori. Sabidussi e Tarozzi hanno più volte sottolineato come questo non sia un punto di arrivo, ma di partenza: un progetto che nasce ora e che si svilupperà nei prossimi mesi e anni assumendo forme e dimensioni a seconda delle necessità di chi vive quotidianamente il territorio.

A chiudere l’incontro è stato il professor Gino Rapa, che portando i suoi saluti, ha affermato: «Ciò che mi ha colpito più di tutto è stato l’entusiasmo nato intorno a questa rete, ma anche la voglia di collaborare e l’età media molto giovane. Credo sia un progetto che vada nella giusta direzione, ora è necessario che sia supportato da enti locali per dare maggior forza».

Leggi anche il nostro articolo di presentazione del progetto e consulta il portale Val Pennavaire in Rete.

FOTOGALLERY (foto di Cristina Vignone e Silvia Mecca)
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Daniel Tarozzi
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Da sinistra Daniel Tarozzi e Deborah Plodari
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Da sinistra Daniel Tarozzi e Alberto Coddetta
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Da sinistra Daniel Tarozzi e Emanuela Sabidussi
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Da sinistra Daniel Tarozzi e l’assessore Mauro Vannucci
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Da sinistra Daniel Tarozzi e  l’avv. Antonello Tabbò
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Da sinistra Daniel Tarozzi e il prof. Gino Rapa
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Da sinistra Daniel Tarozzi e Emanuela Sabidussi

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