Back to The Roots: la nuova edizione di Smart Walking è un viaggio a ritroso
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«La prima volta che sono partito, nella mia testa non sapevo come sarebbe andata. Per me Smart Walking significava buttarsi a capofitto in un progetto di vita, che clamorosamente mi avrebbe cambiato la vita». Ricorda così Davide Fiz, sales manager genovese e di casa a Livorno per metà dell’anno e per il resto ovunque lo portino i suoi piedi. A marzo 2022 l’avevamo intervistato alla vigilia della sua partenza per venti cammini, uno per ciascuno delle regioni italiane.
Iperbole del nomadismo digitale, Smart Walking sin dalla prima edizione combina la passione di Davide per i cammini e le sue esigenze lavorative di freelance. «Di cammini, quando sono partito per la prima volta, ne avevo già percorsi diversi. Ma in quel caso per la prima volta mi sarei portato il lavoro dietro: non mi sarei più limitato a relegare il tempo del cammino al week-end o alle ferie». Smart Walking voleva essere sin dall’inizio un esperimento e poi la prova che sia possibile riappropriarsi del proprio tempo: «Volevo uscire dal dualismo degli estremi “solo passione” e “tutto lavoro” e dimostrare che c’è una misura possibile».
BACK TO THE ROOTS
Da quel suo primo viaggio per le venti regioni italiane, Davide non si è più fermato, se non qualche mese invernale, per poi ripartire nella primavera dell’anno scorso con i cammini che collegano il territorio della nostra penisola da una costa all’altra e quest’anno, con una nuova edizione di Smart Walking – la terza per l’appunto – intitolata “Back to the roots”, dedicata appunto a un ritorno alle radici.
«Inizialmente ho dovuto ricalibrare le ore di lavoro e quelle di cammino», racconta. «Non bastava scegliere di fermarmi a dormire dove avessi sempre una buona connessione a internet. Per un periodo le mie giornate erano più di cammino che di lavoro e per far fronte a tutti gli impegni ho dovuto percorrere tappe più brevi che mi permettessero di sedermi al computer per più ore».
Perché quindi camminare back to the roots? Il 2024 è stato dichiarato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Anno delle radici italiane. Ogni giorno Davide racconterà l’Italia attraverso paesaggi, incontri, tradizioni, e si fermerà in ostelli, B&B, campeggi, fattorie, locande che saranno il suo ufficio e il suo alloggio per l’altra metà della giornata. Il prologo di questa nuova avventura di Smart Walking è stato il Festival delle Radici di Vallepietra. Da lì Davide si è spostato in Campania, Lombardia, Emilia- Romagna e poi di nuovo Campania, sul Cammino delle Terre della Dieta Mediterranea.
Si parla di “Turismo delle Radici” per indicare una forma di scoperta di luoghi e delle storie familiari di chi è nato e cresciuto in un altro paese ma con radici oltreoceano. Quando passa per Petrizzi lungo il cammino Kalabria coast to coast, Davide incontra Pietro e lo racconta in delle emozionanti note di viaggio.
“Lo trovo sotto il pioppo (…) mi porta alla scoperta della parte vecchia del paese, quella che più ha sofferto dello spopolamento post dopo guerra, poiché in tanti sono emigrati a cercare fortuna altrove. Pietro si ferma nel punto dove qualche anno fa ha portato una signora argentina in cerca delle sue origini. Dall’emozione si è inginocchiata sotto il terrazzo dal quale il bisnonno vedeva il mare in lontananza. La sua storia resiste come il terrazzo alla ruggine e all’attacco delle piante che salgono come una marea verde”, scrive.
INCONTRI E SCOPERTE
Smart Walking edizione Back to the roots sarà per Davide, partito ufficialmente a fine aprile, una nuova opportunità per riscoprire l’Italia al ritmo dei suoi passi. «I cammini possono diventare una risorsa per i tanti borghi italiani disseminati nelle aree interne. Questa volta proverò a raccontare i luoghi attraverso le storie di spopolamento, migrazione e ritorno». Perché i cammini sono fatti di paesaggi ammirati a una velocità inconsueta, ma anche di incontri. Alla domanda su quale sia l’incontro più significativo di questi anni, non sa rispondere.
«Non vorrei dimenticare nessuno – si giustifica – ma posso raccontarti di uno degli ultimi incontri, quello con scrittore Giuseppe Leo Leonelli di Vignola in provincia di Modena. È lui ad aver creato il Cammino dell’Unione e l’ha chiamato così proprio per far emergere ciò che c’è dietro il concetto di unione in un cammino: l’unità di intenti, di obiettivi, la solidarietà, il fatto che non si possa fare le cose da soli, ma che si abbia sempre a un certo punto, bisogno degli altri, la bellezza di unirsi».
COSA PORTARSI DIETRO
La prima volta che è partito con il progetto Smart Walking, Davide mi aveva confessato di voler trovare un equilibrio nuovo tra lavoro e vita privata, impegni e affetti. Quando gli richiedo se è riuscito a raggiungerlo, non ha dubbi: «Credo di averlo raggiunto per il semplice fatto di aver capito che non esiste. L’equilibrio è un costante spostarsi alla ricerca di un nuovo equilibrio. In questi mesi ho raggiunto una grande soddisfazione a livello personale, ma con il tempo cambiano le esigenze, cambio io. Quindi direi di averlo trovato, ma è un costante divenire».
Prima di salutarci gli chiedo ancora cosa si sia portato dietro in questi ultimi anni e cosa invece ha deciso di lasciare andare. Pensa incredulo a tutto quello che ha accumulato nel tempo nella sua casa di Livorno e ad adesso, che è abituato a vivere per mesi con pochissimi indumenti da trasportare nello zaino.
«Sono quasi in imbarazzo quando vedo tutto quello che ho. Viviamo quasi tutto il tempo costretti in ambienti chiusi, nell’attesa di stare all’aperto. E mi rendo conto di quanto sono davvero felice quando vivo con poco, in cammino». Anche lo zaino, quello che ci portiamo dietro, è un po’ la metafora della nostra impronta ecologica: «Più siamo pesanti, più possediamo, e più profonda sarà la nostra impronta lasciata dalle nostre scarpe sul terreno». E sull’intero pianeta.
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