La scuola estiva di Filò: una settimana dedicata a vita comunitaria e dialogo filosofico
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Sette giorni di immersione nella pratica filosofica per formarsi al dialogo, all’ascolto e alla facilitazione di gruppi di ricerca e lavoro! Quando, ormai quattro anni fa, nasce in Filò l’idea di una summer school di formazione alle pratiche, non si immagina effettivamente cosa potrebbe accadere. I dubbi sono molti: ma quattro dialoghi al giorno non sono troppi? Ma le persone non si annoieranno? Ma chi vorrebbe mai partecipare ad una cosa del genere? La filosofia fa paura!
Eppure edizione dopo edizione ci siamo resi conto che prendersi una settimana di immersione completa nel dialogo, in un contesto naturale incredibile, è forse la via migliore per formare, raccontare e far vivere cosa significa davvero fare filosofia. Il percorso ha un’impostazione fortemente laboratoriale: anche se non mancano approfondimenti teorici, il cuore della Scuola Estiva consiste di workshop, sessioni di dialogo filosofico, attività individuali e di gruppo, momenti di confronto e di restituzione nei quali si sperimentano le principali metodologie di pratica filosofica.
Nel dialogo quotidiano tra partecipanti si forma un clima di alleanza cognitiva raro da incontrare in altri ambienti: ci si impegna insieme a raggiungere una soluzione, si seguono logiche cooperative e non competitive di problem solving, si mette in discussione sé e le proprie credenze, giocando coi pensieri e i presupposti. Raccontata così sembra un’esperienza tutta mentale, disincarnata, per appassionati e appassionate della materia.
Ma la scuola estiva Filò è davvero altro: si tratta di tornare a quell’interrogarsi genuino di quando eravamo bambine e bambini, alla fresca curiosità per i problemi dell’esistenza, del mondo e della vita in esso. Si tratta anche di guardare alle altre e agli altri come alleate e alleati, si tratta di osservare come lo spazio viene occupato e come migliorarlo per consentire a tutt* di contribuire a proprio modo, con i propri tempi. È un’esperienza di cura nella ricerca.
Le partecipanti e i partecipanti raccontano spesso di aver vissuto un’esperienza trasformativa, di aver ri-incontrato una passione sopita, un modo di fare meravigliato. Noi crediamo che la magia sia la pratica stessa che consente di mettersi in relazione con sé e con il mondo in modo autentico e profondo, senza angoscia e senza pesantezza. Perché la ricerca di gruppo ci alleggerisce da una serie di timori e paure che sono insite nell’indagine e ci immette in una dimensione collettiva dell’esperire.
Non che tutti abbiano le stesse idee, non che si debba trovare necessariamente un accordo; si tratta più che altro di imparare a ricercare in gruppo, ad analizzare problemi e dilemmi da molteplici punti di vista, apprezzando l’incredibile complessità del reale, vivendo in un modo che sia un continuo chiedersi.
Ma perché alla Scuola Estiva più che in altri momenti avviene questa “magia”? Una prima riflessione ha a che fare con il tempo. Si può essere turisti in un paese straniero, visitare i monumenti principali, comprare un souvenir e tornare a casa con un’oggetto in più e una bella storia da raccontare. Oppure si può scegliere di visitare lentamente un luogo, costruire reti umane locali, prendersi il tempo per non fare niente e guardare come la luce del tramonto è diversa da quella di casa. La seconda strada non regala solo una storia, regala un pezzo in più di esistenza, è tempo che modifica realmente la nostra vita e la nostra comprensione del mondo: regala una prospettiva nuova.
Ecco perché prendersi una settimana per fermarsi, per sostare nel modo di fare filosofico, non è solo una “vacanza” dalla frenesia quotidiana, è imparare a conoscere un luogo in cui potremo tornare ogni volta che vorremo perché è insito nell’esperienza umana del mondo. Quest’anno la scuola estiva si terrà dal 15 al 21 luglio e si impernia attorno al fil rouge tematico di “normalità, anormalità, mostruosità”. Il concetto di normalità è ampio e stratificato, ma anche sorprendentemente pervasivo.
La normalità può riferirsi a un’incidenza statistica, una norma morale o uno standard a cui ci si conforma o da cui si rifugge. Tuttavia, questo concetto può avere anche implicazioni negative, contribuendo all’esclusione e alla marginalizzazione di varie categorie umane considerate “anormali”. Al contempo, risulta indispensabile in ambito linguistico, diagnostico e sociale.
È proprio per la molteplicità dei suoi volti che si è scelta questa triade concettuale: valuteremo e osserveremo questi concetti in tutta la loro poliedricità, valutandone le implicazioni esistenziali, sociali e politiche. Noi non vediamo l’ora di regalarci del tempo lento per muoverci nel pensiero e nella realtà, per capire meglio e di più, per stare a osservare meravigliati e meravigliate l’accadere del mondo.
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