7 Giu 2024

Riccardo Zingaro di Oipa Ragusa: “Il randagismo va affrontato con lungimiranza”

Scritto da: Maria Enza Giannetto

In provincia di Ragusa, l'Organizzazione internazionale protezione animali si occupa di un monitoraggio costante del territorio e della situazione di abbandono e maltrattamenti degli animali. E riguardo l'emergenza sociale del randagismo sprona le amministrazioni ad attivare rifugi sanitari che prendano in carico i cani liberi per dare i primi soccorsi.

Salva nei preferiti

Ragusa - È una battaglia continua ed estenuante quella contro l’incuria verso gli animali, domestici, selvatici, liberi, randagi. È una battaglia che il volontario e ambientalista Riccardo Zingaro, pugliese di nascita e siciliano di adozione, combatte da anni contro l’ignoranza e gli atti criminali di chi abbandona o maltratta tutti gli animali nonché contro l’assenza di attenzione delle amministrazioni nel fronteggiare quella che è una vera e propria emergenza sociale: il randagismo.

Riccardo infatti è referente per la provincia di Ragusa dell’Oipa, oltre a essere coordinatore per la stessa provincia delle Guardie zoofile dell’Organizzazione internazionale protezione animali. E come tale, anche se in fondo il suo impegno è sempre stato totale soprattutto per via della sua indole, si è sempre preso cura degli altri animali e ha sempre fatto sue le azioni contro le ingiustizie che li coinvolgono.

«Noi ci occupiamo come Oipa di animali e di ambiente – dice Riccardo con il quale avevamo già parlato nell’articolo sul comitato Terre pulite – e monitoriamo il territorio unitamente al gruppo di Terre Pulite segnalando discariche e denunciando reati ambientali come le fumarole. Questo monitoraggio costante ci permette anche di renderci conto come si muovano i branchi dei cani, segnalando alle istituzioni le eventuali situazioni di pericolo che richiedono un pronto intervento per prevenire i rischi».

Riccardo Zingaro randagismo
Riccardo Zingaro, referente Oipa Ragusa
PER AFFRONTARE IL RANDAGISMO SERVONO RIFUGI, RICOVERI SANITARI E “CASE FAMIGLIA”

«Purtroppo – dice – , dopo anni da volontario sul territorio, non posso che dire che la volontà delle istituzioni rimane sempre la stessa ovvero quella di agire in emergenza e mettere una pezza, senza affrontare la questione del randagismo con lungimiranza. Una lungimiranza che imporrebbe la creazione di rifugi, di ricoveri e di canili dove dare i primi soccorsi in caso di abbandoni, nutrire, vaccinare e sterilizzare per poi magari riuscire a reintrodurre i cani nel loro ambiente e in tutta sicurezza come avviene in molti paesi civili e come impone la legge».

«I volontari – continua – si ritrovano a sopperire alle mancanze delle istituzioni e all’assenza di programmazione contro questo fenomeno che è un’emergenza sociale e che dovrebbe essere affrontata da professionisti del settore. Io predico sempre che il mondo del volontariato deve essere costituito da volontari formati professionalmente che sappiano quello che fanno e, allo stesso tempo, si dovrebbe evitare quello che riscontro troppo spesso nelle istituzioni, ovvero che persino chi ha le varie deleghe che riguardano gli animali e la tutela non conosce affatto la tematica».

I cani liberi “dovrebbero” essere presi in carico dall’amministrazione, vaccinati, sverminati e al momento debito sterilizzati

In questa situazione di caos e di emergenza costante, Riccardo e i suoi “angeli blu” dell’Oipa di Ragusa si stanno occupando di 27 cuccioli, figli di due cagnette randagie. «Noi ci prendiamo cura di questi cani e dei cuccioli chiedendo aiuto ai privati. Ora ovviamente si aprirà tutto l’iter per l’adozione». «Grazie alla nostra presenza costante sul territorio siamo sempre in grado di segnalare le situazioni di rischio e ci siamo resi conto di come i branchi di cani si spostino, soprattutto in estate, verso la città dalle campagne dove purtroppo sono stati abbandonati senza controllo da parte dei cosiddetti proprietari, che di fatto li tengono nelle masserie senza prendersene cura. Questo dà poi purtroppo il via a creazioni di assembramenti che possono diventare pericolosi per gli animali stessi».

OBIETTIVO: FAR RIMANERE I CUCCIOLI NELLA ZONA IN CUI SONO NATI

Tutto parte dagli abbandoni. «E c’è anche chi pensa che tenere con sé un cane voglia dire solo lasciarlo a guardia di una masseria di campagna e portargli cibo una volta al giorno». «Quando troviamo un cane abbandonato – continua –, come impone la legge, chiamiamo la polizia locale che fa il suo verbale di rinvenimento assegnandolo temporaneamente a un tutor che poi le farà microcippare e sterilizzare gratuitamente a nome dell’amministrazione di riferimento. Poi parte la procedura dell’adozione e per quanto mi riguarda cerco sempre di trovare accoglienza nella zona.

Si parte dalle interviste alla famiglie, dal preaffido, dai controlli, perché ove possibile cerchiamo di mantenere questi cuccioli nella zona in cui sono nati, assicurandoci che vengano presi in carico da famiglie amorevoli e non da persone che solo perché hanno un terreno pensano di poter prendersi cura di un cane facendo poi mancare visite veterinarie, affetto e controllo. Ma non è affatto semplice».

randagismo - adozioni

La verità, come sottolinea Riccardo, è che servono rifugi sanitari, quelli che hanno all’interno un centro di primo soccorso che rendano più semplice e veloce intervenire in casi di emergenza, soprattutto nelle ore notturne e nei festivi in cui l’assistanza sanitaria è assente. I Comuni hanno l’obbligo di averli e io suggerisco sempre alle amministrazioni di scegliere di consorziarsi in modo da dividere le spese di gestione e garantendosi l’assistenza veterinaria a turno h24. In una situazione ottimale, i cani liberi potrebbero essere presi in carico dall’amministrazione, vaccinati, sverminati e al momento debito sterilizzati per poi vivere in modo tranquillo tra le persone e diventare cani di comunità. Ma per questo serve programmazione».

Stesso discorso per i canili. «Mancando la disponibilità di quelli proposti, essendo sempre in sovraaffollamento, alcuni volontari si rivolgono ai privati e non si è sempre sicuri di trovare persone perbene. Anzi. Non a caso, proprio l’anno scorso, l’Oipa ha scoperto un rifugio “lager” per cani e gatti dove, secondo quanto riportato, pare che la titolare della struttura offrisse stalli a volontari locali, sempre in azione contro il randagismo, per poi lasciare i poveri animali in condizioni pessime».

SERVE UN GARANTE COMUNALE SUL RANDAGISMO CHE SPIEGHI BENE LE PROCEDURE

Tra le azioni da avviare sul territorio, Riccardo Zingaro caldeggia anche l’attivazione della figura di un garante ferrato sul randagismo che spieghi le procedure a chi si deve occupare della prima valutazione. «Non è possibile – dice – che il cittadino che trova un cucciolo non possa sapere a chi rivolgersi o che addirittura debba avere paura di chiamare le istituzioni per poi non avere idea di cosa fare».

Riccardo Zingaro randagismo
Riccardo Zingaro

C’è di più: oltre a cani e gatti abbandonati o vittime di incidenti, la sezione dell’Oipa di Ragusa è operativa anche per il recupero della fauna selvatica in difficoltà e Riccardo Zingaro è l’unico volontario nella provincia per il soccorso e il recupero di esemplari feriti o traumatizzati, riconosciuto in questo ruolo anche dagli enti locali, che lo allertano in caso di ritrovamenti o segnalazioni da parte della cittadinanza. Un impegno che gli ha permesso nel tempo di sviluppare una propensione particolare nei confronti dei selvatici.

«Ogni anno – spiega – sono circa 10/15 gli esemplari salvati nella provincia: gheppi, falchi, poiane, gufi reali ritrovati con ali spezzate, disidratati o traumatizzati, vengono recuperati e assistiti nel primo soccorso, per poi essere condotti presso il Dipartimento faunistico venatorio di Ragusa. Dopo le cure e la riabilitazione in ambienti idonei, vengono rilasciati, ove possibile, in natura. Anche perché, ricordiamo che la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato e che ogni Regione ha il compito di tutelarla nell’interesse della comunità nazionale e internazionale».

Per saperne di più leggi anche la nostra intervista a David Morettini.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Perché dire basta ai botti di Capodanno: petizioni e proposte sostenibili
Perché dire basta ai botti di Capodanno: petizioni e proposte sostenibili

Regali per cani: meglio un collare di brillanti o una corsa nel fango?
Regali per cani: meglio un collare di brillanti o una corsa nel fango?

Esiste davvero la “famiglia naturale”? L’etologia dice di no
Esiste davvero la “famiglia naturale”? L’etologia dice di no

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

Dopo i droni, le radiazioni: che succede negli Usa? – #1034

|

Il Comitato per la liberazione di Assange: “Julian è libero, ma l’informazione no”

|

A Campobello di Licata c’è un forno di comunità in cui lavora tutto il paese

|

Buon Natale globale, tra riti solstiziali e consumismo moderno

|

L’archeologia lo mostra: la cura è stata centrale nella storia della civiltà

|

I rifiuti elettronici sono un grosso problema. La soluzione? Riparare invece che ricomprare

|

Perché dire basta ai botti di Capodanno: petizioni e proposte sostenibili

|

Smartphone, pc, elettrodomestici: ripararli è possibile con “The Restart Project” – Soluscions #4

string(7) "sicilia"