Le nuove povertà e un modello di welfare che risponde alle sfide lanciate dal consumismo
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Verona, Veneto - Zygmunt Bauman se n’è occupato nel suo omonimo saggio, Le nuove povertà, una pietra miliare in cui il sociologo polacco analizza appunto com’è cambiata la condizione d’indigenza in un mondo proiettato senza freni verso l’iper consumismo, in cui essere poveri vuole dire oggi non essere in grado di mantenere il passo – dal punto di vista economico ma anche da quello sociale e culturale – dell’incessante ritmo di consumo. Nella sua opera Bauman prende in esame anche nuovi modelli di welfare per rispondere alle esigenze portate da nuove povertà.
Questi concetti ci portano prepotentemente all’attualità, che se da un lato è caratterizzata da nuove e cruciali sfide, dall’altro vede schierarsi una serie di soggetti pronti a raccoglierle. Un esempio è quello della Fondazione Cariverona, che ha recentemente lanciato il bando Welfare generativo. L’iniziativa mette a disposizione 3 milioni di euro per sostenere risposte concrete e innovative alle tante sfide che le persone a rischio povertà e/o esclusione sociale si trovano ad affrontare. Tre gli ambiti di intervento previsti: servizi di base per le fasce di popolazione fragile; formazione, empowerment, imprenditorialità sociale; welfare culturale.
La Fondazione Cariverona ha già dimostrato in passato una spiccata attenzione per i segnali di innovazione che provengono dal tessuto sociale, economico, imprenditoriale e culturale del territorio. Fra le varie iniziative, ne ricordiamo una che ha coinvolto da vicino anche Italia Che Cambia, ovvero Green Learning, il percorso formativo sul tema della sostenibilità che abbiamo effettuato con alcuni partner fra il 2022 e il 2023 in alcune scuole venete e di altre regioni.
Il bando supporta un nuovo approccio al welfare basato su due idee chiave. La prima è che per prevenire e contrastare situazioni di disagio è necessario innanzitutto creare alleanze sul territorio, unendo le forze e agendo insieme. L’iniziativa selezionerà progetti fondati su azioni sinergiche e di sistema, che mettano, quindi, attorno allo stesso tavolo enti senza scopo di lucro, attori pubblici o realtà del sistema produttivo. La seconda è che i destinatari finali sono i veri protagonisti di ogni intervento e non semplici fruitori passivi: i progetti dovranno essere in grado di coinvolgere, valorizzare e corresponsabilizzare gli utenti in tutte le varie azioni.
«Di fronte alle tante sfide sociali di oggi abbiamo la necessità di sperimentare nuove forme di welfare», ha sottolineato Bruno Giordano, presidente della Fondazione. «Le logiche assistenzialiste e la sola azione del pubblico non riescono più a dare le risposte di cui abbiamo urgente bisogno».
«Siamo chiamati a riscoprire il potenziale nascosto nelle comunità, a sperimentare azioni innovative che nascano dal basso e che coinvolgano realmente i destinatari dei servizi. Il nostro bando punta a sostenere questo nuovo approccio alle politiche sociali per agire con maggior efficacia e migliorare la qualità di vita delle persone fragili che vivono nei nostri territori», ha aggiunto il presidente Giordano.
Fondamentale, in questo senso, il metodo da seguire per lo sviluppo dei progetti. Gli interventi identificheranno, prima di tutto, i bisogni dei destinatari attraverso un’attenta fase di ascolto. Le soluzioni proposte dovranno inoltre prevedere il coinvolgimento concreto della comunità e la partecipazione attiva degli utenti finali. Un altro tema fondamentale sottolineato dal bando è quello della sostenibilità economica: il sostegno della Fondazione deve essere considerato un volano per attrarre ulteriori finanziamenti anche nel medio-lungo periodo.
Le domande, da presentare entro il 13 settembre, dovranno avere come capofila un ente con sede legale e/o operativa in uno dei territori in cui opera la Fondazione, ovvero le province di Verona, Vicenza, Belluno, Ancona, Mantova. Per ulteriori informazioni è possibile consultare la pagina dedicata al bando.
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