Massimo Forcellini: “Come sperimentare la consapevolezza attraverso la semplicità”
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Cesena, Emilia-Romagna - “Inutile meditare chiusa in una stanza da sola, se poi ti ritrovi a urlare arrabbiata al volante un’ora dopo”. Ricordo ancora il momento in cui sentii queste parole a un corso. In molti libri letti e corsi di meditazione avevo già fatto pratica della presenza mentale. Avete presente? Quei momenti in cui il brusio mentale si placa, le emozioni sono svuotate e la consapevolezza di essere è più viva che mai.
In quei momenti ci rimpossessiamo di noi stesse: tutto sembra essere più denso e al tempo stesso più leggero. Le relazioni, le parole, i pensieri: tutto assume una qualità maggiore, una selezione naturale dettata dalla chiarezza. Esperienza meravigliosa che trovo più “semplice” nei momenti dedicati alla meditazione, ma molto più complessa quando ampliata all’intera giornata. E così ci si ritrova a essere in pace e consapevoli di sé e un attimo dopo a rientrare in dinamiche ed emozioni lasciate fuori dalla porta poco prima.
Eppure c’è chi ce la fa e riesce a portare anche nella sua quotidianità la consapevolezza e la presenza raggiunte. Una di queste è Massimo Forcellini: l’ho conosciuto presso La Fattoria dell’Autosufficienza dove vive e lavora da qualche anno. Incontrato la prima volta al ristorante dove aiuta nel servire i tavoli, rivisto poi al ritiro di Digiuno come insegnante di Qi Gong. Due ruoli, stessa persona e stessa presenza percepibile anche al più distratto di noi. Incuriosita ho chiesto a Massimo di raccontarmi di lui, della sua storia e di come sia giunto a essere ciò che insegna.
Massimo è una di quelle percone difficile da racchiudere in poche parole che lo possano descrivere davvero: psicologo clinico e di comunità, naturopata dell’Istituto di Medicina Psicosomatica RIZA, Istruttore Certificato dell’Universal Healing Tao del M° Mantak Chia, diplomato come insegnante di pratiche alchemiche taoiste e Qi Gong e Massoterapia Antica cinese. Oggi unisce i suoi insegnamenti di Qi Gong, svolgendo attività professionali di consulenza psicologica, integrata con metodologie naturopatiche, tecniche psicofisiche e di meditazione, il tutto usando un approccio inclusivo e orientato a favorire il processo evolutivo della persona e del suo contesto sociale.
STUDI E ORIGINI
Massimo Forcellini inizia i suoi studi scolastici superiori con una scuola tecnica e subito dopo il diploma inizia a lavorare come elettricista. «Non avevo la possibilità di mantenermi all’università, per cui ho scelto di iniziare a lavorare e ho lavorato come elettricista per nove anni, mettendo via un po’ di soldi. Era un periodo che andava tutto bene: guadagnavo, ero diventato socio, ma ho avuto quella che oggi verrebbe chiamata come crisi esistenziale: avevo la netta sensazione che mancasse qualcosa nella mia vita».
All’epoca Massimo aveva 28 anni e da qualche anno aveva iniziato a meditare. Decide così di lasciare il lavoro e di prendersi un anno sabbatico, passando sei mesi a Londra. Prima di partire pensava di imparare molto bene l’inglese per poi andare in Thailandia per seguire un corso di massaggio. In realtà quando rientra si iscrive alla laurea in psicologia. «Ancor prima di laurearmi però lavoravo già per il Comune di Cesena in un progetto con gli adolescenti in centri di aggregazione e di animazione di strada: è stato un bel lavoro di crescita personale».
Massimo si laurea con un professore di filosofia, con una tesi dal titolo “La simpatia e l’assoluto intorno al concetto di intuizione”, con tre capitoli: uno di filosofia, uno di psicologia e uno sullo sciamanesimo. E così inizia a proporsi come libero professionista, mentre inizia ad insegnare a San Marino presso lo spazio dell’associazione Harmony and Love Association.
«Il mio primo maestro è stato Giancarlo Crociati, uno psicoterapeuta di professione, ricercatore da sempre. L’ho incontrato quando avevo 22 anni e l’ho seguito per 17 anni: non era legato a una scuola specifica, aveva una formazione molto approfondita in diversi ambiti: qualsiasi pratica che ritenesse un po’ interessante l’approfondiva. Il suo riferimento è sempre stata la tradizione cristiana in termini evolutivi e spirituali, però ha girato e ha conosciuto il buddismo e soprattutto il taoismo da cui ha attinto e successivamente insegnato».
Parlando di lui Massimo Forcellini aggiunge: «Ho una grande gratitudine nei suoi confronti perché mi ha aiutato a trovare dentro di me ciò che è essenziale. Per esempio qui, ora, intorno a noi, puoi trovare qualcosa di estremamente essenziale e lo vedi manifestato in tutto quello che c’è, perché la fonte è sempre la stessa. E così ho capito che le cose più importanti sono molto semplici e noi, uomini e donne occidentali, ci facciamo vanto di avere ampliato enormemente le nostre capacità intellettuali, la nostra elaborazione, interpretazione, rappresentazione della realtà, ma molto spesso non ci accorgiamo che tutto questo ragionare sulla realtà ha generato una distanza ancora una maggiore, una separazione».
REALE O NON REALE?
Massimo è un fiume in piena che scorre lentamente e così le sue parole fluiscono senza arrestarsi, anticipando talune volte miei dubbi e domande: è così che ci ritroviamo a parlare di cos’è e cosa non è reale. Dubbio che spesso mi pongo, al quale non so dare risposte, che invece sembra avere lui: «Non si vive più la realtà per com’è, ma attraverso la proiezione delle nostre idee e questo credo sia una grande perdita. Non dobbiamo rinunciare alle nostre capacità intellettive, alla nostra mente, ma è necessario usarle per quello che sono: uno strumento con limiti».
Secondo Massimo il rischio di identificarci troppo nel nostro intelletto può creare effetti contrari: «L’Occidente, per fare un esempio, dovrebbe essere il culmine della civiltà, ma i disturbi psicologici e fisici sono in continuo aumento. L’evoluzione dovrebbe essere un tutt’uno con miglioramenti delle condizioni della salute delle persone, non un peggioramento. Oggi c’è un richiamo sempre più impellente che ci chiede di fermarci».
In tutte le tradizioni, guarda caso, è un processo che si avvia partendo dalla capacità di “lasciare andare”: «La nostra mente oggi è una proliferazione di pensieri, dubbi, paure. Siamo ingolfati dai pensieri: è necessario ritrovare il silenzio per raggiungere un senso di equilibrio, di radicamento nella terra, di apertura verso il cielo, ma non solo. Anche una capacità di ascolto e di condivisione».
Ma come raggiungere tutto ciò? «Penso che il lavoro legato alla coscienza sia il cuore di tutto. Questo non esclude il corpo naturalmente, perché dimensione fisica, emotiva, mentale e spirituale in realtà sono un tutt’uno, quindi è corretto e credo che sia veramente ottimale lavorare per assecondare il processo evolutivo naturale partendo dal corpo, lavorando sulla dimensione psichica, per arrivare alla dimensione spirituale».
PRATICA E ORIENTAMENTO
La scuola Harmony and Love Association, in cui Massimo Forcellini ha studiato e oggi insegna, è una scuola di crescita personale che attinge da diverse tradizioni. «Grazie a questa multidisciplinarietà ho scoperto che tutte le tradizioni principali, millenarie, alla fine hanno insegnamenti di base essenziali e molto simili». E proprio questo accogliere più vie insieme, andando alla radice degli insegnamenti mi ha al tempo stesso colpita e affascinata: il creare un ponte dentro di noi che unisca pratiche e conoscenze dell’umanità, andando oltre a religioni, luoghi, dogmi e convinzioni limitanti.
Essere e apprendere conoscenze della storia dell’umanità, sentirci parte di un flusso di conoscenze che vada oltre ai confini e limiti a cui siamo stati abituati. Con un obiettivo più alto, che Massimo mi spiega così: «Ogni qualvolta dedichiamo tempo alla nostra spiritualità, recandoci in un luogo sacro, meditando, pregando, orientiamo la nostra consapevolezza in una direzione ben precisa, indipendentemente dal nostro credo, ovvero l’espansione della nostra coscienza».
«La pratica è necessaria per attivare un processo interiore che quando giunge alla sua “realizzazione”, ovvero alla liberazione interiore, si può interrompere: la meditazione serve per ritrovarsi, ma una volta che ti sei ritrovato l’ideale sarebbe interrompere la pratica e continuare a vivere la tua vita. È come dire: una volta che sei guarito la medicina non è più necessaria. C’è un detto taoista: “Quando il maestro si è realizzato può tornare al mercato a vendere pesce”, ovvero ritorna alla vita di tutti i giorni, nella sua semplicità, senza più terapie, chiese, immagini. Oggi non è più così: quando ci si mette un abito, non ce lo si toglie più, facendogli perdere il vero significato.»
Passano così le ore a nostra disposizione e me ne sorprendo. Sarei rimasta a parlare e nutrirmi della conoscenza di Massimo ancora per molto tempo. Ma nel salutarmi, aggiunge: «Ricorda che quando apprendi strumenti che ti servono per evolvere, sono sempre relativi, non devono diventare il senso della tua vita, perché comunque sia, sono sempre qualcosa che abbiamo costruito e creato noi umani e, in quanto tali, rimangono un sovrappiù. I taoisti in questo sono molto attenti: ciò che ti può servire per andare in una certa direzione deve essere sempre qualcosa che trascende a se stesso».
Se volete incontrare Massimo Forcellini cercatelo tra i tavoli del ristorante della Fattoria dell’Autosufficienza o nelle sale a insegnare Qi Gong e meditazione, o in uno dei suoi prossimi corsi. È facile da riconoscere: nella sua semplicità e umiltà trasferisce essenza e presenza a chiunque gli sia accanto.
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