Marassi Pulita, Genova dà il buon esempio in materia di cittadinanza attiva
Seguici su:
Genova - Passeggiare per il quartiere nel quale viviamo è piacevole: conosciamo tutti i negozianti, sappiamo sempre in quale bottega trovare ciò di cui abbiamo bisogno, in coda scambiamo due parole con i vicini, ci ritroviamo a sorridere a persone che, a forza di incrociarle per caso, diventano poi familiari. In altre parole, ci sentiamo a casa. Cosa succede però se le strade sono sporche, le facciate dei palazzi imbrattate, le fermate dell’autobus deturpate da adesivi e scritte? Il piacere diventa disagio e il disagio porta al mugugno o alla rassegnazione.
Maniche rimboccate, determinazione e sguardo verso il futuro. A Genova a combattere il degrado in periferia sono gli abitanti stessi che a Marassi eliminano i graffiti, puliscono le facciate, chiedono l’installazione di nuovi cestini dei rifiuti o la riattivazione delle fontanelle. Stimolano quindi la civiltà. Ad adoperarsi in questo valido esempio di cittadinanza attiva un’associazione di cui vi abbiamo già presentato, Non Solo Parole che oltre a seguire tante famiglie in difficoltà, adesso si è attivata anche in questa direzione. Ne ho parlato con Miriam Kisilevsky, la referente.
Miriam, com’è nata Marassi Pulita?
Questo progetto è nato circa un anno fa, circa quando ci siamo messi alla ricerca di un nuovo locale per il nostro servizio famiglie e il nostro magazzino solidale. Abbiamo trovato un piccolo spazio nei fondi di un palazzo di via Tortosa vecchia. Io in quella zona ci ero passata poche volte e soltanto nei giorni in cui c’è il mercato rionale: vedevo solo le bancarelle e i camion posteggiati, quindi non mi rendevo conto di quanto le facciate fossero state deturpate da graffiti e adesivi su ogni superficie di metallo possibile.
Inutile dire poi che nei giorni in cui ci sono le partite il degrado qui aumenta, con una miriade di bottiglie di birra vuote, spesso in frantumi, ovunque. Per non parlare delle persone che urinano dove capita, nonostante le proteste esplicite degli abitanti un po’ più “coraggiosi” che tentano garbatamente di dissuaderli. A causa di tutto questo degrado, un gruppo crescente di marassini ha deciso di unirsi per trovare soluzioni insieme.
Come vi siete mossi?
Ci siamo innanzitutto rivolti al nostro Municipio, perché ci sembrava giusto coinvolgere l’amministrazione in questa situazione, per migliorare la qualità di vita degli abitanti di Marassi, molti dei quali si sono in un certo senso rassegnati a questo degrado. Ci è stato riferito che il Comune non può intervenire sui graffiti perché si trovano su proprietà private, ma siamo stati rassicurati sul fatto che avrebbero lavorato sulla pulizia delle targhe stradali, anche queste coperte di adesivi e scritte di ogni tipo.
Siamo andati allora a parlare con diversi amministratori, i quali ci hanno autorizzato subito a procedere alla copertura delle scritte, anche perché l’iniziativa non comporta alcuna spesa per il condominio. Abbiamo studiato un piano di progetto e l’abbiamo presentato alla Grendi Trasporti Marittimi, azienda genovese che ci ha donato un contributo economico per poter ordinare prodotti professionali della Boero e della Sutter, che abbiamo acquistato a Marassi perché ci teniamo a mantenere vivo il tessuto sociale anche dei negozi del territorio.
Per la scelta ci siamo avvalsi delle competenze di un muratore-coloritore professionista, non volevamo sbagliarci e magari rischiare di fare ulteriori danni. Quindi è stato ordinato il colore originale di ogni palazzo – siamo partiti da quelli più devastati – di via Casata Centuriona e via Tortosa. Altre facciate sono state invece pulite con un prodotto antigraffiti specifico.
Come stanno rispondendo gli abitanti a questo bell’esempio di cittadinanza attiva?
Ci ha fatto molto piacere vedere diversi condomini unirsi a noi e fare la propria parte nella pulizia della facciata del proprio caseggiato. È arrivata anche una persona che vive lontano da Marassi, che ha letto per caso del nostro progetto e ha deciso di venire ad aiutarci. Il gruppo naturalmente è aperto a tutti. A volte siamo in otto a lavorare, altri giorni siamo solo in tre. Abbiamo anche chiesto la partecipazione dei tifosi del Genoa e della Samp: sarebbe, in effetti, un bell’esempio di cittadinanza attiva da dare ai giovani, ma per ora attendiamo ancora una risposta.
Molte persone vedendoci lavorare si fermano a parlare con noi. Guardano le scritte e commentano “Che vandali!”, “Eh, che delinquenti!”. A noi non interessano le critiche, andiamo oltre. Quello che vogliamo è che si cambi rotta, perché non basta ripulire o ritinteggiare le facciate. Chiediamo rispetto per gli abitanti del quartiere e protezione da parte delle autorità. Questo è importante, non vogliamo che Marassi diventi il Bronx.
Siamo ottimisti e teniamo molto al quartiere, soprattutto per le persone che lo vivono. Vogliamo che Marassi venga mantenuta vivibile e pulita e per questo chiediamo la collaborazione di tutti, ma proprio tutti i cittadini. Per esempio a chi esce col cane chiediamo di portarsi delle bottigliette d’acqua, ultimamente ne abbiamo fornite parecchie; vogliamo poi che le persone prima o dopo le partite non buttino le bottiglie di vetro a terra. Resta un mistero il motivo per cui tutte queste bottiglie di vetro siano presenti nelle vie intorno allo stadio, visto che è vietato vendere alcolici al di fuori dei locali.
E sul piano economico come sta procedendo?
Per il momento abbiamo speso circa metà della cifra che ci è stata erogata. Non so quantificare il numero di palazzi che riusciremo ancora a restaurare, dipenderà anche dall’entità del lavoro che bisognerà fare. Andremo avanti finché avremo copertura, poi magari chiederemo alle persone di aiutarci a continuare questa attività per il quartiere.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento