Equosud e le produzioni solidali in Calabria: un’altra economia è possibile!
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Questa settimana, questa storia, ve la racconto più volentieri del solito. Qualcuno ha detto: “Non sapevano che era impossibile e quindi l’hanno fatto”. Questa frase mi ossessiona da quando l’ho trovata scritta su un muro. Ecco, quelli di Equosud lo sapevano che era impossibile, eppure lo ha fatto lo stesso. «L’utopia che realizziamo ogni giorno consiste innanzitutto nel provare a raccontare le storie belle di Calabria, quelle di tante persone oneste che lavorano, progettano, creano», ripete come un mantra Mimmo Tramontana.
Mimmo è da sempre uno dei volti di Equosud, ma attenzione a indicarlo come “il leader”, potrebbe arrabbiarsi! E avrebbe ragione. Equosud è un consorzio di piccoli produttori calabresi che promuove un nuovo stile di vita, di economia e di società, creando momenti di aggregazione per consolidare i legami comunitari. E fa tutto questo senza un leader, interrogandosi e operando collettivamente.
Il consorzio si tiene accuratamente fuori dalla filiera della grande distribuzione, una necessità ma anche una scelta. «Significa rifiutare le regole del mercato capitalista, che premia il minor prezzo a ogni costo, colpendo i consumatori e strozzando i produttori. In altre parole, decidere come produrre e determinare il prezzo dei prodotti in base a criteri di giustizia e sostenibilità», spiega Mimmo.
Giustizia e sostenibilità non sono inconciliabili con le logiche che oggi dominano il mercato, “un’altra economia è possibile!” Ci ricordano i promotori di EquoSud che propongono «sostenibilità per i consumatori, che devono poter accedere a prodotti di qualità, evitando che questi vengano confinati nelle nicchie di lusso; sostenibilità per l’ambiente poiché evitando le sofisticazioni industriali si preserva la genuinità dei prodotti e l’integrità del territorio; sostenibilità per il produttore, che significa ottenere dalla vendita il necessario per sopravvivere e creare lavoro».
Arance ed essenze di bergamotto, soppressate e pecorino, spezie ed erbe medicali, libri e idee. Un paniere di 150 prodotti, una ventina di produttori di tutta la Calabria e di questi almeno la metà vive solo di questo. Equosud consorzia i produttori, distribuisce i loro prodotti, si accerta che non siano il frutto di attività estrattive o basate sullo sfruttamento del lavoro, incontra i difensori dei beni comuni, partecipare alle lotte sociali e ambientali. «È un quotidiano lavorio meraviglioso, che ci permette di abbracciare persone e luoghi stupendi».
Da quasi vent’anni, il furgone rosso di Equosud parte da Reggio Calabria per percorrere tutte le strade della regione e non solo, spesso la destinazione sono i mercati equi e solidali e i gruppi d’acquisto del centro-nord. Quando incontro Mimmo Tramontana infatti, il furgone è appena rientrato da Firenze dove si lavora alla rete toscana. I rapporti con la Toscana e parte dell’Emilia Romagna sono antichi e solidi. «Tanti operai della GKN fanno parte del gruppo di acquisto di Campi Bisenzio», spiega Mimmo.
«EquoSud è una realtà che si nutre di solidarietà, così quando c’è stata l’alluvione a Firenze siamo riusciti a fare la nostra parte con un bancale di arance. E adesso stiamo cercando di fare in modo che dieci o quindici ragazzi, figli degli operai senza stipendio, vengano quaggiù a luglio per fare una vacanza. Tutto gestito da noi». Non è un caso che il progetto di EquoSud sia nato vent’anni fa in Calabria, a Reggio Calabria, ispirandosi all’esperienza delle antiche società di mutuo soccorso, delle case del popolo, del diritto agli usi civici delle terre incolte. All’orizzonte «l’emancipazione dei calabresi, l’abbandono dei modelli dominanti che rispondono a volontà politiche ed economiche estranee ai nostri reali bisogni ed interessi».
La Calabria è una terra in cui il lavoro c’è e quello che manca sono i diritti, del lavoro. C’è il lavoro nero, precario, povero, qualche volta – specie in prossimità delle campagne – al limite della schiavitù. La situazione ideale per una politica fondata sulla sottomissione e garantita dallo stato di bisogno. I prodotti di Equosud sono fatti in Calabria e sono liberi da qualsiasi forma di sfruttamento della forza lavoro: «Le mani necessarie per produrle sono state retribuite regolarmente, fino all’ultimo centesimo. È la prima condizione che poniamo ai fornitori».
Ho ancora un’ultima domanda per Mimmo, difficile o scema non so, metto le mani avanti e lui ride. Gli faccio notare che qui in Calabria rimaniamo fermi mentre tutto corre, ma se il mondo corre all’indietro tanto meglio. Sarà per questo che nascono e crescono sempre più esperienze anti-sistema come Equosud?
«È vero. Succede perché non cerchiamo l’apparenza, c’è molta sostanza e soprattutto c’è il protagonismo di chi lavora. Niente vittimismo, niente trionfalismo. Per noi è normale, per altri è sorprendente. Se vogliamo ancora usare certi termini, da gente che proviene dal proletariato conosciamo bene i bisogni e le esigenze di chi lavora. Si affrontano i problemi volta per volta, si cresce o si fa un passo indietro quando serve. È sempre stata questa la filosofia di Equosud: tenere al centro il lavoro».
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