Il conservatorio Tchaikovsky di Catanzaro rinasce e con esso tutta la città
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Catanzaro - Lavorare all’eccellenza con una costante ricaduta sul territorio, spezzando luoghi comuni, è la sfida più grande in Calabria. Ristrutturazione, ampliamento, messa in sicurezza ed efficientemente energetico. Anche questo significa ricaduta territoriale sul patrimonio edilizio e, con esso, su quello sociale. E in questo caso anche culturale. A Catanzaro sono in arrivo 996.967 euro per rendere finalmente agibile un’ala di Palazzo Stella. Qui ogni giorno docenti, dirigenti e gli oltre 200 studenti popolano il conservatorio Tchaikovsky. Si tratta di un intervento finanziato incluso nella Legge di bilancio approvata dal Senato e di interesse del Ministero dell’Università e della Ricerca per il sostegno e l’ammodernamento delle Istituzioni dell’Alta Formazione artistica, musicale e coreutica (Afam).
Ne abbiamo parlato con Valentina Currenti che, dopo un triennio da vice-direttrice, dal 2023 è la direttrice del conservatorio Tchaikovsky di Catanzaro. Classe 1983 ed esperta pianista, Currenti è siciliana di Taormina ma vive in Calabria in pianta stabile da ormai sei anni. E anche lei è attenta alla ricaduta sul territorio: «Quest’operazione significa innanzitutto una strada per superare le difficoltà che impediscono al conservatorio di operare a pieno regime», spiega.
Quest’anno il conservatorio ha registrato 200 ammissioni e non sono poche le attività dei quattro dipartimenti in seno all’Istituto superiore di studi musicali. Corsi pre-accademici ai master, corsi di alto perfezionamento e adesso i dottorati di ricerca. C’è bisogno di spazio e quando c’è bisogno di spazio si creano occasioni per una città. «È chiaro che abbiamo bisogno di spazi sempre più efficienti», risponde la direttrice. «Per noi è una grande occasione, e la stiamo vivendo in sinergia con la Provincia di Catanzaro che, voglio sottolineare, ci sta sostenendo. Abbiamo avuto il Palazzo è della Provincia in comodato d’uso per 99 anni e lo utilizziamo come sede di servizio del conservatorio a tutti gli effetti».
Stiamo parlando della città di Catanzaro e di uno dei più prestigiosi edifici del suo centro storico che tre anni fa, dopo un restyling quasi vent’anni e 3 milioni di euro spesi, ha aperto le porte al suo conservatorio. Ma è a Nocera Terinese, non molto lontano da Lamezia Terme, che il conservatorio ha installato due delle sue sedi: l’Ateneo, intitolato a Saverio Arlia e la sede centrale in via Dante Alighieri.
Poi, sempre nel piccolo centro catanzarese, le attività dell’Istituto sono diventate l’occasione per ridare vita al Convento dei frati cappuccini, che risale all’ultimo ventennio del 1500 e che per cinque secoli è stato luogo di meditazione e studio, ma anche di passaggio e ristoro. «Tecnicamente non è nostro – spiega Currenti – ma il sindaco e l’amministrazione comunale ce lo concedono per tenere concerti, convegni e master class. Al suo interno, per esempio, abbiamo tenuto il Med Radio Fest che andrà in onda su Rai Radio Uno».
Ma torniamo a Catanzaro, in città. L’elemento forse più interessante in questa vicenda è proprio questo. In Calabria non si fa che parlare di borghi e piccoli centri, questa esperienza invece dimostra che si può puntare alla “ricaduta territoriale” anche nelle città che al Sud – ricordiamolo – pure si svuotano. «Senz’altro da un punto di vista tecnico con progetti come questo servono, ma la nostra intenzione è quella di fare innanzitutto formazione e ricerca all’interno di Palazzo Stella. Perciò sì, avrà una ricaduta sul territorio, perché quello che creiamo per gli studenti poi inevitabilmente li attira e crea quel movimento che diventa fondamentale per la città».
Questi primi anni della direttrice sono tutti volti a costruire una rete, a muoversi insieme alle altre istituzioni presenti, su tutte l’Università e l’Accademia di Belle Arti. «È importante che si crei una rete e lo stiamo già facendo, sono già in atto una serie di operazioni che ci collegano e quindi sì, avrà una ricaduta sl territorio».
Parliamo di ricerca e parliamo di musica. In fondo, il Tchaikovsky è un conservatorio. E prova a distinguersi anche nell’offerta formativa e artistica. «Qui in Calabria pochi mesi fa abbiamo avuto il primo laureato in zampogna, proprio qui grazie a un Corso Triennale di Primo Livello. Rosario Altadonna, costruttore e suonatore proveniente da Messina, è da oggi il primo professore con il titolo di Dottore in Zampogna, lo strumento che ha suonato e amato per oltre trent’anni. Nella stessa sessione della zampogna abbiamo avuto anche i primi laureati in chitarra battente».
In seno al conservatorio ci sono quattro dipartimenti: musica classica, jazz, pop-rock e musiche tradizionali. E quest’ultimo è una novità nel panorama accademico italiano. Il dipartimento, diretto dall’etno-musicologo Danilo Gatto sta facendo un lavoro necessario: raccogliere, tramandare e istruire. «Si occupano della fascia aulica delle musiche tradizionali, la fascia colta della musica popolare che spesso è scambiata con altro, sottovalutata».
«Per esempio nel caso della chitarra battente, il docente Francesco Loccisano ne sta scrivendo la letteratura insieme con la sua numerosa classe e questo secondo me farà la storia di questo strumento. Ci tengo a elogiare il loro lavoro: insieme ai tamburi a cornice, con un altro docente di fama internazionale come Andrea Piccioni, stanno facendo un lavoro incredibile. Sto imparando molto anch’io, che appartengo al mondo classico», conclude Currenti.
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