14 Giu 2024

Un cammino lento attraverso la natura dell’appennino e le sue comunità

Scritto da: Paolo Piacentini

Si è concluso Missione Parchi, un cammino lento che ha portato i partecipanti ad attraversare alcuni parchi dell'Italia centrale in un trekking di due settimane. Gli obiettivi? Attraversare e conoscere le comunità appenniniche e riflettere sul rapporto fra natura, persone e gli enti di gestione dei parchi. Il racconto di Paolo Piacentini, organizzatore e presidente onorario di Federtrek.

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Non è facile raccontare, nello spazio di un articolo, tutte le emozioni e le storie che abbiamo incontrato lungo il nostro cammino lento, attraverso alcune delle aree protette più importanti dell’Appennino. Ci sarà bisogno di tornarci sopra in vari momenti, per provare a esporre in modo compiuto la stratificazione di narrazioni che ci hanno accompagnato nei continui confronti con i territori. Incontri fatti di osservazione e ascolto attento dei paesaggi naturali e delle genti appenniniche che li abitano.

UN CAMMINO LENTO ALLA SCOPERTA DI COMUNITÀ E BIODIVERSITÀ

Da Fiastra a Pescasseroli è stata una meraviglia continua, un susseguirsi di ambienti ricchi di biodiversità e paesaggi montani di una varietà che ha lasciato di stucco molti partecipanti. Avevo realizzato una parte di questa lunga traversata già molti anni fa, fermandomi al Gran Sasso. Con il gruppo straordinario che mi ha seguito nella realizzazione di questo nuovo sogno, ho potuto verificare l’intatta bellezza dei luoghi in alcuni casi ancora più selvaggi di un tempo.

cammino lento

Ad essere cambiate sono soprattutto le comunità spesso ridotte al lumicino, come sul versante teramano dei Monti della Laga, dove lo spopolamento ha trasformato alcune frazioni montane in luoghi fantasma. Paradossalmente, proprio in quell’angolo d’Appennino selvaggio e ignorato per decenni dall’alpinismo e dall’escursionismo montano, l’abbandono quasi totale ha fatto scattare una reazione importante che punta a una rinascita su basi nuove. Protagonista di una rivitalizzazione dal basso è il Festival dei Borghi della Laga che ci ha visto protagonisti per alcune tappe del Cammino. L’ospitalità di quelle che mi piace chiamare “ comunità in movimento” è stata straordinaria.

LE TAPPE

Partiamo però dalle prime tappe che ci hanno permesso di ripercorrere i Monti Sibillini, per me un ritorno pieno di ricordi legati alla promozione del Cammino nelle Terre Mutate. Ad accompagnarci nella tappa d’esordio non potevamo avere guida migliore di Marta, amica esperta come pochi altri delle montagne legate fino al midollo alle leggende della Sibilla. Non poteva esserci inizio migliore per tuffarci nell’atmosfera del lungo viaggio di conoscenza. Marta ad orientare i nostri sguardi verso piante, fiori e panorami e l’amico storico Augusto Ciuffetti a raccontare con leggerezza storie e leggende della più importante catena dell’Appennino marchigiano.

cammino lento

La sera prima della partenza, in quel di Fiastra, avevamo raccolto le testimonianze di Alessandro Rossetti, naturalista del Parco, della stessa Marta e del gestore del Rifugio del Tribbio. Il filo conduttore è stato il valore aggiunto del Parco anche se con diverse sfumature rispetto alla gestione attuale e quelle passate.

Fioriture a non finire nei prati d’altura ci hanno condotto fino ad accarezzare la parete nord del Monte Bove dove ad attenderci c’erano le ragazze di C.A.S.A. (Cosa Accade Se Abitiamo), in veste di collaboratrici del piccolo ma accogliente rifugio Casali. Il Monte Bove non ha deluso le sue aspettative soprattutto all’alba, quando “l’ultima luna “ lo osservava da ovest mentre il canto degli uccelli allietava il nostro risveglio. Alessandro Rossetti, con nostra grande meraviglia, ha saputo riconoscere ogni cinguettio a conferma del suo grande amore per la natura che va oltre il ruolo di naturalista presso l’ente parco.

L’ospitalità di quelle che mi piace chiamare “ comunità in movimento” è stata straordinaria

Le due tappe successive ci hanno permesso un’immersione profonda nella parte sud dei Monti Sibillini accompagnati da Roberto Canali e due dei suoi asinelli. Roberto è stato uno dei primi in Italia ha praticare il trekking someggiato con asini e muli. A lui mi legano dal 2016 amicizia e stima particolari, nate a seguito del devastante terremoto del centro Italia che gli ha portato via la casa, l’attività di rifugista e in parte quella di accompagnatore. Ci tiene a sottolineare che l’aver sposato il buddismo gli ha permesso di poter fare spallucce di fronte ad una situazione molto difficile che poteva trascinarlo nella disperazione.

La sua compagnia ci ha spalancato le porte sul difficile rapporto tra l’ente parco e le comunità locali. Una difficoltà di comunicazione e di ascolto che ci accompagnerà in tutta la traversata a dimostrazione che per rilanciare il valore delle aree protette a cambiare radicalmente deve essere il rapporto con le comunità locali. Mettersi in ascolto con umiltà costa fatica ma non c’è via d’uscita se si vuole accettare la sfida complessa, ma fondamentale, del tenere in piedi la missione della conservazione della natura e la preservazione della sua biodiversità con la vita quotidiana delle comunità locali. Su questo punto ci tornerò nei prossimi articoli di approfondimento.

cammino lento

La tappa di Castelluccio ci riserva il primo momento d’ascolto delle persone che vivono e lavorano nei territori difficili d’altura e di quanto la soluzione di piccoli problemi potrebbe riavvicinare parco e comunità. Scopriamo piccole e grandi contradizioni nelle quali la burocrazia amplifica l’assenza di ascolto e l’incapacità di una necessaria capacità di sintesi.

Castelluccio, in particolare, è un mondo a sé, come forse lo sono le complesse dinamiche di una comunità piccolissima, autoreferenziale ma affatto unità; cosa che accade spesso anche nei più piccoli nuclei appenninici. Senza ascolto quindi si scavano solchi dove si vanno a sedimentare strumentalizzazioni interessate contro la missione delle aree protette e si allontana la possibilità di creare un’alleanza solida in cui sono le stesse comunità, complesse e mutevoli, a diventare protagoniste attive delle azioni quotidiane a favore della conservazione dell’immenso patrimonio naturale.

Da Acquasanta Terme fino a Campotosto gli abitanti della Laga, guidati da donne appenniniche creative e appassionate, ci hanno regalato momenti di confronto sinceri avvolgendoci con un’accoglienza calda e sincera. Acquasanta è stata la porta d’ingresso alle montagne dell’acqua, così mi piacerebbe apostrofare quel gioco di ruscelli e cascate che rendono i Monti della Laga tra i più selvaggi della dorsale appenninica. Nel paesotto sdraiato lungo la Salaria ad organizzare una serata ricca d’incontri è stata Annalisa, giovane ricercatrice appassionata di aree interne. È stata l’occasione per degustare un’ottima matriciana, presso il circolo ARCI, ed ascoltare alcuni racconti, a volte toccanti, su Amatrice e Accumoli alla presenza dell’assessora al turismo e di Armando Nanni, promotore appassionato delle sue montagne.

cammino lento 4
IL FESTIVAL DEI BORGHI

Come ricordato in apertura la nostra presenza nel versante teramano della Laga ha coinciso con il Festival dei Borghi ideato da Roberto Gualandri e altri amici della Federtrek. Un manifestazione di promozione del territorio distribuita su più di cinque mesi l’anno che sta smuovendo sempre più persone, associazioni ed istituzioni. È commovente vedere come da un’idea di alcuni visionari si possano attivare, dal basso, processi virtuosi capaci di appassionare persone che tornano ad innamorarsi della propria terra. Annarita, Barbara, Paola, Adriano sono solo alcuni dei personaggi che ci hanno accolto con cura avvolgendoci nel racconto di quanta gioia e speranza sta portando nei territori il Festival itinerante.

L’aver partecipato alla riapertura dell’Ostello di Padula, organizzata proprio in occasione del passaggio del nostro cammino lento, ci ha dato la misura di come a incontrarsi in quei giorni sono stati sentimenti sinceri di curiosità e ascolto da una parte e desiderio di far conoscere la voglia di rinascita dall’altra. Un’alchimia che durerà per tutta la traversata in un crescendo di emozioni che avrete modo di leggere nella prossima puntata del viaggio.

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