25 Giu 2024

Oltre il mito della longevità, la Blue Zone è un modello da preservare

Scritto da: Sara Brughitta

"Blue Zone" è un termine che identifica le aree del mondo dove le persone vivono significativamente più a lungo rispetto alla media globale. Nei primi studi in merito emerse come nella provincia di Nuoro, soprattutto nella zona ogliastrina, si trovava l'area con maggiore concentrazione di centenari al mondo. Tuttavia, lo stile di vita che ha contribuito a questa longevità va oltre i semplici slogan turistici e non basta vivere in Sardegna per campare cent'anni.

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Ogliastra - “Blue Zone” è un’espressione utilizzata per indicare un’area demografica e/o geografica del mondo in cui la speranza di vita è più alta rispetto alla media mondiale. Tale concetto nacque grazie a professor Gianni Pes, che per primo studiò il Comune di Villagrande Strisaili (NU); dopo quel momento, altri studiosi si unirono a lui e il concetto acquisì fama mondiale specialmente quando, insieme al demografo belga Michel Poulain, pubblicò su Experimental Gerontology uno studio demografico sulla longevità umana. Qua emerse come nella provincia di Nuoro, specie nell’area ogliastrina, era presente la zona con maggiore concentrazione di centenari al mondo.

Il riferimento al blu ha una motivazione semplice: i due studiosi, nel compiere la ricerca, segnalavano sulla mappa le zone con più alta longevità con dei cerchi concentrici blu. L’alto numero di centenari e l’epiteto di “terra dei centenari” in questi ultimi anni ha spesso guidato le narrazioni mainstream attorno alla Sardegna, ma lo stile di vita degli abitanti della blu zone – aree delimitate che inoltre non comprendono tutta l’Isola – non può essere ridotto a uno slogan pubblicitario che propone vino e maialetto ai pasti, come spesso accade.

blue zone

La Blue Zone è uno stile di vita figlio del suo tempo, da contestualizzare nel periodo storico in cui effettivamente i centenari sono nati e vissuti, per cui le narrazioni odierne che tengono conto solo degli aspetti più “vendibili” della Blue Zone, lasciano il tempo che trovano. Ne parliamo con Paola Demurtas, operatrice nel settore turistico e divulgatrice, nata e cresciuta in Ogliastra ed esperta della Blu Zone.

Chi è Paola Demurtas? Perché si occupa di Blue Zone?

Ho iniziato ad appassionarmi a questo tema durante gli studi universitari, culminati con una tesi di laurea magistrale in Demografia, iniziata nel 2011 proprio sulla Blue Zone e sul problema del suo spopolamento. Da oltre dieci anni lavoro nel settore turistico con esperienza sia in Italia che all’estero e attualmente, cerco di combinare la passione per la mia terra con la mia professione che mi porta spesso lontana: sono un’accompagnatrice turistica e guida ambientale escursionistica, ruoli che mi permettono di conoscere persone da tutto il mondo e di divulgare i principi della Blue Zone, promuovendo uno stile di vita sano e sostenibile, ispirato al passato.

Uno degli elementi più caratteristici è lo stile di vita rurale che prevede un’alimentazione sana e naturale, insieme alla forte coesione sociale

La mia passione per le zone blu nasce dal desiderio di preservare ciò che mi è stato tramandato per tutta la vita e condividerlo con il mondo in modo semplice, dal punto di vista quindi di chi è nata e cresciuta circondata da queste dinamiche e ha potuto approfondirle, grazie a costanti studi, l’aiuto di grandi professionisti e al confronto continuo col popolo della longevità.

Le Blue Zone individuate dagli studi di Gianni Pes e Michel Poulain si trovano in Sardegna, nella provincia di Nuoro e recentemente anche Teulada, nella penisola di Nicoya in Costa Rica e in Icaria, Grecia. Si è poi aggiunta, in base agli studi di Dan Buettner, anche Loma Linda, in California. In base alla sua esperienza e i suoi studi qual è la specificità della blue zone sarda?

La Blue Zone sarda si distingue per una combinazione unica di fattori. Uno degli elementi più caratteristici è lo stile di vita rurale che prevede un’alimentazione sana e naturale, insieme alla forte coesione sociale, il rispetto per gli anziani e uno stile di vita attivo anche in età avanzata; tutti elementi che giocano un ruolo importante.

blue zone
Paola Demurtas

L’ambiente naturale incontaminato e la tradizione di tramandare conoscenze e pratiche salutari di generazione in generazione, hanno contribuito anch’essi alla longevità della popolazione. Ecco perché è importante capire davvero perché quest’area è speciale e indagare su altre possibili zone con le stesse caratteristiche, così come stanno già facendo da anni tanti professionisti e amici dei quali ho tantissima stima, uno tra tutti il professor Gianni Pes, colui ovvero che ha identificato la prima Blue Zone al mondo dando il via a questo fenomeno.

Qual è lo stile di vita della popolazione nella blue zone? E soprattutto, è effettivamente possibile nel concreto seguire questo stile di vita? 

Lo stile di vita nella Blue Zone sarda era caratterizzato soprattutto da una dieta sana, attività fisica costante e forti legami sociali. Le persone tendevano a seguire una dieta basata su prodotti freschi e locali, praticando regolarmente attività fisica attraverso il lavoro agricolo o semplicemente camminando, e mantenendo relazioni strette con la famiglia e la comunità. Parlo al passato perché purtroppo oggi questo fenomeno sta scomparendo, le nuove generazioni non sono più Blue Zone. Ma quello che penso è che sia importante provare ad adattare le buone pratiche di quel vecchio stile di vita, alla nostra vita moderna.

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Foto di Jean Bajean
La Blue Zone nello scenario comune viene spesso trattata come attrazione turistica, accompagnata da slogan come “visita la terra dei centenari!”, con la zona blu che viene quindi estesa a tutta la Sardegna, oppure “il menù dei centenari a ferragosto”, dove però compare un’alta percentuale di carne, decisamente poco presente nella dieta quotidiana dei longevi sotto la lente degli scienziati. Qual è il giusto mezzo?

La Blue Zone deve essere vista principalmente come un modello da preservare e come un esempio identitario da cui trarre insegnamenti preziosi. È fondamentale evitare di ridurre la Blue Zone a un semplice prodotto turistico, distorcendo i principi che la rendono unica. Ad esempio, la tradizione del maialetto arrosto può far parte delle celebrazioni occasionali, ma non rappresenta la dieta quotidiana che contribuisce alla longevità, quella dei nostri centenari per intenderci. La carne era un lusso. Promuovere una comprensione autentica e rispettosa dello stile di vita della Blue Zone significa valorizzare le pratiche sostenibili e salutari, integrandole in un contesto turistico che educa e ispira i visitatori a vivere meglio.

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