13 Giu 2024

Archingreen: bioedilizia e materiali naturali per case a misura di persona e di Pianeta – Dove eravamo rimasti #32

Scritto da: Cinzia Catalfamo

Come cambia il mondo della bioedilizia nel giro di otto anni? Abbiamo provato a scoprirlo risentendo le fondatrici di Archingreen, che avevamo incontrato nel 2016 per parlare di temi come riqualificazione energetica e materiali edili naturali. Oggi c'è più consapevolezza rispetto ad allora? Come sono cambiati i prezzi e il mercato? E le leggi vengono incontro a chi scegliere l'abitare green? Vediamolo insieme!

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Novara - Era il 2016 quando abbiamo incontrato per la prima Emanuela Cacopardo e Roberta Tredici. A quei tempi l’attività di Archingreen era agli albori e le due professioniste stavano iniziando a costruire e riqualificare gli edifici esistenti utilizzando materiali naturali come paglia e terra cruda. Che cosa è successo nel frattempo?

Le abbiamo risentite per chiederlo proprio a loro, alle due socie che non hanno mai abbandonato l’idea che costruire edifici residenziali, commerciali, sia privati che pubblici, sia assolutamente possibile utilizzando esclusivamente materiali provenienti da Madre Natura, senza perderci in termini di estetica e qualità dei progetti. Possiamo addirittura aggiungere che questo tipo di costruzione è pienamente in linea con l’idea di sostenibilità a 360 gradi, dall’abbassamento notevole dei consumi energetici al miglioramento della sensazione di benessere da parte degli utenti finali. 

Dal 2016 sono passati parecchi anni. Quali sono stati i momenti, gli eventi e le trasformazioni principali del lavoro di Archingreen?

Innanzitutto dobbiamo riconoscere che la pandemia del Covid è entrata a gamba tesa sul nostro lavoro. Da quel momento si progetta in modo diverso. Durante il lockdown abbiamo invitato i nostri clienti a fermarsi un attimo, riprendere il progetto in corso e rivederlo con la mentalità che si andava creando tra le persone, rimanendo bloccati in casa. Quasi tutti hanno voluto modificare l’idea inserendo spazi aperti, balconi, arredo flessibile. Inoltre hanno capito come sia importante “sentirsi bene” all’interno della propria abitazione.

Archingreen

Noi, fin dall’inizio della nostra attività, abbiamo sempre parlato dell’idea della casa come “una terza pelle” e questo concetto durante il Covid è stato particolarmente vissuto e compreso. In questo senso, abbiamo provato a cogliere l’attimo. Tra l’altro è stato proprio il periodo che ci ha permesso di studiare e formarci ancora meglio sulla progettazione, sui materiali, e approfondire dei temi importanti che ci sono serviti per migliorare molto le nostre attività e raggiungere risultati che ci hanno dato grandi soddisfazioni.

Qual è la vostra opinione sul superbonus e come esso ha influenzato i vostri progetti?

La parentesi del “110” è stata secondo noi poco efficace, perché sul piano concreto non è stata in grado in grado di trasformare una filosofia “sana”, ma piuttosto si è rivelata una corsa per accaparrarsi più detrazioni possibili, non cogliendo l’idea del legislatore. Noi questo fatto l’abbiamo un po’ subito. In quel momento lavoravamo con clienti che non avevano aderito al 110 e con altri che hanno colto l’occasione per aggiungerlo alle loro abitazioni. Nonostante questo, non abbiamo voluto stravolgere il nostro modo di lavorare.

Da un anno, da quando abbiamo chiuso i progetti del superbonus, la nostra attività ha ripreso nel modo di prima, ma in maniera molto più energica. Noi consigliamo le costruzioni naturali con maggior forza e convinzione perché negli anni di esperienza ci sono arrivati dei feed back dai clienti per noi molto preziosi e positivi.

Archingreen
Qual è il vostro processo di organizzazione del lavoro?

L’idea è quella di edificare o ristrutturare con materiali naturali iniziando dall’involucro. Quando questo è costruito tutto in naturale, noi possiamo calcolare i consumi energetici e i fabbisogni effettivi. C’è da dire che è sempre un lavoro a quattro mani, ovvero una progettazione integrata con le imprese e i fornitori che sposano i nostri valori. In questo modo le case funzionano come un organismo unico. Nell’ultimo periodo ci siamo rese conto di come queste abitazioni, abbinate alla tecnologia moderna, possano diventare eleganti, con caratteristiche moderne come una casa in calcestruzzo. Si potrebbe pensare che le nostre costruzioni seguano un concetto rustico, ma invece non è affatto così, tanto è vero che al momento stiamo ristrutturando una villa molto elegante. 

Le persone che sono sempre più sensibili al discorso del naturale, si avvicinano a noi in modo più volentieri e in maniera autentica. Questo elimina tutta una serie di concorrenti “farlocchi”. Negli anni abbiamo acquisito una grande conoscenza nell’utilizzo di questi materiali. Adesso, ad esempio, stiamo ristrutturando una villa con un budget limitato e siamo riuscite a isolarla dall’interno utilizzando la cellulosa e portando la costruzione in classe A4, isolandola benissimo sia in estate che in inverno, senza per questo incidere sul costo. La cura del cantiere, nell’utilizzo di questi materiali, ci permette di trovare soluzioni sartoriali. Il riscontro positivo c’è sia nel confort del cliente, che rimane soddisfatto perché noi l’abbiamo accompagnato passo dopo passo. 

Voi insistete molto sulla qualità. Cosa significa?

Noi partiamo dall’idea che la sostenibilità delle costruzioni deve essere a 360 gradi, anche facendo attenzione alle possibilità economiche. Negli ultimi anni, in cui ci sentiamo forti e motivate, la premessa è che dalla qualità non si può prescindere; il che non significa che non si possa raggiungere “remando” anche nella direzione del budget. I clienti si devono affidare a noi come professioniste. La qualità del lavoro noi la richiediamo anche alle imprese che collaborano con noi. Quindi l’impresa e il cliente sono fondamentali nel successo della costruzione, fanno la differenza. Noi siamo il riferimento tecnico, progettuale e architettonico, quindi è necessaria una reciproca fiducia.

Archingreen

Ci è capitato di veder cadere un progetto a causa queste problematiche. In generale ci troviamo molto bene con le imprese più piccole. Quelle più strutturate sono difficili ed è un vero peccato perché le loro potenzialità sono maggiori. Con l’artigiano a volte manca una capacità operativa e gestionale dovuta alla presenza di pochi operai nell’organico. Per noi la qualità consiste anche nella scelta dei materiali naturali migliori come la canapa, l’insufflato con la cellulosa, le fibre di legno per l’isolamento delle coperture, la calce e l’argilla, la paglia; per esempio, un mix di calce e canapa, utilizzato sotto forma di mattoni, ci permette di costruire le murature perimetrali. Per le strutture utilizziamo solo il legno. 

Come fate per le fondamenta?

Per le fondamenta abbiamo provato con altri sistemi, ma non troviamo l’impresa che osi seguirci. I costi più o meno sono uguali e quindi le imprese preferiscono la struttura classica. Le nostre strutture, rispetto al convenzionale, sono molto più leggere quindi rappresentano un vantaggio molto importante per i terreni sismici, mentre per le alluvioni sono come una casa convenzionale. Il vantaggio però di una parete traspirante è che si asciuga più in fretta.

Cosa prevedete per il futuro e quali sono i vostri sogni?

Il nostro sogno è di progettare un edificio scolastico. Abbiamo riqualificato energeticamente una scuola e mentre facevamo questo intervento abbiamo chiesto di parlare con le classi per spiegare ai ragazzi cosa stavamo facendo e il significato di questo intervento. I giovani sono molto più attenti a quello di cui parliamo. Quando abbiamo trattato dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite loro erano più al corrente della maggior parte degli adulti che incontriamo.

Noi partiamo dall’idea che la sostenibilità delle costruzioni deve essere a 360 gradi, anche facendo attenzione alle possibilità economiche

A livello di finanze non abbiamo supporti dall’UE, ma qualche collaborazione con alcuni Comuni per capire come riuscire ad accedere a dei fondi PNRR. Abbiamo provato a cooperare con piccoli Comuni che ci avevano avvicinato, ma da parte loro non esiste alcuna programmazione. In questo modo non possiamo andare avanti con il sistema pubblico, anche se il nostro primo lavoro tra il 2010 e il 2011 è stato compiuto proprio con un piccolo paese di 4000 abitanti.

A quell’epoca ci venne chiesto di progettare qualcosa di bello per i ragazzi. Il Comune in questione aveva raccolto 187000 euro per le politiche giovanili. Abbiamo pensato come, in maniera coerente, cogliere questa opportunità e soprattutto come fare a ottimizzare i costi. Ci venne in mente di realizzare questo centro in autocostruzione insieme ai ragazzi stessi. Quindi con coerenza forte sia per il contenuto – i ragazzi – sia per il contenitore – lo spazio per i giovani. Abbiamo utilizzato i materiali che ci sembravano i migliori per confort e facilità esecutiva. È stata la prima costruzione pubblica in Italia realizzata in questo modo, ovvero con il concetto di autocostruzione con l’utilizzo di materiali naturali.

Nel vostro lavoro è importante anche saper comunicare l’importanza delle vostre scelte.

Ultimamente abbiamo deciso di rinnovarci anche dal punto di vista della comunicazione, rivolgendoci a un maggior numero di interlocutori che capiscano quanto è importante investire anche su quello che non si vede in una casa. Innanzitutto è stato necessario compiere un percorso identitario. Ci siamo rese conto che ci sono tantissimi studi convenzionali, ma non c’è quasi nessuno che come noi prende in mano tutti i materiali, soprattutto quelli naturali. Sono veramente pochi i professionisti che hanno questa visione integrata del progetto e un approccio alla sostenibilità a 360 gradi: architettonica, energetica e sociale.

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Su questo studiamo tanto e vale la pena investire ancora di più. Cerchiamo di intercettare persone che capiscono che la tecnologia e il naturale sono concetti che si sposano con il materiale. Il legno è entrato a far nella normativa anni fa, adesso ci aspettiamo che questo possa succeder anche con la paglia. Noi puntiamo sulla divulgazione dei nostri valori, dei nostri lavori concreti, sul dare benessere ai singoli e alla società e soprattutto sul rendere questi argomenti accessibili a tutti, non dimenticando mai il concetto della qualità.

Qual è la vostra visione da qui a cinque anni?

Sicuramente prevediamo un nostro importante investimento sullo studio delle case prefabbricate in materiale 100% naturale. In vera bioedilizia, per capire come riuscire a realizzare case in legno e paglia per rendere più semplice la cantieristica. Quello che manca infatti non sono tanto i materiali naturali – per esempio la paglia – quanto un processo di ingegneria del prodotto che lo rendera più accessibile alle imprese.

Noi vogliamo costruire case prefabbricate con sistemi ingegneristici in modo che tutti i materiali naturali siano utilizzati al meglio, senza le colle usate generalmente che rilasciano sostanze non sane. Se si utilizzassero materiali sostenibili le case non costerebbero di più. Inoltre, ci si augura che gli edifici pubblici possano essere oggetto di importanti qualificazioni in bio-edilizia. La nostra filosofia è quella del grande architetto inglese Richard Rogers, cioè che “non si possa pensare all’architettura senza pensare alla gente”.

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