17 Giu 2024

Sartoria Sociale Al Revés, dove il riciclo del tessile è sinonimo di riscatto

Scritto da: Maria Enza Giannetto

Con la sua sede in un bene confiscato alla mafia, la sartoria sociale della cooperativa Al Revés è simbolo di seconde opportunità per le persone che hanno vissuto ai margini. Seconde opportunità come quelle che vengono date ai tessuti riutilizzati nell'ottica dell'economia circolare e del riciclo creativo.

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Palermo - “Rethink your Life, Rethink your design” è il loro motto. E a guardare bene il significato del nome che, ormai dodici anni fa, si sono scelti, l’idea dell’inversione di tendenza era già insita in tutto il progetto. Parliamo della Al Revés Società Cooperativa Sociale di Palermo, il cui nome, locuzione di lingua ispanofona che significa “al contrario”, indica il punto di vista diverso che vuole coniugare il senso di movimento con la necessità di invertire anche il punto di vista con cui si osserva la propria esistenza.

Una cooperativa nata, come sottolineano i fondatori «dall’inquietudine creativa e professionale di chi fa da anni lavoro sociale e dall’istanza etica di rispondere concretamente e creativamente all’esigenza di cambiamento di chi ha sperimentato sentimenti di disperazione, di chi ha vissuto ai margini esistenziali e sociali e cerca una via di riscatto». E un progetto che guarda, da sempre, alla possibilità di una seconda vita per le cose e per le persone, cominciando non a caso, dal campo del riciclo tessile.

Al Revés

«Il riciclo tessile coniuga la possibilità di riscattare una frazione di rifiuti poco attenzionati e una scelta metaforica verso un nuovo modo di presentarsi», spiega Rosalba Romano, assistente sociale tra le fondatrici della cooperativa e oggi responsabile proprio della Sartoria sociale. «Con Al Revés abbiamo avviato un percorso di promozione umana attraverso l’impegno occupazionale e creativo. In particolare, con il riciclo tessile si trasformano i rifiuti in risorsa e, allo stesso tempo le persone, giovani difficili, migranti, detenuti, persone con disabilità scoprono il proprio talento creativo e lavorativo e trasformano la propria vita».

LA SARTORIA SOCIALE AL REVÉS FAVORISCE INCLUSIONE SOCIO-LAVORATIVA E RELAZIONALE

Tra i vari progetti che in questi anni sono stati avviati in questi anni, la sartoria sociale è sicuramente quello più rappresentativo: un’impresa sociale multidimensionale, nata per offrire un servizio di presa in carico e favorire l’inclusione socio-lavorativa e socio-relazionale di persone svantaggiate. Inoltre, dal 2017 la sede dell’attività è un bene confiscato alla mafia: un locale in Via Casella 22, appartenuto al boss Antonino Buscemi e promuove il riciclo tessile e l’economia circolare nel settore moda lanciando anche messaggi di legalità.

«La sartoria – continua Romano – è anche un ​social shop, fisico e online, di capi vintage e prodotti artigianali​ e un ​luogo di produzione e apprendimento dove si eseguono ​riparazioni sartoriali, si producono abiti e accessori, si lavora conto terzi, si organizzano attività e incontri, corsi di cucito e bricolage rivolti a singoli, a gruppi e alle scuole. Un laboratorio creativo in cui lavorano insieme professionisti del cucito, educatori, operatori sociali e persone in difficoltà personali, relazionali, occupazionali o esistenziali».

Il progetto guarda, da sempre, alla possibilità di una seconda vita per le cose e per le persone, cominciando non a caso, dal campo del riciclo tessile

Il progetto coinvolge persone di varie etnie nel ​recycling e upcycling – come abbiamo raccontato con l’esperienza di Repunto – di abbigliamento usato, favorendo percorsi di empowerment e di educazione al lavoro. Perché il messaggio che si vuole veicolare è quello di ​una nuova possibilità di vita per il capo e per la persona​: in Sartoria Sociale​ ​gli scarti tessili diventano risorse ​e​ gli incontri si trasformano in relazioni​.

AL REVÉS PUNTA SU RECYCLING E UPCYCLING PER AVVIARE PERCORSI DI EMPOWERMENT

Con lo slogan ​#SiamoTuttiExDiQualcosa la Sartoria continua a valorizzare le provenienze di ognuno e a proporsi come un luogo “altro” di accoglienza di storie, narrazioni ed esperienze. «Tutti – spiegano – proveniamo da una storia, tutti portiamo in eredità quello che ci è appartenuto o a cui siamo appartenuti. ​Un amore, un’amicizia, un lavoro, una dipendenza, un luogo: ciascuno di noi, nella propria vita, ha dovuto fare i conti con ​una svolta o un cambiamento​, per darsi una nuova identità o una nuova chance».

Al Revés

Grazie alla collaborazione con i servizi sociali del settore privato e pubblico, vengono avviati percorsi di autoimprenditorialità per creare una piattaforma reale di scambio e collaborazione tra persone di ambienti e problematiche totalmente diverse. Inoltre, con la nascita, nel 2013, del​ Pagliarelli Lab, un ramo produttivo della Sartoria ha preso vita nella sezione femminile del carcere Pagliarelli di Palermo. Le detenute vengono infatti formate e avviate alla manifattura tessile, con l’obiettivo della risocializzazione e del reinserimento professionale.

Sostenuto da ​Fondazione Con il Sud​, il progetto ha permesso di esplorare tutte le potenzialità dell’imprenditoria sociale, tessendo relazioni di valore, trovando nuovi partner commerciali, creando opportunità di lavoro, aggregando professionalità e gruppi di interesse e incoraggiando il coinvolgimento della comunità attorno allo stile di vita equo e solidale. Avviare e mettere a sistema, insomma, ​un modo più inclusivo e innovativo di fare impresa​, in una Sicilia ancora poco abituata a fare rete, che tuttavia ricerca modelli alternativi di lotta alla frammentazione e alla precarietà del lavoro.

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