Ugo Biggeri: e se finanza etica ed economia sociale arrivassero a Bruxelles?
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In questi 12 anni di indagine sull’Italia che Cambia abbiamo incontrato molte volte Ugo Biggeri. Fu il primo a raccontarmi di Banca Etica e grazie a lui scoprii il favoloso mondo della finanza etica e l’impatto enorme che possiamo avere con la semplice scelta della banca in cui mettere i nostri soldi. Poi tornai a intervistare Ugo rispetto ad Aia Santa, un magnifico progetto residenziale che vi invito a scoprire se ancora non lo conoscete. E più in generale intervistai Ugo molte e volte e su diversi ambiti dell’economia sociale ed ecologica, del cambiamento sistemico e persino della formazione – insieme collaboriamo a Scuola capitale sociale.
Quando ho scoperto che Ugo si candidava alle elezioni europee quindi sono caduto dalla sedia! “Ma come – mi sono detto –, Ugo entra nel ginepraio delle elezioni?”. Fu proprio Giuseppe Conte, Presidente M5S ad annunciarlo. Da quel momento il dilemma interiore. In questo giornale – per scelta precisa – non parteggiamo mai per alcuna forza politica e non diamo spazio a “comizi elettorali”, per quanto ognuna e ognuno di noi abbia le sue simpatie e – soprattutto – le sue antipatie, ma allo stesso tempo negare di stimare una persona che per 12 anni abbiamo raccontato e promosso e con la quale abbiamo costruito percorsi mi sembrava semplicemente ipocrita.
Ho quindi deciso di fare uno strappo alla regola e intervistare Ugo a pochi giorni dalle elezioni, ribadendo contestualmente che Italia che Cambia non appoggia alcuna forza elettorale ma allo stesso tempo che molte delle tematiche proposte da Ugo, come da Dario Tamburrano, da alcuni candidati dei Verdi e da alcuni singoli candidati del PD o di altre forze “progressiste” sono sicuramente temi per noi fondamentali.
Inoltre, la storia insegna che in Europa, più che nei parlamenti nazionali, i singoli parlamentari possono davvero cambiare le cose a livello sistemico e da questo punto di vista Alexander Langer fu precursore e testimone di ciò, entrando “da solo” e gettando le basi per moltissimi temi ancora oggi avanguardistici come ad esempio i corpi civili di pace.
IL PERCORSO DI UGO BIGGERI
Per sapere chi è Ugo Biggeri, vi invito a riguardare le due video-interviste realizzate con lui in passato. Le trovate qui e qui. Lo scorso aprile, dopo 25 anni, Ugo lascia il gruppo Banca Etica e si dedica alla Global Alliance for Banking on Values (GABV) un network indipendente di banche che usano la finanza per promuovere un’economia sostenibile a livello economico, sociale e ambientale.
Ugo mi racconta che lo scorso autunno, in un incontro internazionale di questo network, si è cominciato a discutere di possibili candidature. «Ci siamo resi conto che l’Unione Europea stava legiferando sulle tematiche della finanza sostenibile e che noi faticavamo a farci ascoltare. Da lì è nata l’idea di provare a entrare nelle istituzioni». A quel punto vengono provati degli approcci con diverse forze progressiste senza però ottenere grandi risultati.
La svolta arriva dopo Pasqua con l’attacco del Governo alla legge sul controllo delle armi: «Ho incontrato Conte e lui mi ha candidato, ma non posso dire di essere stato tirato per la giacchetta. Una volta accettata la candidatura, sono stato sorpreso dalla possibilità di ascolto che ho trovato e dalla possibilità di interagire sul programma». Ugo è candidato nel nord-est, secondo in lista e quindi ha buone possibilità di “entrare”. E allora parliamo dei temi che Biggeri vuole portare in Europa.
LA FINANZA SOSTENIBILE E L’ECONOMIA SOCIALE
Ovviamente i primi temi su cui Biggeri cercherà di lavorare a Bruxelles saranno la finanza sostenibile e la critica alla finanza globale. «Su questi temi non sarà difficile trovare alleati nelle varie forze politiche, forse anche in quelle lontane dalla mia sensibilità. Cercherò anche di formare intergruppi nei quali lavorare con rappresentanti di diverse forze politiche su temi a noi cari. Da questo punto di vista sono due i punti chiave che vorrei far “passare”»:
- L’idea di un pensiero economico diverso. Tantissime leve sono sulla fiscalità e non sono ancora esplorate. Abbiamo un mercato dei derivati che muove volumi enormi. Quando compri un future paghi qualcosa alla compagnia per stipularlo. Questa spesa è enorme, tanto da essere comparabile al PIL mondiale. E tutti questi soldi oggi vanno alle compagnie finanziarie per stipulare derivati. Sarebbe quindi il caso di inserire una tassa sulle transazioni finanziarie. In questo modo si fermerebbe l’uso speculativo dei derivati spingendo più risorse verso l’economia reale e nel frattempo si potrebbero finanziare molti progetti ecologi e sociali con le nuove entrate.
- La revisione di un sistema di tassazione fermo all’800 che continua a tassare il lavoro. Spostiamo le tasse dalle ore lavorate alle materie prime consumate, inclusa l’energia. In questo modo si liberano risorse per realizzare una transizione ecologica equa che non ricada sui più deboli o sui meno abbienti.
FARE LA PACE IN TEMPI DI GUERRE
Più difficile sarà lavorare sul tema della pace. «Io sono per un cessate il fuoco immediato – mi spiega Ugo – e penso che non stiamo utilizzando tutta la nostra diplomazia per questo. Fare un intergruppo su questo sarà difficile perché quasi tutte le forze europee sono su altre posizioni… Eppure io penso che in fondo tutti si rendono conto che il cessate il fuoco sia l’unica strada. Purtroppo si devono fare le trattative con i nemici. Un cessate il fuoco non vuol dire una pace giusta… ci si ferma sulla linea del fronte che c’è ora».
Questo argomento mi stimola e mi angoscia allo stesso tempo. Anche io sono sempre per la pace e non vorrei mai finanziare una guerra ma non saprei bene come pormi di fronte a un’invasione. Quando è giusto fermarsi? Quando e cosa si può subire? E quali sono i rischi se non ci si ferma?
A questo proposito stuzzico Biggeri, facendogli notare che è bello non finanziare le armi ma che senza armi i popoli rischiano di rimanere indifesi di fronte a possibili invasori. «Siamo drogati dall’ideologia del libero mercato – si infervora Ugo – e troviamo normale che Leonardo debba essere quotata in borsa e possa presentarsi come impresa sostenibile». Già, quella Leonardo che nel 2023 ha avuto oltre 15,3 miliardi di ricavi da sempre in prima linea nello sviluppare “capacità tecnologiche in ambito Aerospazio, Difesa & Sicurezza”…».
Quella stessa Leonardo che ha nominato come Amministratore Delegato e Direttore Generale Roberto Cingolani, già ministro della transizione ecologica sotto il governo appoggiato da Conte. Lo faccio notare ad Ugo, che ovviamente non ha alcuna responsabilità in merito, ma condividiamo che non è stata una bella parentesi quella di Cingolani. Tornando al mercato delle armi, Ugo mi spiega che il fatto che queste siano quotate in borsa spinge la produzione di armamenti verso la ricerca del profitto.
«Il sistema di armamenti è già stra-sovvenzionato dal settore pubblico, non si capisce perché debbano avere i guadagni i privati. Le imprese di armi vanno gestite dallo Stato senza che nessuno ci lucri sopra». A questo proposito Biggeri ha le idee chiare: «Io sono obiettore di coscienza ma credo sia importante realizzare la difesa comune Europea. Questo renderebbe più credibili anche le nostre azioni per la pace».
TRA VOLI E MIGRANTI, IL FUTURO È ADESSO
Prima di salutarci, Ugo mi racconta come le sue posizioni sui migranti siano molto diverse da quella di Di Maio – che parlava di taxi del mare in riferimento alle ONG che salvano vite nel Mediterraneo – e che lui pensa che le migrazioni non siano un problema ma un’opportunità per affrontare il tema della denatalità, senza per questo escludere politiche che incentivino e accompagnino i neogenitori. Riflettiamo insieme anche sulla follia di spostare ogni settimana centinaia di europarlamentari in aereo verso Bruxelles o Strasburgo e ci chiediamo quali possano essere le alternative.
Infine, prima di salutarci, Ugo mi confida: «Non sono un candidato di Manitese, Greenpeace, Banca Etica e Commercio Biologico – tutte organizzazioni di cui ho fatto parte – ma sono un candidato PER loro, nel senso che porterò questi temi nel programma e nella mia attività se verrò eletto». Noi seguiremo il suo lavoro e promettiamo ai nostri lettori che – nonostante la stima e l’amicizia – lo faremo senza sconti.
Per saperne di più sulle elezioni europee 2024 non perdetevi la puntata di Io Non Mi Rassegno + di sabato 1° giugno.
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