Ad Agrigento è nato il Parco Rosario Livatino, luogo di memoria e simbolo di lotta alle mafie
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Agrigento - Il giudice Rosario Livatino, assassinato dalla mafia il 21 settembre 1990 a soli 37 anni e beato dal 2021, era un amante dell’ambiente, della natura e degli alberi. Grande fu il suo impegno contro la mortificazione del territorio. Anche per questo, ad Agrigento, è stato appena inaugurato il Parco Rosario Livatino, proprio lungo la strada statale 640 “La strada degli scrittori”, in contrada Gasena, nel luogo dove fu ucciso.
L’area, di circa 4.500 metri quadri, è stata concessa da Anas per la durata di dieci anni al Co.N.Al.Pa. – Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio, associazione no profit che con l’aiuto di tanti volontari ha già piantato circa 800 arbusti per trasformare l’area in un polmone verde da curare, godere e rendere testimonianza vivente di memoria. A portare avanti l’iniziativa c’è sempre, in prima linea, Mimmo Bruno, presidente della sezione Conalpa di Agrigento e grande ambientalista che con il giudice Livatino collaborò.
IL PARCO ROSARIO LIVATINO NASCE DOPO TRE ANNI DALLA BEATIFICAZIONE DEL GIUDICE
A distanza di tre anni dal compimento del processo di beatificazione – il giudice ragazzino, proclamato beato il 9 maggio 2021 è il primo magistrato Beato nella storia della Chiesa cattolica – accanto alla stele a lui dedicata nel luogo dell’assassinio, il parco Rosario Livatino è stato inaugurato il 17 maggio. «Un susseguirsi di impegno e dedizione ci ha portato, dopo circa sedici mesi dalla concessione dell’area da parte di Anas Sicilia, a trasformare quella scarpata arida dell’ultimo viaggio del giovane giudice, in un percorso naturalistico con centinaia di piante piccole e grandi», dice Mimmo Bruno.
«La lapide – continua – posta sul grosso masso di pietra calcarea dove è stato assassinato il giovane magistrato si trovava in un percorso accidentato, brullo, pieno di canne, detriti e rifiuti che è ora stato trasformato in un percorso fruibile a tutti. Dobbiamo dire grazie a tutti i benefattori e a chi ama fare memoria e ricordare questo grande giudice ambientalista che ha tanto protetto i nostri boschi agrigentini e la Valle dei Templi di Agrigento dalle continue aggressioni di eco incendiari e abusivi».
«È vero – continua –, è stato necessario oltre un anno di interventi di bonifica e miglioramento per poter inaugurare: l’intera area è stata oggetto di lavori importanti ed è stato realizzato anche un percorso delimitato da staccionate e alberi, sono state collocate alcune panchine, è stato installato impianto di illuminazione alimentato da un impianto fotovoltaico e un sistema di videosorveglianza. Ora saranno necessari ulteriore impegno e ulteriori aiuti per il completamento di alcune strutture che saranno a corredo e rifinimento del parco, ma il Parco ora c’è ed è come aver acceso una fiamma di speranza per un futuro migliore».
NEL PARCO ROSARIO LIVATINO OGNI PIANTA VERRÀ DEDICATA A UNA VITTIMA DI MAFIA
«Abbiamo piantato 800 piante, tra cui 500 piante della macchia mediterranea donate dalla Questura di Agrigento tramite azienda foreste Agrigento. Le altre sono state comprate dal Conalpa e altre associazione ambientaliste, nonché da parrocchie, università, cittadini e donate da vivai privati come ad esempio le tante Palme. In autunno ne pianteremo un altro centinaio, soprattutto ginestre tipiche del nostro territorio. Ogni nuova pianta che crescerà verrà dedicata a una persona vittima innocente di attentati mafiosi».
«Io credo – continua – che anche questo sia fare memoria e che sia necessario farlo, come dei beni confiscati alla mafia e di chi li tiene colpevolmente abbandonati». Il Parco Rosario Livatino è un importante progetto di legalità, memoria e tutela ambientale. «L’obiettivo ora è quello di farlo diventare il Parco della Memoria una meta speciale per scuole e famiglie e per tutti coloro che intendono onorare il sacrificio di questi eroi affinché possano coltivarne la memoria condividendone gli alti valori etici e sociali che la stele in memoria del giudice Beato, evoca», conclude Bruno.
Il tutto per rispondere alla volontà di coltivare e preservare memoria e di far fede anche all’intento primario del Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio ovvero recuperare aree verdi o realizzarle ex-novo per il bene della collettività, piantando alberi e promuovendo educazione ambientale e cultura del paesaggio.
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