6 Mag 2024

Il primo abbraccio: coccole e conforto per i piccoli in difficoltà e per le loro famiglie

A chi dice che non sempre tutto è possibile, l'associazione di volontariato Il primo abbraccio risponde facendo le coccole. Gloria, la presidente, e tutto il suo team dal 21 settembre 2017 si occupano di accogliere e aiutare bambini che vivono in grandi difficoltà: non solo abbracci, ma anche affetto, sorrisi, momenti felici e spensierati. Il tutto supportato da servizi di assistenza fisica, psicologica e materiale.

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Campania - In ogni mio ricordo più caldo c’è come protagonista un abbraccio: non c’è mai stata nessuna lacrima che non potesse essere festeggiata o curata con delle braccia calde attorno al mio corpo. Ciò che conta non è essere affettuosi o bisognosi di dimostrazioni: a tutti prima o poi nella vita è capitato – in momenti di estrema felicità o di profonda tristezza – di aver bisogno di un abbraccio.

Che sia per sfogo, per cortesia o per solidarietà, sapere che qualcuno è al nostro fianco ci aiuta ad affrontare meglio le problematiche e a gioire di una sana felicità. E se a richiederlo fossero neonati in fasce, bambini abbandonati o che vivono in condizioni di gravi difficoltà? Ed è proprio a coloro i quali hanno poco o nulla che l’associazione Il primo abbraccio si rivolge.

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LA STORIA DE IL PRIMO ABBRACCIO

A parlare con noi è la presidente dell’associazione, Gloria Lauropoli. Da sempre impegnata con neonati e bambini – avendo un asilo nido e una scuola paritaria – il 21 settembre 2017 fonda l’associazione Il primo abbraccio. La denominazione dell’associazione corrisponde in toto alla mission che è alla base di questo ente: far sentire amati e non più soli attraverso il calore di un abbraccio

L’associazione è nata per caso: «Era da qualche anno che mi balenava l’idea di fondare un’associazione a sostegno dei bambini; venni a conoscenza di una realtà che si trova nel nord Italia e che si occupa di sostegno attraverso le coccole. Frettolosamente li contattai per chiedere di aprire una succursale qui a Napoli, ma la loro risposta fu negativa. Da buona napoletana ciò non mi fece arretrare – tutt’altro –, così fondai la mia associazione, un’associazione che avesse radici nel suolo partenopeo, proprio qui a Napoli».

Dopo due mesi dall’apertura ci fu la prima chiamata dal Secondo Policlinico: una bambina di sei mesi affetta da sindrome di Down era stata abbandonata nella culla termica, «ed è proprio a seguito di questa chiamata che io e i volontari dell’associazione cominciammo il nostro viaggio di solidarietà. Le nostre giornate trascorrevano al suo fianco, stringendole le mani. Con lei è anche iniziato il nostro progetto “La valigia dei ricordi”, una box all’interno della quale abbiamo adagiato la sua prima tutina, le sue prime foto, il suo primo giochino. Donare ai bambini un passato è importante quanto donare loro un presente sereno. Grazie alla nostra valigia potranno avere anche loro dei ricordi sui quali poter fantasticare ed emozionarsi». 

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Un bigliettino arrivato insieme a una donazione.
ELOGIO DEGLI ABBRACCI: IL POTERE INVISIBILE DELLE EMOZIONI 

Checché se ne dica, le dimostrazioni di affetto non hanno soltanto il potere di curare i mali passeggeri; i loro benefici sono a lunga durata. La dottoressa Agnese Rossi in un recente articolo ha affrontato l’argomento: “I poteri di questo gesto, apparentemente semplice ma dai grandi benefici, toccano corpo e mente e spaziano da importanti vissuti emotivi e relazionali, come lo scambio di emozioni intense, la rassicurazione, la trasmissione di affetto, a significative attivazioni neuroendocrine, in quanto attiva la produzione di neurotrasmettitori e ormoni che favoriscono il benessere psicofisico, rinforzando il sistema immunitario e riducendo ansia, paure e stress. Un abbraccio ci permette di affidarci all’altro e quindi anche di allentare le nostre rigidità e la tensione muscolare”.

I VOLONTARI, L’ANIMA DELL’ASSOCIAZIONE 

I sorrisi e gli abbracci di chi ce l’ha fatta ripagano di tutti i sacrifici e di tutte le porte in faccia. Sono oltre 90 le famiglie a cui l’associazione Il primo abbraccio da sostegno: più di 250 persone. 250 persone che settimanalmente ricevono alimenti, pannolini, omogeneizzati, beni di prima necessità e non solo: grazie alle donazioni si riesce anche a fornire passeggini, abiti, culle, bottigline, latte in polvere, biscotti. Ci sono famiglie che a fine mese si trovano a non poter fare più la spesa. Non bastano l’aiuto e la collaborazione con altre associazioni, con i servizi sociali o la Caritas, grazie alla quale ricevono il pacco alimentare, ma servono azioni mirate.

Lui è rinato per una seconda volta e con lui anche noi

I volontari – grandi e piccoli benefattori, medici, psicologi, assistenti sociali – al quartiere Sanità una volta a settimana aprono la sede per consegnare i beni alle famiglie che vengono a richiedere un aiuto, ma ogni settimana le richieste aumentano: un girone infernale. «Noi siamo disperati. Loro non sanno come fare, spesso non hanno nulla. Siamo in una lotta tra poveri, siamo un terzo mondo emotivamente parlando: chi può non dona a chi ne ha realmente bisogno. Ma noi ci siamo sempre. E fortunatamente nella nostra città, qui a Napoli abbiamo un assessore alle politiche sociali – Luca Trapanese – che si sta battendo tanto, che cerca di fare anche l’impossibile, ma spesso anche lui si trova con le mani legate».

STORIE DI ORDINARIA UMANITÀ

«La nostra seconda chiamata l’abbiamo avuta dall’ospedale Santobono: c’era un bambino nato con varie problematiche, non riconosciuto dai genitori. Appena nato e già abbandonato. Era solo nel reparto di terapia intensiva neonatale e anche in questo caso – Natale e Capodanno compresi – noi ci siamo stati. Completamente immobile in quella culletta e cieco, fortunatamente è stata adottato da due medici di Bologna. Quando è andato via ci ha stretto le mani e ci ha sorriso. Ancora oggi siamo in contatto con i genitori che ci tengono aggiornati sui suoi progressi. Lui è rinato per una seconda volta e con lui anche noi».

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Storie di umanità e amore. Storie forti, come forti sono i volontari che lottano ancora, nonostante la sfiducia nel prossimo, per un mondo a misura di bambino e non solo di adulto. Storie forti come sono forti i benefattori che aiutano questa associazione: Gloria ci tiene a ringraziare pubblicamente una docente universitaria ormai in pensione grazie alla quale ogni mese “ce la fanno”. Ma ogni euro fa la differenza. Da poco hanno cominciato a collaborare anche con La casa di Matteo, una casa famiglia che si occupa esclusivamente di bambini affetti da patologie ad alta complessità assistenziale. 

Nei prossimi mesi dovrebbe anche partire il progetto al Secondo Policlinico, che li vedrà al fianco dei genitori che hanno bambini in degenza prolungata. «Prima che i genitori vivano un momento di distruzione mentale e psicologica, noi ci saremo. Vorremmo dare loro la possibilità di riposare, anche solo per un’ora, il tempo di staccare dalla quotidianità asfissiante».

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