2 Mag 2024

La musica libera di Gianfranco De Franco, sempre in bilico e senza confini

Scritto da: Tiziana Barillà

Musicista, compositore, insegnante. Gianfranco De Franco è «una persona che ha scelto di vivere immerso nella musica». Oggi vive a Perugia e lavora in tutto il Paese ma è in Calabria che ha forgiato la sua formazione ed è stato questo – assicura – a dargli una marcia in più. Con lui abbiamo parlato di musica, di giovani e di educazione.

Salva nei preferiti

Cosenza - Gianfranco De Franco è un polistrumentista, musicologo e musicoterapeuta. O in altre parole, le sue, «una persona che ha scelto di vivere immerso nella musica». Lo incontro nel suo studio di Perugia, un vero e proprio rifugio dai rumori del nostro tempo, tra spartiti,  casse, leggi, strumenti e la tela de “La danza di Matisse” in attesa di essere musicata, che dal monitor ogni tanto ruba la sua attenzione.

Gianfranco è calabrese di Laino Borgo, l’ultimo paese alle porte con la Basilicata, noto ai più per la lunga tradizione delle sue bande musicali. Ed è proprio in una di queste che prende le sue prime mosse da musicista. A dieci anni si presenta alla banda del suo paese perché vuole suonare i piatti, mi racconta divertito. «Era il modo più veloce di entrare, aggirando i 3-4 anni di prove e studio necessari per qualunque altro strumento».

gianfranco de franco

«Ma il maestro Calvosa mi prese le mani e decise che erano sono mani da clarinetto! Non so quanto fosse per le mie mani [scherza, ndr] ma gli sono riconoscente perché ha cambiato la mia vita, da lì ho capito che il mio futuro sarebbe stato un “lungo soffio”». A 18 anni si trasferisce a Cosenza e frequenta contemporaneamente il Conservatorio Stanislao Giacomantonio e il DAMS/Musica dell’Università della Calabria, per concludere con la specializzazione in musicoterapia. 

Sul palco, a teatro o tra i banchi di scuola per insegnare il clarinetto agli studenti, Gianfranco è come un architetto che architetta schemi da abbattere subito dopo. La sua musica sperimentale e ambient lambisce new age, metal industrial e musica contemporanea. I suoi lavori, sia live che discografici, sono sempre in bilico tra i diversi strumenti a fiato e l’elettronica minimale di taglio vintage: clarinetti, sassofoni, flauto traverso, flautini di varie zone geografiche, strumenti tradizionali, synth, pedal effect con relative manipolazioni elettroniche, strumentario Orff.

Unical Gianfranco De Franco
Oggi vivi a Perugia, lavori in tutta Italia e all’estero, ma è in Calabria che ha forgiato la tua formazione. Credi che questo ti abbia penalizzato? 

Non credo, anzi l’ho vissuto come un’opportunità in più rispetto a chi ha studiato nelle grandi città. Vivere in un paese piccolissimo e studiare in una città come Cosenza mi ha dato una marcia in più, sapevo di non poter trovare quello che si trova nelle grandi metropoli, dove l’apparato musicale è a livelli altissimi, ma proprio questa mancanza mi ha dato la voglia, la spinta, la forza di ricercare dentro me stesso qualcosa che mi permettesse di sopperire a questa assenza.

Personalmente l’ho vissuta così e mi ritengo fortunato, so che altre persone questa voglia e questa opportunità non se la sono data, vivendo in maniera a-dinamica, affossati sull’ambiente circoscritto e quindi sono rimasti un po’ chiusi in quell’ambiente. Poi considera che il conservatorio, al di là della geografia, è un luogo dove rischi di essere omologato.

E per sfuggire all’omologazione è indispensabile la conoscenza. Insegni alle scuole medie, ti immagino come una sorta di consigliere che accompagna e alfabetizza i giovani alla musica. È così? 

Sì, è così. L’insegnamento ti fa toccare con mano quello che vivono i ragazzi di oggi, cosa ascoltano, come si nutrono di musica. Devo dire che purtroppo c’è una disattenzione a quello che si ascolta, dovuta a una sorta di sovraffollamento acustico, che oserei chiamare inquinamento. Mi capita, alla domanda “che musica ascolti?”, di ricevere come risposta “non ascolto musica”. È una risposta che non ti aspetti e che non riesci a concepire, perché la musica in sé è all’interno dell’audio quotidiano, non posso immaginare che non ne ascoltino.   

Forse hanno ragione. Non la ascoltano, la subiscono. 

La subiscono in maniera negativa. Spesso i ragazzini non hanno molti input dalla cerchia familiare, quindi ascoltano quello che ascoltano tutti, quello che ascolta la massa in questo periodo storico. È quasi un’azione di propaganda, che si trasmette e alimenta tra amici. 

L’insegnamento ti fa toccare con mano quello che vivono i ragazzi di oggi, cosa ascoltano, come si nutrono di musica

Come fai a farti ascoltare in questa situazione? 

Parto da quello che ascoltano loro, chiedo loro di sopporre alcuni brani, li ascoltiamo insieme e poi iniziamo a giocarci sopra con il clarinetto. È un percorso in cui il clarinetto suona e vive ambienti diversi, è uno strumento così duttile timbricamente che possiamo inserirlo in qualunque contesto, dalla trap all’elettronica, dal blues al jazz e ovviamente sempre nella musica classica, che è indispensabile per capire la natura timbrica dello strumento. Poi settimanalmente do loro un ascolto come compito. A fine anno hanno incontrato tanti mondi sonori e questo aiuta una crescita che li porta a essere più attenti e curiosi a quello che ascoltano. 

Per ascoltare, invece di subire. 

Esattamente, dove l’ascolto era superficiale, si fa più profondo. Iniziano a prendere il gusto di ascoltare e, in questo flusso che lavora sulla propensione all’ascolto, riescono ad ascoltarsi meglio anche tra di loro.

Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento

Articoli simili
Villa Clara: le voci dal manicomio e la storia che non deve essere dimenticata
Villa Clara: le voci dal manicomio e la storia che non deve essere dimenticata

È arrivata l’era della cura: finisce l’antropocene, inizia il curiamo-cene
È arrivata l’era della cura: finisce l’antropocene, inizia il curiamo-cene

La biblioteca su due ruote KORABike regala storie in giro per le strade
La biblioteca su due ruote KORABike regala storie in giro per le strade

Mappa

Newsletter

Visione2040

Mi piace

I negoziati per un trattato globale sulla plastica hanno fallito, ma non se ne parla – #1031

|

GivingTuesday, la risposta al Black Friday arriva in tutta Italia

|

Patrizia Nadal: ” Ecco perché ho scritto un libro per raccontare la mia vita di persona con disabilità”

|

Rewild, il collettivo di giovani siciliani che contrasta gli incendi e sostiene la biodiversità

|

Pellicce vere, ecco come riconoscerle (ed evitarle)

|

Gruppi d’acquisto solidali, da 30 anni l’alternativa etica e sostenibile alla grande distribuzione

|

Vicinato solidale: l’abitare collaborativo come antidoto alla solitudine

|

I trasporti in Calabria sono molto meglio di quello che pensiamo – Calabria sarai Tu #5

string(8) "calabria"