30 Mag 2024

Fuori di Zucca, la fattoria sociale nel cuore di Aversa dove si coltivano opportunità

E se lavorando la terra si potesse dare, allo stesso tempo, una seconda possibilità a persone in difficoltà? Questa è la domanda che si sono posti i primi soci della cooperativa “Un fiore per la vita”, fondata a Napoli nel 2000 proprio con l’obiettivo di offrire nuove speranze a persone con fragilità. Dopo qualche anno a Casoria, la cooperativa ha trovato una nuova casa nel Parco della Maddalena ad Aversa, dove ha creato la fattoria sociale "Fuori di Zucca". Sette ettari di terreno sono coltivati secondo i dettami dell’agricoltura biologica, mentre si aiuta chi ne ha bisogno a costruirsi una nuova vita, promuovendo giorno dopo giorno la realizzazione una società inclusiva.

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Campania - Bisogna essere fuori di zucca per pensare di creare una fattoria nel cuore della città di Aversa e ancora di più per credere che questo spazio verde possa offrire a persone in situazioni di fragilità l’opportunità di riprendere in mano la propria vita. Eppure questi sogni folli non sono altro che realtà per la Cooperativa Un fiore per la vita, che da quasi vent’anni gestisce la fattoria sociale Fuori di Zucca all’interno del Parco della Maddalena. 

DA CASORIA AD AVERSA: LA FATTORIA SOCIALE FUORI DI ZUCCA

«Un fiore per la vita nasce a Napoli nel 2000 con l’obiettivo di creare opportunità di lavoro per persone con fragilità, soprattutto a causa di dipendenze patologiche come dall’alcol e dalla droga. L’idea era quella di aiutare le persone a riprendere in mano la propria vita attraverso la cura della terra», ha raccontato il presidente della cooperativa Giuliano Ciano. «Abbiamo iniziato con percorsi educativi individuali per persone tossicodipendenti con l’obiettivo di aiutarle a trovare un lavoro in futuro. Più che dare loro un reddito, ci interessava aiutarle a costruirsi un ruolo che desse loro un progetto di vita con un senso e una direzione».

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Appena nata, la cooperativa aveva sede in un piccolo sito di proprietà dell’ASL, tra Casoria e Napoli, ma le grandi idee che premevano per essere realizzate richiesero la necessità di spostarsi in uno spazio più grande. «Nel 2005 abbiamo preso in gestione sette ettari dei diciannove di cui è composto il Parco della Maddalena, nell’ex Ospedale psichiatrico di Aversa. È qui che abbiamo creato Fuori di Zucca, dove svolgiamo attività di agricoltura sociale: attraverso la produzione agricola vogliamo dare alle persone la possibilità di cambiare vita». Insomma Fuori di Zucca, insegnando a prendersi cura della terra, educa a prendersi cura di sé.

Non un’utopia, ma una realtà. Lo dimostra il fatto dei quaranta soci della cooperativa, molti provengano proprio da un percorso di fragilità. «Alla fine siamo riusciti a cambiare il paradigma culturale del loro modo di intendere la vita e oggi sono responsabili in diverse aree della fattoria». Infatti negli anni Fuori di Zucca ha diversificato le attività proposte, aprendo un agriturismo, una fattoria didattica e una piccola bottega, dove vendere i prodotti biologici da loro stessi coltivati.

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LA RETE SUL TERRITORIO INTORNO A UN FIORE PER LA VITA

Le porte di Fuori di Zucca sono aperte anche a ex detenuti, a chi sta scontando pene alternative, a persone con disabilità e a qualsiasi individuo a rischio di esclusione sociale e marginalizzazione, perché l’obiettivo principale è quello di contribuire alla costruzione di una società più equa e inclusiva. «In questi anni abbiamo portato avanti diversi progetti finalizzati a generare un miglioramento nella nostra società e per questo collaboriamo anche con altre cooperative che condividono i nostri valori».

È nato così il consorzio di cooperative sociali Nuova Cooperazione Organizzata, che si propone come un modello di sviluppo innovativo che promuove forme di integrazione tra settori profit e non profit e tra pubblico e privato. Il suo obiettivo è quello di coinvolgere i cittadini in un percorso di riappropriazione del territorio. «Abbiamo iniziato a gestire beni confiscati alla camorra e a creare un’economia sociale che fungesse da antidoto a un’economia criminale speculativa, uno dei problemi più gravi delle nostre zone. Allo stesso tempo, volevamo ribaltare una cultura che tende a lamentarsi di ciò che non funziona, ma che allo stesso tempo non si impegna per cambiare le cose».

Più che dare loro un reddito, ci interessava aiutare le persone a costruirsi un ruolo che desse loro un progetto di vita con un senso e una direzione

«Dovremmo tutti iniziare a chiederci: in che modo posso contribuire a un cambiamento positivo?», raccomanda Gaetano. «È per questo che la rete si impegna a creare numerose iniziative culturali con l’obiettivo di stimolare cultura nella società civile, oltre che per creare concrete possibilità di lavoro».

INDISSOLUBILE IL LEGAME CON LA TERRA

Ma come mai, tra tante possibilità di inserimento lavorativo, Fuori di Zucca ha scelto proprio l’agricoltura? «I primissimi soci della cooperativa venivano già da esperienze lavorative in ambito agricolo e io stesso sono perito agrario. Quando abbiamo fondato la cooperativa, la scelta più immediata è stata quella di mettere le nostre competenze al servizio degli altri e quindi subito ci siamo indirizzati verso la terra, ma non solo».

«Avevamo già sperimentato, durante precedenti esperienze di volontariato, quanto le persone, a contatto con la natura, hanno davvero la possibilità di rifiorire. La natura non giudica e non mette fretta; seminando e raccogliendo comprendiamo quanto sia bello prendersi cura di qualcosa che cresce e, allo stesso tempo, impariamo a prenderci cura di noi».

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Secondo Giuliano, la terra è un veicolo educativo formidabile per chi ha bisogno di riordinare le proprie priorità. «La natura è un acceleratore di umanità». Quasi tutte le persone che sono passate per la fattoria, alla fine sono riuscite a trovare la loro strada e sono tante le storie a lieto fine. «Molti sono riusciti a cambiare non solo il loro destino, ma anche quello delle loro famiglie. Oggi i loro figli sono iscritti all’università e questo dimostra come il cambiamento positivo del singolo sia il primo passo per un cambiamento collettivo».

Per la cooperativa Un fiore per la vita l’inserimento lavorativo è il mezzo, non il fine. «Il semplice reddito non basta: le persone hanno bisogno di essere motivate, di iniziare a credere di poter realizzare i propri sogni, a coltivare le loro passioni. Chi arriva da Fuori di Zucca, ha bisogno di capire che esistono altre strade oltre a quella che hanno sempre conosciuto e che anche loro hanno possono avere la possibilità di scegliere per sé stessi. Perché avere un lavoro non basta, abbiamo bisogno di innamorarci delle cose che facciamo – lo spazzino, il pilota, il cuoco o quel che sia –, abbiamo bisogno di innamorarci della vita per poter cambiare noi stessi e il mondo», conclude Giuliano.

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