Fornole, un esempio della resilienza delle scuole nelle piccole comunità
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Terni, Umbria - Ad Amelia, o meglio ancora nella piccola frazione di Fornole, c’è una scuola elementare che nonostante le difficoltà di un plesso da buttare giù e ricostruire non si scoraggia e continua a proporre una didattica innovativa. Siamo nel cuore della provincia ternana, nella terra dove il maestro Franco Lorenzoni ha insegnato per una vita con una didattica innovativa nella scuola elementare di Giove, creando contemporaneamente l’esperienza del Laboratorio di ricerca educativa e artistica di Cenci.
Un territorio quindi abituato a ospitare esperienze educative all’avanguardia, nonostante innumerevoli difficoltà e ostacoli. E quando l’ostacolo sembra insormontabile il rischio che anche l’esperienza più virtuosa possa arenarsi è molto alto, ma a Fornole la passione e la professionalità del corpo insegnante hanno portato a compimento un quasi miracolo.
Davanti alla necessità di un pendolarismo scolastico causato dall’abbattimento e ricostruzione dell’edificio, un illuminato imprenditore locale ha deciso di mettere a disposizione un piano del suo stabilimento adattandolo a scuola. Un atto di grande generosità che ha permesso di dare continuità a una didattica che vede come protagoniste delle maestre straordinarie per creatività e passione a cui si è aggiunto, da un paio d’anni, un maestro di sostegno che viene dall’esperienza del MCE – Movimento di cooperazione educativa.
Vedere nella sede provvisoria, messa a disposizione da un inatteso filantropo locale, sventolare la bandiera della pace e brillare i mille colori di cui si è riempito velocemente lo spazio esterno alla palazzina fornisce il senso di quanto amore viene trasmesso a bambine e bambini, nonostante il piccolo trauma dello spostamento e della precarietà. Nessuno scoraggiamento da parte degli insegnanti che continuano a operare con una resilienza straordinaria – termine abusato ma qui ci sta bene – proiettando la scuola verso il territorio.
Una delle attività che mi vedono in alcune occasioni come parte attiva è quella delle camminate periodiche per far conoscere ai nostri piccoli abitanti le ricchezze naturali e storico culturali dell’Amerino. Non si tratta della semplice camminata durante la quale provo a trasmettere curiosità e qualche elemento di conoscenza, ma di una vera e propria didattica all’aperto organizzata e gestita in modo egregio da maestre e maestro.
Ogni uscita prevede la costruzione di oggetti che vengono realizzati raccogliendo quello che incontriamo lungo il cammino. Unire il gioco all’apprendimento in natura è uno degli aspetti che sta caratterizzando molte esperienze della scuola outdoor ma in quel di Fornole la capacità di trasmettere ai discenti curiosità e coinvolgimento attivo, è davvero particolare.
Per non perdere il legame “fisico” della scuola con il centro della piccola frazione amerina, gli insegnanti stanno immaginando un percorso pedonale in sicurezza che, dall’attuale collocazione periferica, possa condurre fino alle prime case dell’abitato. Una scuola che con immutata vitalità, creatività e passione lancia un messaggio forte a tutta la comunità locale invitando cittadine e cittadini, genitori ed istituzioni a non far rientrare la scuola di Fornole nel triste elenco funerario delle scuole che chiudono.
Purtroppo a quella che si preannuncia come una lenta ricostruzione della scuola – i lavori non sono ancora iniziati – si stanno unendo i ben noti problemi freddamente burocratici legati al numero di alunni e al taglio del tempo pieno. La scuola di Fornole è organizzata in pluriclassi ma questo non ha assolutamente penalizzato la didattica prevista dalle circolari ministeriali esaltando nel contempo, un percorso formativo originale difficile da impostare in scuole più grandi. La scuola di Fornole è nella rete delle Piccole scuole di prossimità che fanno del rapporto con il territorio uno dei punti di forza di una didattica plasmata sulla realtà sociale e culturale delle piccole comunità.
Quando le leggi non tengono conto di realtà specifiche – cosa che nelle cosiddette aree interne accade spesso – alle comunità locali non rimane che reagire difendendo i servizi fondamentali di cui la scuola è un pezzo molto importante. Avere un approccio da ragionieri, oggi reso ancora più freddo dall’utilizzo degli algoritmi, toglie qualsiasi spazio alle valutazioni qualitative.
Mi viene alla mente il film Un mondo a parte, in particolare l’immagine della dirigente del provveditorato che con freddezza comunica la prossima chiusura della scuola se non ci saranno almeno altri quattro iscritti. Nel film, con una straordinaria ironica provocazione, gli alunni necessari vengono trovati attraverso il “ trasferimento” di alcune famiglie di immigrati. Per andare contro una circolare ingiusta e le manovre squallide di un sindaco che voleva fa chiudere la scuola, la piccola comunità, motivata dalla passione degli insegnanti, si ribella e vince.
La speranza è che per la scuola di Fornole possa accadere il miracolo del film di Riccardo Milani. Una comunità che si ribella al freddo calcolo dei numeri senza cadere nella tentazione, dettata da legittime esigenze personali e familiari, di iscrivere i propri figli al plesso principale di Amelia, dove non ci sono le pluriclassi e il tempo pieno sarà per sempre garantito. Ci sono situazioni in cui dovremmo mettere al centro gli interessi della comunità e la qualità dei servizi e per la scuola una didattica innovativa che si apre al territorio motivando fortemente gli alunni, è fondamentale.
Mi piace immaginare che la scuola di Fornole possa continuare a esistere perché la comunità, nel suo insieme, non molla nonostante i tanti ostacoli da dover affrontare. La battaglia che può e deve unire fin da subito è quella di chiedere che la realizzazione della nuova scuola diventi realtà in tempi stretti, come previsto dai finanziamenti messi in campo con il PNRR. Nel frattempo, il meraviglioso laboratorio di una scuola elementare a misura di bambine e bambine che fa del rapporto con il territorio il proprio punto di forza non deve morire.
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