Felice Accumulo, cambiare vita grazie all’arte, alla natura e alla religione
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Campania - Ancor prima di conoscere Felice Accumulo come professionista, è stato ed è un amico di lunga data: seppur nati in anni diversi, siamo cresciuti insieme, a pochi passi l’uno dall’altra, lui a Sant’Antonio Abate e io ad Angri. Felice è una persona-dono: un amico, un confidente, un fratello. Attraverso la sua arte, esternazione del suo io, permette a ogni individuo che condivide il suo cammino, per brevi o lunghi tratti, di cambiare vita, ritrovare e trovare la bellezza ovunque. Negli ultimi anni, complice anche il periodo Covid che ha costretto un po’ tutti a fare a pugni con le proprie paure, ha lavorato su sé stesso e si è riscoperto.
Ha ritrovato l’ispirazione artistica – un po’ silente, dato che per anni la lavorazione del marmo è stata solo un lavoro – con la pittura a olio, grazie alla quale ha conosciuto diversi maestri che altro non hanno fatto che aumentare in lui il desiderio di inseguire il fervore artistico. Continua ancora oggi la sua ricerca frequentando un liceo artistico serale. Cambiare vita grazie all’arte è possibile e Felice ne è l’esempio: «L’arte ha bisogno della vita, quindi se una professione o un modo di fare arte non ti fanno sentire vivo l’arte stessa muore. Per colpa, o meglio dire grazie, all’arte rimango vivo».
CAMBIARE VITA: UNA SFIDA CONTRO IL MONDO E CONTRO SÉ STESSI
In una quotidianità sempre più di corsa “la vera pazzia è non cedere mai. Non inginocchiarsi mai”, parafrasando Daniele Mencarelli nel suo romanzo Tutto chiede salvezza, vincitore del Premio Strega Giovani 2020. Felice affronta ogni giorno come una sfida: ritiene importante uscire dalla comfort zone e affrontare il mondo, quello al di fuori di ciò che si conosce, a pieno. Sempre però restando fedele a sé stesso e alla propria pace. Ciò che è importante è lasciare «quello che ormai era stretto per accogliere il nuovo, nonostante tutto». Ogni giorno passi verso una vita costellata di equilibrio e serenità interiore: piccoli ritratti, poi paesaggi della Costiera amalfitana, dove durante il periodo estivo è possibile osservarlo.
Non solo cambiare vita quindi, ma cambiare soprattutto prospettiva. Facile a dirsi, vero? Eppure se non ci si prova non si può vincere: «L’arte non sempre mi è bastata e dove non sono riuscito da solo mi ha aiutato la psicanalisi, grazie alla quale ho raggiunto un notevole grado di consapevolezza. Così come si nutre il corpo per cui il cibo è fondamentale, allo stesso modo lo spirito ha bisogno di essere riconosciuto, nutrito, perché è lì che siamo diretti; in questo mondo, qui, siamo solo di passaggio».
TUTTE LE STRADE PORTANO A… SÉ
Ancor più difficile del conoscere e capire gli altri è la conoscenza di sé: ogni giorno, un po’ in preda all’ansia di adeguamento al mondo e un po’ per la nostra sempre maggiore lontananza dalla semplicità e dalla natura, ci troviamo a lottare con canoni e imposizioni. E sebbene nell’ultimo ventennio la salute mentale venga trattata con maggiore accortezza e cura, resta – tuttora, nel 2024 – un tabù e a nulla vale lamentarsi o imprecare, ancora oggi vince solo il più forte o così vogliono farci credere. Esternare dolore e frustrazione rimane sintomo di debolezza.
Io sono convinta fermamente che la vittoria sia sempre stata sopravvalutata – la storia ce lo insegna – perché la memoria si mantiene viva grazie a chi, nonostante tutto, ha mantenuto le radici ben salde anche quando il vento le ha spezzato i rami. La natura non solo è una grande fonte di energia per il corpo e l’anima, ma è soprattutto un insegnante, un mentore dalla quale imparare a vivere e – per chi crede – essa è la massima esternazione della bellezza del divino. La nostra vita è fugace e «ciò non può essere trascurato. Non serve il timore, perché la vita è vita e la fede in Cristo, che è vivo, me lo rivela ogni giorno», dice Felice.
Quando non ci sono la pittura, i pennelli e le tele, ci sono le strade sterrate, i pellegrinaggi, le chiacchiere attorno al fuoco e i racconti bagnati da sangue e lacrime: silenzi assordanti e chilometri in ogni tipo di condizione metereologica. Felice – forse un nome simbolo essendo esso derivante dal cognomen romano Felix, originato dal termine felix-felicis, che significava fortunato, fecondo, fertile – resta però fedele alla sua scelta e ne gioisce: seppur incompreso dal mondo, o quanto meno dalla maggioranza di esso, è finalmente sereno, fiero, si sente parte del creato.
LA VITA È UNA GABBIA?
Qualche anno fa mi è stata posta questa domanda e da allora ogni qualvolta devo fare un salto nel vuoto mi chiedo se mi sentirei o meno in gabbia. In molte occasioni mi ci sono sentita e in altre invece, contrariamente a quanto prospettato, mi sono sentita a casa. «È la passione che segue me e la ritrovo ovunque anche sulle strade dove ero sicuro di non poterla trovare»: è questo ciò che succede quando entra in campo il destino, ciò per cui siamo nati.
Si può uscire dalla gabbia: Rumi, teologo persiano, (si) chiedeva Why do you stay in prison, when the door is so wide open? ovvero “perché rimani dentro la prigione se la porta è aperta? Spesso ciò che ci vincola sono le consuetudini e la paura, ma una volta andati oltre, esse non avranno più potere sul nostro spirito. E la religione, o il culto che seguiamo, non hanno reale importanza: non è la denominazione che attribuiamo ai nostri principi a tener vivi il nostro carattere e la nostra anima. La gabbia, seppur d’oro, sempre gabbia rimane e la vera vittoria è la lotta per la libertà e la libertà stessa.
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