Arriva Equa, l’app che ti dice quanto è sostenibile un prodotto
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Milano, Lombardia - Mi immagino questa scena, già vissuta mille e mille volte. Io che cammino per le corsie di un negozio o un supermercato e mi perdo fra decine, centinaia di prodotti apparentemente tutti molto simili. Ma quale comprare? Come fare a sapere se uno è meglio dell’altro, non solo dal punto di vista della qualità, ma soprattutto per quanto riguarda i costi ambientali e sociali che si nascondono spesso dietro una confezione accattivante e promesse di una generica e non meglio specificata “sostenibilità”?
Ho una bella notizia per me… e anche per voi! La risposta a questa domanda esiste e si trova proprio dentro al nostro smartphone. Il suo nome? Equa. «Una parola che rimanda al concetto di giustizia, che ricorda il mondo dell’equo e solidale. E che abbiamo voluto declinare, non a caso, al femminile», mi spiega Marco Ratti, responsabile del progetto di quest’app e direttore responsabile di Osservatorio Diritti. Già, Marco è un giornalista. “Ma questo che c’entra con un’app di consumo critico?”, direte voi. Continuate a leggere e lo capirete…
OSSERVATORIO DIRITTI
Osservatorio Diritti è una testa giornalistica indipendente non profit nata a marzo 2017 e animata da un gruppo composto quasi interamente da giornalisti e giornaliste che si occupano di Italia e soprattutto di estero. La testata è nata con l’unico focus dei diritti umani, nello specifico delle loro violazioni e del racconto delle storie di chi li difende. Intorno a questo sono nate attività come la pubblicazione di libri e di podcast.
Diverse le collaborazioni, fra cui quella con il Festival dei Diritti Umani, così come le iniziative nelle scuole. Vengono anche inviate tre newsletter e proprio da una di esse – “Imprese e diritti umani” – è nata l’idea dell’app Equa. «In questa newsletter – spiega Marco – pubblichiamo ogni settimana una rassegna stampa su ciò che fanno le aziende nel mondo su diritti umani e ambiente. Così ci siamo chiesti: “Queste notizie sono interessanti, ma come fare ad aiutare le persone a cambiare davvero le cose?”».
È nata quindi l’esigenza di farlo in maniera più sistematica. Esigenza che a sua volta ha dato origine al progetto dell’app Equa, «in cui siamo impegnati da ormai tre anni e che a giugno vedrà la luce. Prima di cominciare, nell’autunno 2021, abbiamo interpellato tutti gli iscritti della newsletter per capire se una cosa del genere potesse interessare. La risposta più convincente è stata che il 72% ha detto: “Ci piacerebbe essere consumatori critici, ma ci mancano le informazioni per farlo”. Ovvero non sanno come si comportano brand e aziende».
IL PERCORSO COMINCIA
Il team di Osservatorio Diritti ha quindi svolto uno studio di sostenibilità e fattibilità del progetto, che si è concluso a luglio 2022. «Da lì – ricorda Marco – abbiamo iniziato a lavorare su vari fronti e a giugno 2023 eravamo pronti a partire. C’è stato anche il momento di trovare il finanziatore, anche se sin dall’inizio il partner principale è stata Banca Etica tant’è che poi Etica SGR ha finanziato con una donazione l’80% dei costi d’avvio».
Il passo successivo – siamo a giugno dello scorso anno – è stato l’avvio della formazione di quattro ricercatori e delle varie figure professionali – grafica, comunicazione, fundraising – e l’inaugurazione del lavoro di sviluppo vero e proprio, che è entrato nel vivo a settembre, quando è entrata la società che si occupa dello sviluppo tecnologico. Parallelamente abbiamo lavorato al sito di Equa, che è già operativo.
Il percorso non è facile se si vuole garantire l’integrità e la credibilità del progetto: «È un puzzle composto da vari pezzi che in qualche modo esclude la parte aziendale per garantire l’imparzialità. Scegliamo noi le aziende da valutare, non facciamo valutazioni su commissione», sottolinea Marco. Il fatto che il progetto di Equa ha una forte componente di base emerge anche dalla scelta di finanziarne una parte attraverso una campagna di crowdfunding attualmente in corso e che si chiuderà il 9 giugno.
E dall’utenza arriveranno soldi? «Questa sarà un’app freemium – mi spiega Marco – ovvero il download e quasi tutti i contenuti saranno gratuiti a parte due o tre funzioni che saranno accessibili solo agli abbonati». Davvero interessante anche la formula dell’abbonamento: «Non ci sarà un prezzo fisso. Stabiliremo un minimo e un massimo e ogni persona potrà scegliere quanto pagare. L’importo non farà differenza e tutti avranno accesso agli stessi contenuti. Vogliamo far passare il messaggio che ognuno mette quello che può».
PARTNER
Equa è frutto di una lavoro di squadra. I partner principali dell’Osservatorio Diritti in questo progetto sono il Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Francesco Gesualdi che da anni si occupa di economia e diritti – lo abbiamo ospitato diverse volte su queste pagine, l’ultima qui – ed Ethical Consumer, gruppo di Manchester presentato dallo stesso Gesualdi che dal 1989 valuta le aziende su rispetto dei diritti umani, ambiente e animali. «Quando li abbiamo conosciuti abbiamo capito che la cosa era possibile», ci tiene a sottolineare Marco. «Allora siamo entrati nel loro network e abbiamo condiviso le loro griglie di valutazione, ci supportano anche nella formazione».
Equa si avvale anche di un comitato scientifico che è composto attualmente da quattro persone: Deborah Lucchetti – residente di Fair e coordinatrice nazionale della Campagna Abiti Puliti – Jason Nardi della Rete Italiana per l’Economia Solidale, Francesco Gesualdi e Gabriella D’Amico di Assobotteghe. Poi ci sono altri aspetti che si svilupperanno con il tempo, come ad esempio la consulenza a società che avessero bisogno di valutare altre aziende su diritti umani, ambiente e animali.
MA COME FUNZIONERÀ EQUA?
Il principio è molto semplice: Equa vuole essere uno strumento facile e immediato per tutte quelle persone che vogliono capire se il prodotto che stanno acquistando rispetta determinati standard di sostenibilità ed eticità. Chiedo a Marco di essere più preciso e lui parte fornendomi qualche numero: «Ci sono 3 macro aree – diritti umani, ambiente, animali –, circa 16 griglie di valutazione che possono variare a seconda del settore di cui si parla e circa 120 punti. L’insieme di questi dati e valori restituisce all’utente una valutazione dell’azienda tale da consentirgli di valutare consapevolmente se acquistare o no i suoi prodotti».
Sembra semplice, vero? Ma il lavoro che c’è a monte è decisamente più lungo e complesso. «Ci mettiamo circa una settimana per valutare ogni azienda ed è il motivo per cui ci servono quattro ricercatori», confessa Marco. «Partiamo sempre dalla valutazione indipendente e autonoma di alcuni aspetti, che prescindono quello che le aziende dichiarano. Per esempio ci avvaliamo di alcuni strumenti per valutare i dati finanziari delle aziende, vediamo se sono presenti in paradisi fiscali o in regimi oppressivi ad esempio e così via». A quel punto si passa a una valutazione dettagliata di tutte le dichiarazioni e i documenti aziendali, come il report di sostenibilità e il bilancio, dando peso anche alla completezza delle informazioni fornite.
Alla fine delle griglie c’è sempre una sorta di sbarramento: «Cerchiamo eventuali critiche a carico e se le riteniamo attendibili l’azienda può perdere anche tutti i punti. Vogliamo evitare che si raggiunga il punteggio massimo grazie solo all’autovalutazione. Se ci troviamo davanti ad aziende che forniscono pochissime informazioni diamo un punteggio di partenza basso per mancata trasparenza, ma comunque inviamo un questionario a cui l’azienda può rispondere e che per noi fa fede». Le realtà più piccole hanno criteri di valutazione un po’ diversi e su alcune voci non vengono esaminate.
COME SARA PER L’UTENTE
L’utente finale potrà vedere i punteggi delle tre macro aree separatamente e potrà decidere se impostare la ricerca per azienda o per settore. Se cerca il settore gli viene fuori l’elenco delle aziende con di fianco una valutazione da 0 a 100 e un colorazione diversa a seconda del punteggio. «Valutiamo sempre l’azienda capogruppo – specifica Marco – quindi è possibile trovare il singolo brand ma per vedere la valutazione si viene reindirizzati all’azienda madre».
Entriamo ancora più nel pratico: la prima cosa che l’utente trova cliccando su un’azienda sono nome, logo e punteggio sintetico da 0 a 100. Poi c’è una piccola scheda con i dati anagrafici – indirizzo, sito web, numero di dipendenti e fatturato annuo – seguita da un articoletto che riassume i tratti salienti della ricerca nelle tre macro aree. È possibile visualizzare anche l’elenco dei brand controllati. Come spiega Marco, «prevediamo anche una forma di attivismo con la possibilità di inviare messaggi precompilati da condividere sui social con critiche o endorsement pubblici».
Proseguendo, dopo la finestra dei messaggi c’è la struttura di proprietà dell’azienda. Poi uno dei cavalli di battaglia di Equa: le alternative più sostenibili, quindi la stessa tipologia di prodotti ma con un punteggio migliore. L’ultima cosa è la possibilità di vedere tutti i 120 punti della valutazione con menù espandibili con punteggio, fonte, data e link della valutazione. Si potrà anche vedere il punteggio medio per ognuna delle tre macro aree. Attenzione però perché non tutti questi servizi saranno free: le alternative sostenibili, la ricerca per settore e i dettagli del punteggio potranno essere visualizzati solo da chi avrà sottoscritto l’abbonamento.
UNO SGUARDO AL FUTURO
Come anticipato, a giugno 2024 ci sarà il lancio ufficiale. «Il progetto è pensato per andare avanti il più a lungo possibile e abbracciare un numero sempre maggiore di categorie merceologiche», promette Marco. «Noi siamo partiti analizzando cellulari, computer, bibite analcoliche – non acqua in bottiglia perché la consideriamo insostenibile a priori – e pasta, ma l’idea è valutare anche le aziende che producono make up, birre, abbigliamento sportivo e tanto altro. Per farlo però abbiamo bisogno del sostegno di realtà che possono dare il loro contributo perché abbiamo dei costi fissi elevati oltre a quello che abbiamo sostenuto per lo sviluppo dell’app che è stato molto ingente».
Ma come vengono scelti i nuovi settori? «I criteri sono due», mi risponde Marco in conclusione. «Da una parte scegliamo i settori in cui pensiamo di poter arrivare a valutare un numero significativo di aziende. L’altro criterio, legato alla possibilità confronto, è che ci sono aziende che valutiamo a prescindere anche se hanno quote di mercato molto basse, come ad esempio Fairphone per i cellulari o Mole Cola per le bibite». Già, perché l’alternativa esiste (quasi) sempre. Il compito – più che mai fondamentale – di strumenti come Equa è quello di mettercela davanti agli occhi. Ma allungare la mano e afferrarla beh, quello spetta a noi.
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