10 Mag 2024

Elezioni europee e finanza etica: vediamo chi si impegna per la sostenibilità e la pace

Scritto da: Salvina Elisa Cutuli

Ci stiamo avvicinando alle elezioni europee. In vista di questo importante passaggio, Banca Etica e il mondo della finanza etica in generale mettono sul piatto una serie di tematiche che è urgente e fondamentale affrontare, come il rapporto fra finanza e guerre o quello fra finanza e riscaldamento globale. E promuovono un modello valoriale ben definito sul quale basare il sistema economico dell'immediato futuro.

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Manca poco meno di un mese alle elezioni europee del 6-9 giugno che permetteranno ai cittadini degli Stati membri dell’UE di eleggere i propri rappresentanti al parlamento. Un caso quasi unico che riunisce Stati-Nazioni con storie, tradizioni e lingue anche molto diverse tra loro in una rete di istituzioni e obblighi comuni dal forte impatto a livello globale. Le politiche dell’UE contribuiscono infatti a definire la politica mondiale in quelle che sono le grandi sfide di questo momento storico e possono rappresentare uno spartiacque fondamentale per il futuro del pianeta.

Inquinamento, innalzamento delle temperature, carenze idriche, minacce alla biodiversità, instabilità geopolitiche, conflitti armati, sviluppo dell’intelligenza artificiale e delle innovazioni tecnologiche sono solo alcuni dei temi chiave che l’Europa si è trovata e si troverà ad affrontare non senza contraddizioni e più volte abbiamo parlato del ruolo che la finanza può avere nella risoluzione di questi temi e dell’influenza che può esercitare sulle politiche scelte.

L’attuale sistema finanziario mainstream, convenzionale, non si è sempre dimostrato capace di soddisfare i bisogni e le richieste del pianeta, delle persone e della società. Spesso ha dimostrato di non costituire uno strumento per il raggiungimento di un fine, ma è diventato esso stesso un fine. Il sistema finanziario ancora dominante inoltre resta caratterizzato da crisi continue, instabilità – si pensi solo alla crisi globale innescatasi nel 2007 – e da un’incessante ricerca della massimizzazione del profitto per pochi.

Elezioni europee e finanza etica: vediamo chi si impegna per la sostenibilità e la pace

Ecco perché il movimento della finanza etica è convinto che le istituzioni europee debbano svolgere un ruolo importante anche per una profonda revisione del sistema finanziario. Ecco perché il Gruppo Banca Etica propone a tutte le persone che si candidano a essere elette al Parlamento Europeo un confronto su misure legislative che – incidendo sul sistema finanziario – possano favorire la pace, la tutela dell’ambiente e la crescita dell’economia sociale. La finanza etica considera gli aspetti ambientali, sociali e di governance come un insieme indivisibile, e la sostenibilità dell’attività finanziaria deve riguardare ogni aspetto di tale approccio, così come le rispettive interconnessioni. 

FINANZA PER LA PACE

L’intensificarsi dei conflitti ha portato a una corsa al riarmo che impegna non solo la spesa pubblica ma regala profitti stratosferici ai produttori di armi, alle banche e alle società di investimento che li sostengono. Il settore della produzione e del commercio di armamenti impatta violentemente sui diritti umani e sugli equilibri geopolitici e, secondo il Sipri, è anche responsabile di oltre il 40% dei fenomeni di corruzione globale. La finanza etica, che da sempre esclude categoricamente qualsiasi finanziamento o investimento nell’industria bellica, chiede che gli investimenti in armi siano esclusi da qualsiasi definizione di finanza sostenibile, contrariamente a quanto affermato di recente dai ministri della difesa dell’Unione.

Già in Italia è in atto lo smantellamento della legge 185 del 1990 che regolamenta l’export di armi italiane nel mondo: se le modifiche andranno in porto, i cittadini e il Parlamento non avranno più accesso alle informazioni sulle esportazioni di armi e su quali banche finanziano con profitto tali operazioni. La richiesta di Banca Etica si spinge oltre i confini italiani, per varare una norma comunitaria che imponga alle banche e alle istituzioni finanziarie trasparenza sui loro affari con il commercio di armamenti.

armi banca etica

A questa proposta se ne aggiungono delle altre, ad esempio per una serie di azioni che possano contrastare i paradisi fiscali, per limitare le operazioni finanziarie meno chiare a supporto delle forniture di armi, oltre a reperire risorse per le politiche pubbliche più urgenti di cui l’Unione ha bisogno.

FINANZA PER L’AMBIENTE

Fronteggiare i cambiamenti climatici è probabilmente la sfida più urgente e pressante per l’umanità. L’UE è da tempo impegnata nella proposta di politiche volte a ridurre le emissioni e ha già fatto molto in questo campo, ma l’ambizione originale è stata indebolita anche sulla spinta delle potenti lobby del settore: ad esempio, la decisione di includere, pur con alcuni limiti, il gas e il nucleare tra le attività che possono essere definite sostenibili nella cosiddetta tassonomia verde. Una scelta duramente criticata dalle realtà della finanza etica e da moltissime organizzazioni della società civile europea.

Inoltre, sono numerosi i fenomeni di greenwashing da parte di istituzioni finanziarie che all’apparenza dichiarano impegni e azioni verso la sostenibilità, mentre continuano a finanziare le fonti fossili. I maggiori 60 gruppi bancari – spesso in prima fila nel magnificare la propria “sostenibilità” – hanno fornito cinquemila cinquecento miliardi di dollari all’industria dei combustibili fossili negli ultimi sette anni.

Il mondo dell’economia sociale ha dimostrato una solidità e resilienza pari se non superiore rispetto a quella degli altri settori economici “convenzionali”

Per invertire la rotta, tra le tante cose, si potrebbe chiedere di rendicontare gli impatti negativi di ogni prodotto finanziario, istituire criteri vincolanti con obiettivi e tappe verificabili per chi si voglia dichiarare “net zero”. Non basta dire di voler azzerare le proprie emissioni e misurare solo quelle dirette delle banche.

FINANZA PER L’ECONOMIA SOCIALE E LA LOTTA ALLE DISEGUAGLIANZE

Si assiste con maggiore frequenza a crescenti disparità di ricchezza e di reddito. Nell’ambito della finanza vi sono enormi disuguaglianze nell’accesso al credito e ai servizi finanziari per le popolazioni vulnerabili. Anche le questioni di genere, come i divari retributivi nel settore finanziario, sono un problema da affrontare con urgenza. Le istituzioni europee dichiarano di voler sostenere lo sviluppo dell’economia sociale del continente e dei suoi protagonisti come previsto anche dal recente Action Plan. L’accesso al credito è una leva fondamentale per la crescita e il consolidamento di queste imprese, ma le attuali normative europee sembrano rispondere esclusivamente ai bisogni di multinazionali e grandi imprese. 

centrale carbone

È pertanto opportuno smettere di penalizzare le banche impegnate nel sostegno delle organizzazioni e delle imprese impegnate nella promozione dell’inclusione sociale. Il mondo dell’economia sociale ha dimostrato una solidità e resilienza pari se non superiore rispetto a quella degli altri settori economici “convenzionali”. Inoltre, negli ultimi anni le istituzioni europee stanno spingendo le banche a ridurre i prestiti in sofferenza (i famosi NPL). È un obiettivo giusto, ma le misure prese rischiano di colpire duramente chi già fatica a ottenere credito e servizi finanziari. Serve una normativa che protegga e che permetta anche di dare un po’ di respiro a chi ha momentaneamente problemi finanziari. È indispensabile per garantire il sostegno delle banche all’economia sociale e alle sue realtà.

La forza di queste proposte, da cui emerge un modello valoriale ben definito, poggia anche sulla storia degli ultimi decenni, nei quali il movimento della finanza etica è cresciuto moltissimo in tutta Europa, con operatori che hanno raggiunto risultati più che positivi sia dal punto di vista economico che finanziario, rispettando la radicalità dei principi che da sempre ne guidano le scelte. È alla luce di questa coerenza, legittimità e credibilità che Banca Etica, membro fondatore della Federazione Europea delle Banche Etiche e Alternative FEBEA, formula tali proposte per l’agenda europea dei prossimi anni, con la volontà di costituire un motore di cambiamento virtuoso verso una società più equa e rispettosa delle persone e degli ecosistemi.

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