A Capaci nasce MuST23, un museo interattivo come luogo di riscatto civile e sociale
Seguici su:
Palermo - «Sono nato e cresciuto a Capaci, pensavo di sapere cosa fosse la mafia e invece… Avevo tredici anni, ho visto con i miei occhi di quale violenza fosse capace. La mia generazione è cresciuta con questa rabbia e questa ferita, trasformandosi in qualche caso anche in senso di colpa per l’indifferenza e la complicità che ha permesso a persone comuni che svolgevano il proprio lavoro di dover sacrificare la propria vita. Da quel momento ha preso consapevolezza della necessità di mettersi in gioco, che non fosse più sufficiente essere delle persone oneste, ma servisse assumersi la propria responsabilità: prima con Addiopizzo e poi con Addiopizzo Travel abbiamo cominciato a raccontare una Sicilia che non è solo mafia».
32 anni fa a Capaci la mafia uccideva il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e gli agenti della scorta. Sfido a trovare qualcuno che non abbia impresse nella propria memoria le immagini di quel tratto di autostrada completamente sventrato, come in uno scenario di guerra, insieme a brandelli di corpi umani sparsi qua e là.
Per ricordare quella data e non dimenticare, abbiamo deciso di parlarvi di mafia a modo nostro, per non fermarci a una semplice commemorazione e contribuire a un’immagine della Sicilia che la ripudia. Le parole di Dario Riccobono, che in questi anni abbiamo imparato a conoscere, coincidono con la nostra visione e la voglia di costruire un nuovo immaginario. Ci dividono parecchi chilometri e un telefono, eppure sento viva nella sua voce una grande emozione mista a incredulità: un nuovo sogno, il sogno di una comunità intera è diventato realtà.
A CAPACI NASCE MUST23, UN MUSEO E UNO SPAZIO DI AGGREGAZIONE PER UNA CITTADINANZA ATTIVA
È stato inaugurato a Capaci MuST23 – Museo Stazione 23 maggio, un museo interattivo e multimediale – che avevamo già annunciato lo scorso anno, ideato dall’associazione Capaci NO MAFIA e da Addiopizzo Travel e finanziato da Cultura Crea 2.0 – che mira alla creazione di uno spazio di fruizione culturale e permanente di “memoria viva” a partire dalla strage del 23 maggio 1992.
Il racconto di una Sicilia che resiste, spera, cambia. Un’esperienza formativa ed emotiva che permetterà ai visitatori – soprattutto ai giovani e a chi non era ancora nato al tempo della strage – di immergersi nelle storie e nelle testimonianze di chi ha vissuto quel periodo storico anche attraverso strumenti più efficaci e un linguaggio colmo di speranza. Un’altra tappa concreta di un lavoro educativo e formativo per una cittadinanza attiva.
«Volevamo costruire qualcosa che potesse essere utile ai più giovani, dare loro delle opportunità che la mia generazione non ha avuto. Noi siamo fuggiti in città per trovare certe risposte. Vogliamo che Capaci non sia un paese dormitorio di Palermo, ma uno spazio vissuto. La mia generazione è cresciuta stando per strada, relazionandosi con i coetanei, i giovani di oggi spesso hanno come luogo di ritrovo i centri commerciali e il rischio di una crescente povertà culturale è sempre più concreto», continua Dario.
Tra i tanti obiettivi di MuST23 c’è anche la volontà di trasformare questo nuovo spazio in un luogo di ritrovo di giovani e meno giovani per contribuire ad uno scambio generazionale. Il sostegno della comunità locale di questi mesi, in tal senso, fa ben sperare in questa unione e scambio di sapere.
MuST23 dunque non è solo un museo destinato ai turisti, ma è uno spazio per la comunità. Accanto alle sale interattive e immersive, che attraverso i visori ricostruiranno l’autostrada subito dopo l’esplosione – quell’emozione che per Dario e la sua generazione è stata decisiva per un impegno e un riscatto civile –, ci sarà un hub culturale, una casa delle associazioni, un luogo che Capaci non ha mai avuto.
«Piuttosto che limitarci ad affittare un salone per mettere dei visori e accogliere gli studenti abbiamo pensato a qualcosa che potesse rimanere e si potesse costruire insieme. A Capaci non c’è nulla, nessun luogo di aggregazione giovanile. In un ex scalo merci abbiamo installato dei container che sono diventati le sale immersive, ma c’è tutto uno spazio intorno che va valorizzato, un luogo di concetti, che diventerà quello che la comunità deciderà dovrà essere. Un progetto corale, di una comunità intera che ci ha seguito e supportato», sottolinea Dario.
UN EX SCALO MERCI PER UNA NUOVA CAPACI
L’ex stazione di Capaci, lo spazio dove sorge MuST23, è stata concessa in comodato d’uso gratuito da RFI. L’area, in disuso da anni, con l’ex fabbricato viaggiatori e l’ex scalo merci è stata destrutturata e privata della sua funzione nativa per ospitare opere d’arte e spazi culturali interattivi e multimediali. Metaforicamente, la stazione ferroviaria come punto di arrivo e (ri)partenza allude anche al viaggio come esperienza trasformativa. MuST23 si propone come volano per l’economia locale, favorendo una destagionalizzazione della filiera turistica, attualmente concentrata esclusivamente sui tre mesi estivi, per rendere Capaci meta di un “pellegrinaggio laico”, etico e sostenibile, parte di quel turismo rigenerativo che fa incontrare “gli altri” e valorizza le comunità.
«Tante persone si sono lasciate contagiare dal nostro entusiasmo, è stata una bella sorpresa. Il progetto coinvolge varie cooperative: c’è chi ha realizzato la parte immersiva, chi si occuperà dei servizi di ticketing, un’altra ancora del bar e bistrot che aprirà a breve. L’obiettivo ultimo sarà creare una cooperativa di comunità per far crescere tutta la gente di Capaci. Avere al nostro fianco anche Feltrinelli e quindi una libreria a Capaci è qualcosa che non avremmo mai immaginato. Stiamo investendo molto e la risposta da parte del territorio ci dà molta fiducia. Abbiamo fatto tanta fatica, anche economica, per arrivare fin qui, ma le difficoltà non finiscono, abbiamo bisogno di sostegno e persone che ci seguono», conclude Dario.
32 anni fa nessuno avrebbe immaginato che un luogo di morte e legato a una strage di mafia, oggi avrebbe ospitato e accolto i primi studenti negli spazi del museo MuST23. Perché è vero che i sogni e la voglia di realizzarli hanno molta più fantasia di noi.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento