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Quanto è difficile semplificare, riassumere, rappresentare la complessità. Lo è nel mio/nostro lavoro di tutti i giorni, ma a volte lo è anche di fronte a una “semplice” intervista. Quando ho deciso di esplorare il mondo di Animago infatti pensavo: “Riceverò un libro da leggere, poi sentirò l’autrice, farò qualche domanda e missione compiuta!”. E invece… e invece il libro erano due libri, uno per l’infanzia e uno per gli adulti, i temi erano tanti e toccavano argomenti a me cari come la biofilia, l’ecologia profonda, la teoria di Gaia [per saperne di più su questi temi ascolta l‘intervista a Giuseppe Barbiero, ndr].
Dietro quest’opera inoltre si nascondevano un sacco di persone: Giovanna Bellato, autrice e ispiratrice dell’opera, ma anche illustratrici, psicologi, musicisti, senza dimenticare ovviamente l’editore. Ed ecco che quando propongo a Giovanna di sentirci per l’intervista mi propone di farla con cinque persone. La convinco a ridurre a tre e mi trovo a confrontarmi con lei, con Irene Guerrieri e con Daniele Colombo e mi rendo presto conto che ha avuto ragione lei. Era importante parlare con tutti loro per capire quello che c’era da capire. Che poi – come diceva Giorgio Gaber – bisogna “capire che non c’è niente da capire. E non è ancora capire”.
Mentre scrivo questo articolo ascolto le musiche composte da Erica Boschiero e Sergio Marchesini, musiche che sono parte integrante dell’opera stessa.
IL RUOLO DEL TRAINING AUTOGENO, UNA BUSSOLA PER RICONNETTERCI E RICONNETTERSI
L’ho detto, Giovanna ci tiene proprio a spiegare che la sua è un’opera collettiva. E infatti inizia la nostra chiacchierata sottolineandolo: «È stato un noi fin dall’inizio, prima con Irene e poi con l’editore Daniele. Questo libro “nasce” sei anni fa da una ricerca per la mia tesi magistrale. Nella tesi come poi nel libro ho voluto unire e intrecciare vari saperi partendo dall’ecologia, passando per il mondo dell’immaginazione e del training autogeno, studiando le ricerche di Ji. H. Schultz, che ne è il fondatore».
Il training autogeno ha in qualche modo ispirato anche il titolo di questo lavoro. «Il libro si intitola “Animago”, unione di anima e imago – ovvero immagine. Siamo animate dalle nostre immagini interiori e la loro qualità determina anche il nostro dialogo interno nonché le nostre scelte quotidiane. Il sottotitolo – “Esplorare il mondo scalza” – si riferisce al tomo due, che è dedicato al pubblico adulto e che viene anche definito un libro humus, uno strumento per fertilizzare le menti adulte».
Il primo tomo invece, quello pensato per bambini, è sottotitolato “scalzamente”, un termine giocoso per avvicinare a un benessere psicofisico i bambini. «Questo lavoro è stato anche definito un libro bussola: traduce i sei esercizi del Training Autogeno di Base in altrettante narrazioni naturali che consentono ai giovani lettori di applicarlo nel loro quotidiano. Il libro parla di interconnessioni visibili e invisibili tra esseri umani e pianeta in cui abitano».
ANIMAGO: SEI NARRAZIONI, SEI NARRAZIONI ILLUSTRATE
«Attraverso questi due libri che viaggiano insieme ci tenevamo a veicolare messaggi di benessere somatico e mentale, sia nelle scuole che in contesti quotidiani come gli ospedali di oncologia pediatrica, dove con il Covid è stato più complesso avvicinarsi». La bussola ci guida in un percorso che incontra il pino – che accompagna le sei narrazioni – e altri straordinari compagni d’eccezione come la montagna, il calore, il respiro, l’aria, il girasole e l’acqua.
L’incontro tra Giovanna e Irene è avvenuto proprio attraverso le immagini. Giovanna cercava per Animago un illustratore e casualmente ha trovato questa grafica su facebook: «Sono rimasta rapita dalle foglie e dal concetto delle foglie al posto dei capelli e mi andava di sconvolgere un po’ gli schemi». E così quell’immagine è diventata la copertina.
Racconta Irene: «Quando dipingo ascolto sempre la musica. L’immagine della copertina è nata mentre ascoltavo le musiche di Erica Boschiero, da cui mi sono lasciata ispirare. Avevo prodotto due immagini, una con gli occhi chiusi e le foglie fresche e verdi e un’altra con gli occhi aperti e le foglie secche. Giovanna ha scelto l’immagine più onirica, occhi chiusi e mente scalza». Irene parte come architetto e, tra le altre cose, produce giocattoli per bambini. Giovanna viene dall’artigianato, che ha caratterizzato la vita di suo nonno e suo padre. È stato quindi amore a prima vista, con un’amicizia che va al di là del lavoro.
SCALZAMENTE…
«Da ex insegnante supplente e persona che ha a cuore l’infanzia e i bambini ripensando alla mia infanzia nella scuola pubblica, trovo che ci sono vari limiti e poca attenzione alla dimensione emotiva e affettiva; il mondo interiore e dell’immaginazione viene spesso accantonato, messo nell’ombra», racconta Giovanna.
«Il linguaggio è importante: se usiamo termini come mindfulness non avviciniamo i bambini. Cercavo sia per adulti che per bambini un termine giocoso e che avvicinasse alle tematiche della natura e al concetto che non esiste solo la realtà tangibile, ma anche tutta una dimensione legata alla dimensione mentale che è importante quanto la salute fisica e corporea. Il benessere è ben-essere, la mente può essere scalza come i piedi, con la stessa dignità».
L’INCONTRO CON LA CASA EDITRICE: UN’OPERAINCERTA
Si legge sul sito ufficiale dell’editore: “Operaincerta è una casa editrice indipendente che ha come obiettivo quello di promuovere e diffondere la cultura attraverso la pubblicazione di opere inedite. Nonostante la crisi della carta stampata, Operaincerta Editore investe nell’editoria e vuole offrire ampio spazio ai nuovi autori. Amiamo i libri e stimiamo i loro autori, per questo ci impegniamo perché vengano tutelati come meritano. Ecco perché, oltre alla pubblicazione, la casa editrice curerà anche la promozione delle loro opere. Praticamente si trasformerà in una vera e propria risorsa per gli scrittori di narrativa, poesia, saggistica e altro”.
Mi racconta Daniele Colombo, che oltre ad essere psicologo e psicoterapeuta lavora per Operaincerta: «Il nome che ci siamo dati ci rappresenta. Ogni cosa è incerta, le nostre opere restano sempre aperte, pubblichiamo di tutto e di più, l’importante è che abbia un valore. Quando Meno Occhipinti – l’editore – mi ha passato questo testo e ho cominciato a leggerlo, prima ho pensato che l’autrice fosse in gamba, poi una mente brava, alla fine ho pensato che fosse un genio. La sensazione leggendo il libro è che ci troviamo di fronte a un testo di grande valore scientifico».
«Giovanna aveva molte competenze, non la conoscevo, pensavo quindi che fosse una donna anziana», aggiunge Daniele. «Non ti dico la sorpresa quando ho saputo dell’età. Ora abbiamo anche fatto un piccolo tour di presentazioni in Sicilia e sembrava di conoscerci da sempre, che tutti vibrassimo sulla stessa frequenza. Animago non è solo un libro, ma è anche un progetto che come casa editrice e come psicologo abbraccio in toto: può diventare un gioco, essere la base per percorsi di formazione, momenti esperienziali, si può ampliare la parte dei bambini e/o degli adulti, può succedere di tutto. È un’opera incerta!». Buona lettura, buona esplorazione e buon ascolto. Ovviamente a mente scalza!
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