La vita ai piedi dell’anemometro: storie di resistenza in difesa del territorio
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Immaginate di passare la prima notte nella vostra nuova casa in campagna e di vedere delle lucine rosse nel cielo fuori dalla finestra. Ѐ così che Laura Basile si è accorta di trovarsi a due passi dall’anemometro. L’anemometro è lo strumento che viene utilizzato per misurare il vento, per poi decidere dove posizionare gli aerogeneratori. L’intera area dove abita Laura è quindi a rischio per la costruzione di impianti sia eolici che fotovoltaici: da tempo girano le voci di proposte di acquisto molto vantaggiose che vengono fatte ai proprietari dei terreni tutt’intorno.
Quella contro la cosiddetta speculazione energetica è una lotta che da tempo anima comitati, associazioni, sardi e sarde impegnati in una messa in discussione delle attuali risposte alla transizione energetica, che metta il focus sull’autodeterminazione dei territori e delle comunità, ancor più di quelli che vivono in sinergia con l’ambiente circostante. La scarsa antropizzazione non può essere una giustificazione per plasmare l’intera Isola in una colonia energetica.
CASA, LUOGO DI VITA E PRESIDIO PERMANENTE
Ci troviamo in Gallura, in località Vacileddi Priatu. In questo luogo a rischio, nasce il nuovo presidio permanente per la difesa del territorio Dimora & Domus, un luogo d’amore e condivisione, di connessione con la natura e tutti i suoi abitanti, dove i ripari sotto roccia ci ricordano come l’ecosistema abbia sempre cercato di proteggere gli esseri viventi. Proteggiamo la natura piantando qualcosa, stando insieme, ascoltando i suoni della vita intorno a noi o intonando per lei un canto, proteggere la natura è una cosa molto semplice, richiede solo un po’ d’amore.
ANEMOMETRO E TRIVELLE: MENTRE UNA CAMPAGNA NASCE UN’ALTRA MUORE
Dall’altra parte dell’isola invece, a Selargius l’agro è ormai una giungla di ruspe, trivelle e cumuli di quello che un tempo erano gli strumenti per la vita nelle campagne. In uno dei territori minacciati dagli espropri per la realizzazione del mega impianto del Tyrrhenian Link è nata qualche mese fa Sa Barracca, anche questo un presidio permanente volto a difendere il territorio e allo stesso tempo creare consapevolezza.
A Sa Barracca ci si incontra, si discute, si beve, si mangia, si legge, si ragiona sul futuro della Sardegna e soprattutto, si sta; il fine di questo luogo e delle attività che lo animano è rivendicare la vita in un territorio che non è terra di nessuno. Al contrario, è luogo di una collettività che esiste e che attraversa quelle campagne da generazioni.
Di fronte alla stazione elettrica di Terna, uno a uno tutti su i terreni è stata fatta tabula rasa, distruggendo vigne e uliveti, alberi che poi sono stati espiantati e ripiantati in quello che è a tutti gli effetti un “cimitero degli ulivi”. Tutto questo per fare spazio alla nuova mega centrale di Terna, snodo cruciale per l’infrastruttura del Tyrrhenian Link, cavo sottomarino che servirà a esportare energia prodotta in Sardegna verso il resto del mondo.
«IL VOSTRO LAVORO Ѐ PORTARMI VIA IL MIO»
Proprio a Selargius in questi giorni cominciano gli espropri, i proprietari sono stati convocati d’urgenza davanti ai loro terreni per firmare le carte insieme a Terna, protetti da decine di agenti delle forze dell’ordine; è nata subito una protesta spontanea dei cittadini, che si è poi spostata verso la trivella in azione poco distante, dove un manifestante ha rischiato la propria vita per fermare i lavori e costringere poi l’impresa a caricare la trivella sul camion e ad andare via.
I fatti di Selargius sono la testimonianza diretta che non esistono aree idonee in Sardegna, anche se si trovassero dei luoghi lontani dalle campagne, dove poter realizzare i mega impianti di produzione elettrica; ci sarà sempre la necessità di creare nuove stazioni elettriche e infrastrutture che devasteranno il resto del territorio. Concludo con la frase detta da sopra la trivella da Matteo Pedditzi, il manifestante che ha fermato il cantiere, a chi gli diceva che stava solo facendo il proprio lavoro. «Se il vostro lavoro è portarmi via il lavoro, ma che tipo di lavoro è il vostro?».
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