Franco D’Eusanio e i vini di Chiusa Grande: “È un equilibrio naturale, noi non interveniamo”
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Pescara, Abruzzo - «L’amore per il vino nasce dal desiderio di fare le cose con impegno e preparazione, in modo importante. La passione per la viticoltura viene dai miei genitori, invece l’approccio, la maniera di vinificare rappresenta il mio modo di essere. Io sono estremamente razionale, la passione non può bastare, ci deve essere un valore di riferimento a cui agganciarsi».
A raccontarsi è Franco D’Eusanio, fondatore di Chiusa Grande e ideatore del concetto di “vinosophia“, in cui coniuga la filosofia di vita, la vinificazione biologica, con la sfera emozionale e sensoriale. Per comprendere meglio a cosa si riferisce, mi porta l’esempio di Rudolf Steiner. «Non era un agronomo, anzi, ce n’erano molti altri con competenze superiori, eppure è stato lui ad avere l’intuizione dell’agricoltura biodinamica. Lo stesso vale per Albert Einstein, che ha intuito al livello filosofico e poi scoperto la relatività. Se hai dei riferimenti, tutto viene di conseguenza».
Il vino è un prodotto che fa parte dell’identità del territorio e sono davvero tante le varianti per scegliere una bottiglia. Anche il cambiamento climatico ha contribuito a rendere coltivabile la vite in zone in cui fino a qualche anno fa erano impensabile farlo – si pensi al sud della Gran Bretagna o al Nord Europa. Il vino ha sempre fatto parte della vita dell’essere umano, raccontandone la sua storia millenaria, la personalità del territorio, la creatività e l’abilità, ma anche le varie migliorie apprese nel tempo.
Alla luce di questa grande varietà, se c’è chi si avvicina alla viticoltura senza il giusto rispetto e la competenza, per qualcuno è molto più di un semplice lavoro. È il caso di Franco. La vinosophia – il criterio produttivo cui si rifà Chiusa Grande – è uno stile di vita, una visione, come quella che ha avuto lui quando ha deciso di creare una degustazione multisensoriale dei suoi vini. Associando emozioni e caratteristiche dei vini, un gruppo di artisti ha composto brani musicali che evocano quelle stesse emozioni.
Il passo successivo è stata la creazione di una sala multisensoriale con un impianto luci particolare in grado di oscurare l’ambiente e ricreare qualsiasi sfumatura di colore. «Insieme all’Università di Psicologia e Psicometria di Chieti abbiniamo a ogni vino il colore che secondo la scienza riproduce la stessa emozione. Tutti accostano vini e musica, noi andiamo oltre. Se al cervello arrivano stimoli coerenti, le emozioni si amplificano. Grazie al Ministero dello Sviluppo Economico e al sostegno del CNR è stato possibile dimostrare che la degustazione multisensoriale è efficace, fa attivare alcune zone specifiche del cervello. È stato possibile riscontrarlo anche tramite specifiche tecniche come la risonanza magnetica», continua Franco.
La sua è una passione razionale, usa la logica in tutto quello che fa, andando alla ricerca di spiegazioni scientifiche che passano per la sperimentazione. Anche per saperi e conoscenze antiche. Ha scelto, ad esempio, di vinificare il suo vino all’interno di vasche di pietra calcarenite, un antico metodo di produzione che garantisce una qualità superiore rispetto al vino vinificato con le moderne tecnologie. La pietra ospita microrganismi, flora e fauna che influenzano in modo positivo l’intero processo.
Alla base del concetto di vinosophia ci sono dieci principi basilari per Franco: ad esempio, sognare ad occhi aperti, trascorrere una vita piacevole, sedurre e lasciarsi sedurre dalla terra, tornare alla terra. Non è un caso che ha fatto sua una famosa frase di Francis Bacon, il filosofo che ha incentrato la sua riflessione nella ricerca di un metodo di conoscenza della natura che parte dall’osservazione della natura, secondo il quale “alla natura si comanda solo ubbidendole”.
A prima vista può sembrare un controsenso rispetto alla spiccata razionalità di Franco, in realtà non è così. «Io e la natura abbiamo lo stesso interesse: il seme in contrapposizione con l’apice vegetativo», commenta il fondatore di Chiusa Grande. I sistemi di allevamento attuali attenzionano maggiormente le vegetazioni che puntano verso l’alto ed esaltano il vigore a discapito del frutto. Nel suo sistema di allevamento il tralcio si direziona verso il basso ed è la pianta che si mette in equilibrio in modo naturale, senza interventi particolari di cimature, nel modo più naturale e meno violento.
Per Franco è estremamente razionale assecondare la natura, porta a una esaltazione. «Il sistema di allevamento a Chiusa Grande è una cortina libera: il tralcio appena si appesantisce in modo spontaneo si rivolge verso il basso e frena il vigore. Se punta verso l’alto, verso la luce, esaltandone il vigore, si forma un’uva dal mosto più acido. Se la pianta si mette in equilibrio spontaneamente si forma un mosto più adatto alla vinosophia: i nostri vini hanno un’acidità equilibrata non molto aggressiva. Principi e valori che danno un senso profondo a ciò che facciamo. Non ci si può inventare, ci vuole passione, ma soprattutto preparazione e studio, oltre che rispetto della terra», conclude Franco.
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