8 Apr 2024

Denatalità: perché in Italia si fanno sempre meno figli?

Scritto da: Francesco Bevilacqua

Nella classifica mondiale della natalità oggi l'Italia è al quart'ultimo posto. Ma perché non si fanno più figli? Ne abbiamo parlato con la giornalista Eleonora Voltolina, fondatrice di The Why Wait Agenda, secondo cui la denatalità ha origini complesse che affondano le loro radici in ritardi sociali e culturali che riguardano da vicino la parità di genere e il ruolo che viene attribuito alle donne.

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È passato più di un anno dalla nostra chiacchierata con Eleonora Voltolina – giornalista, imprenditrice sociale, Ashoka fellow e fondatrice de la Repubblica degli Stagisti – per parlare del suo nuovo progetto, The Why Wait Agenda, che ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica tutta – e non solo quella femminile – su temi come fertilità, sessualità e genitorialità.

DENATALITÀ: ECCO IL PROBLEMA

Ancora oggi la situazione è più che mai complessa e l’iniziativa di Eleonora si inserisce in maniera più che mai opportuna in un contesto sociale e culturale che ha ancora degli enormi buchi neri su cui fare luce. Uno di essi è quello della denatalità: In Italia le nascite sono ancora in caduta libera. Gli ultimi dati Istat relativi all’anno 2023 parlano di 379mila nuovi nati, soltanto 1,20 figli per donna, i numeri più bassi di sempre.

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Eleonora Voltolina

«Ma non vi lasciate ingannare da questo dato, deducendo che le persone non vogliano più figli», commenta Eleonora». «Le statistiche dimostrano, al contrario, che le persone in media desiderano più di due figli! La differenza si chiama “fertility gap” ed è la piaga del nostro tempo: non riuscire ad avere i figli che si desiderano. Per invertire la rotta bisogna innanzitutto guardare in faccia le cause complesse di questa denatalità».

«Vogliamo anche indagare una parte del motivo di questo gap, ovvero il fatto che cominciamo a fare figli molto più tardi per via di una serie di fattori», ci aveva detto Eleonora presentando The Why Wait Agenda. E un aspetto sicuramente rilevante è l’approccio delle politiche volte a contrastare la denatalità. «In Italia si parte purtroppo quasi sempre dal fatto che “sarebbe giusto” che le donne facessero più figli e che basta qualche incentivo economico per spronarle, invece bisognerebbe agire per permettere alle persone, a prescindere dal genere, di realizzarsi e di costruire il proprio progetto familiare scegliendo quando fare figli, e quanti farne, senza impedimenti o costrizioni».

PERCHÈ NASCONO MENO BAMBINI?

Dunque, perché nascono meno bambini? «Rispondere che costano troppo e che quindi è tutta una questione economica è superficiale tanto quanto rispondere che la gente ha altre priorità oggi o che la denatalità va bene perché tanto al mondo siamo già troppi», osserva Eleonora Voltolina. «E comunque, se vogliamo parlare della questione economica, gli aiuti arrivati negli ultimi mesi in Italia sono stati ampiamente insufficienti».

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Sopratutto, ci sono state zero misure a sostegno della parità di genere nella cura dei bambini: «Un tema che raramente trova spazio nel dibattito pubblico è quello della parità di genere e di quanto questa influenzi le scelte riproduttive. Dopo un secolo di lotta per la parità, le donne non vogliono più trovarsi confinate al solo ruolo materno. Per questo le politiche che potrebbero davvero incidere sulle scelte riproduttive sono quelle che portano la parità in famiglia, a cominciare da una uguale durata per i congedi di maternità e di paternità, in modo che gli uomini possano cominciare da subito a spartirsi fifty-fifty oneri e onori della famiglia».

Secondo l’Ashoka fellow, le politiche focalizzate sulle madri sono delle trappole: sembrano utili, ma non fanno altro che rafforzare la gabbia degli stereotipi e l’idea che le donne debbano scegliere tra vita professionale e vita familiare. Anche per questo, un potenziamento dei servizi all’infanzia è fondamentale perché «i posti negli asili sono ancora troppo pochi e i calendari scolastici, con orari ridotti e chiusure in molti giorni lavorativi, non aiutano i genitori. Se si vogliono più nascite «bisogna costruire con un cambiamento politico una società veramente paritaria, in cui fare un figlio non equivalga, per le donne, ad addossarsi la maggior parte delle attività di cura della famiglia e della casa, e per giunta rischiare di essere penalizzate sul lavoro».

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DENATALITÀ E INFERTILITÀ

La discussione si sposta su uno dei temi principali trattati da Thw Why Wait Agenda, ovvero l’infertilità, che come ricorda Eleonora è in aumento e oggi riguarda una persona su sei. «Inoltre, il fatto di rimandare sempre più in là nel tempo la ricerca dei figli non aiuta, perché a volte si arriva quasi fuori tempo massimo, quando specialmente per le donne la capacità riproduttiva è molto ridotta». Da qui un aumento del ricorso alla procreazione medicalmente assistita, «che è molto utile ma non sempre risolutiva. Va poi detto che in Italia è preclusa a molti segmenti di persone, come quelle single e quelle non eterosessuali».

UNA PROPOSTA

Per questo The Why Wait Agenda ha lanciato un “Pledge”, un impegno pubblico per contrastare la denatalità e colmare il fertility gap che è stato presentato anche al Parlamento Europeo a Bruxelles. Il Pledge ha già ottenuto il sostegno della ong Equimundo: Center for Masculinities and Social Justice and MenCare Global Campaign ed è stato sottoscritto dall’europarlamentare Brando Benifei.

Un tema che raramente trova spazio nel dibattito pubblico è quello della parità di genere e di quanto questa influenzi le scelte riproduttive

La proposta si articola in diversi punti: consapevolezza ed educazione alla fertilità, politiche paritarie di congedo per i genitori, un cambiamento culturale verso la genitorialità paritaria, il contrasto alla “motherhood penalty” nel mercato del lavoro, l’accesso universale alla riproduzione medicalmente assistita indipendentemente dallo stato civile e dall’orientamento sessuale. Il pledge condanna anche le restrizioni alla contraccezione e all’aborto come strategia politica per aumentare la natalità e considera la possibilità di avere figli come un diritto riproduttivo.

«Le elezioni europee saranno tra poco più di due mesi», conclude Eleonora Voltolina, che è anche direttrice dell’associazione Journalism for Social Change, attraverso la quale coordina le attività di The Why Wait Agenda. «Ora sta ai candidati dimostrare, sottoscrivendo il nostro Pledge, di volersi davvero impegnare per contrastare in maniera sana la denatalità. Il che vuol dire: anziché cercare di imporre di fare figli a chi non ne vuole, spostare lo sguardo e aiutare invece chi vorrebbe farne a farne».

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