Arte e ricerca al femminile: a Cagliari un stanza tutta per loro, artiste del nostro tempo
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Cagliari - Virginia Wolf, quando le venne chiesto di parlare delle donne e del romanzo, rispose che per scrivere una donna doveva avere dei soldi e una stanza tutta per sè. Questa celebre frase darà il titolo al saggio Una stanza tutta per sé, in cui l’autrice ripercorre la storia letteraria della donna al fine di rivendicare il diritto di essere ammesse in un mondo che per secoli, è stato appannaggio culturale dell’universo maschile
Espandendo il campo della letteratura all’arte tutta, un esempio concreto di “una stanza tutta per sé” lo possiamo trovare a Cagliari, in via Napoli, nel quartiere Marina. Tra le strette vie del di questa zona si trova la galleria d’arte Spazio e Movimento, di Marilena Pitturru. A raccontarci questa realtà è Ivana Salis, curatrice dello spazio espositivo Spazio e Movimento e presidente di Asteras, Associazione Territorio e Arte in Sardegna.
Andiamo per gradi: chi è Marilena Pitturru?
Marilina Pitturru è un’artista che lavora a Cagliari, che ha vissuto in pieno le vicende degli anni ’70 e che ha una carriera che supera i 25 anni, nella quale ha avuto tantissime esperienze positive di carattere nazionale e internazionale fino a quando ha deciso di fondare Spazio e movimento. Inizialmente è nato come il suo studio, lo spazio in cui lei conduce la sua ricerca che è dedicata alle tematiche sul femminile, sulla dualità dell’uomo e della donna, sul tempo, ma soprattutto si basa sulla riqualificazione di materiali di scarto, quindi di riciclo, i quali tramite le sue operazioni artistiche hanno una nuova vita e diventano opere d’arte.
Uno dei materiali principali che lei utilizza è la plastica, ma non solo: tutti i materiali di natura industriale che dopo l’utilizzo diventano dei rifiuti vengono assemblati creando sculture, opere bidimensionali, oppure matrici che poi si trasformano in silhouette armoniosi su carta, sempre richiamare il corpo della donna e la ricerca sul femminile, sull’essere donna.
Perché nasce come galleria d’arte Spazio e movimento?
Spazio movimento nasce dalla voglia e dall’esigenza di Marilena Pitturru di dare uno spazio di espressione libero alle donne artiste, che nel corso della storia sono sempre state una minoranza. Questo è avvenuto sia per la damnatio memoriae che hanno subito nella ricostruzione della storia dell’arte, sia perché gli spazi erano limitati, ovvero i luoghi intesi non solo come spazio fisico di esposizione ma come occasione e possibilità di carriera. Ora, in questi ultimi vent’anni grazie anche a tantissime studiose che hanno ripreso la questione femminile nell’arte e hanno quindi riscritto quella che era la storia dell’arte, abbiamo conosciuto delle figure che appunto prima sono state volutamente nascoste e regalate all’ambito delle arti minori.
Marilena ha sentito l’esigenza di dedicare il suo spazio alla ricerca artistica femminile proprio per cercare di colmare questo divario, ma soprattutto per permettere alle donne di crearsi un’autocoscienza e una formazione su quelli che sono i loro diritti tramite il linguaggio dell’arte. Accade nel 2016 quando Spazio movimento, da studio dell’artista, si trasforma: non solo è il laboratorio di Marilena, ma diventa anche spazio espositivo, con il primo curatore che è stato Efisio Carbone e successivamente, fra il 2017 e 2018, con la mia curatela.
Come procede la programmazione?
A un certo punto io ho iniziato a fare una programmazione annuale all’interno della quale invito le artiste, preferibilmente di base in Sardegna, ma non solo. Ci sono state artiste per esempio anche brasiliane o operazioni di mostre collettive con artiste che venivano da diversi ambiti e ambienti.
Possiamo dire che dal 2018 portiamo avanti una ricerca sulle opere e tematiche del femminile e che le artiste che ci interessano di più sono quelle che si occupano di tematiche femminili legate chiaramente alle minoranze, agli ultimi, a chi subisce violenza, ricatto psicologico o morale, manipolazioni e a tutto ciò che è ambito familiare: il rapporto madre e figlio, donna e donna, donna e uomo. Insomma, tutto ciò che include la sfera dell’intimo e delle relazioni. In questi anni ci sono state diverse tipologie di eventi tra cui degli incontri guidati dalla nostra amica psicologa Annamaria Pes che ci ha aiutato a legare la psicologia all’arte.
E la scelta del nome invece, Spazio e movimento, da cosa deriva?
Sia il concetto di spazio che quello di movimento fanno parte dell’arte di Marilena e quindi il nome deriva da questi due concetti cardine che sono fondamentali nel suo linguaggio artistico.
Qual è il divario che come spazio espositivo legato all’arte contemporanea volete colmare?
Nell’arte contemporanea la valutazione dell’operato artistico, oggi, certamente non fa differenza tra uomo e donna. Il divario che vogliamo colmare è un divario di carattere storico, non di carattere qualitativo. Anzi, possiamo dire che proprio in questi ultimissimi anni grandi protagonisti dell’arte hanno in qualche modo cambiato le sorti e le vicissitudini di questa contemporaneità, basti pensare al fatto che l’ultima Biennale di Venezia è stata appunto vinta da una donna, ma sono tantissime le figure femminili che sono diventate dei punti di riferimento e che fungono da modello per le nuove operazioni.
Tra l’altro, le operazioni artistiche femminili hanno permesso anche agli uomini di approcciarsi al linguaggi dell’arte che erano appannaggio del femminile. Oggi per esempio abbiamo molti più artisti uomini che utilizzano il ricamo e l’arte tessile, rispetto allo scorso secolo, per cui diciamo che ci sono stati dei grandissimi passi in avanti nella parità di genere, anche se in questo senso direi parità di linguaggi.
Essendo uno spazio creato da una donna e dedicato all’arte femminile, si potrebbe interpretare quasi come un’esigenza separatista. Cosa ne pensate a riguardo?
Allora in merito alla questione sul separatismo mi sento di specificare che non è ciò che pratichiamo. Sarebbe molto difficile interpretare in tal modo il nostro spazio perché gli artisti uomini possono esporre in Spazio e Movimento, purché accompagnati da una donna, cioè in duale, oppure possono essere presenti in collettive, per cui non è uno spazio chiuso alla ricerca artistica operata da artisti uomini, ma semplicemente vuole dare un maggiore spazio alle donne. Spazio e Movimento accoglie anche la ricerca della comunità Lgbtq+, siamo per l’apertura verso tutte le identità, che sono anche specialismi e sono occasioni di conoscenza e approfondimento dell’umanità.
Alla base della vostra esperienza, come definireste il panorama artistico femminile a Cagliari?
Il panorama artistico femminile a Cagliari, ma in genere in Sardegna, è molto vivo e ricco di artiste che lavorano con diversi media e in maniera trasversale. Abbiamo delle artiste veramente di altissimo spessore, il che ci pone, per quanto riguarda la contemporaneità e la validità delle ricerche e la validità, al pari del panorama italiano. Quindi diciamo che la Sardegna, nonostante sia un piccolo continente che mantiene la sua specificità di isola, oltretutto del Sud, le artiste donne portano avanti delle ricerche ispirate a ciò che poi è la storia dell’arte femminile a partire dagli anni dagli anni ’70.
Abbiamo eccellenti artiste pittrici surrealiste, eccellenti fiber artist, eccellenti artiste che si occupano di street art e arte urbana, che si portano avanti ricerche sul colore, sulla storia, sulla memoria e sulla scrittura. Insomma, abbiamo una varietà e una ricchezza dal valore inestimabile, dovremmo semplicemente riuscire a valorizzarle tutte al meglio.
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