Terra Masta diffonde nel napoletano l’agricoltura naturale e sinergica
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Campania - Fin dalla sua nascita nel 2018, il collettivo Terra Masta si adopera per cambiare il paradigma agricolo dello sfruttamento e del depredamento delle risorse del suolo, facendo agricoltura rigenerativa che utilizza sistemi complessi di policolture con alberi da frutto associati ad alberi forestali. Ad avviare il collettivo per la rigenerazione eco-sociale nel napoletano Stella Maris, dottoressa commercialista che, coniugando le sue capacità da consulente alla vocazione della terra, ha iniziato girando per le masserie pugliesi per conoscere l’agricoltura naturale, studiata poi presso la scuola di Emilia Hazelip, agronoma spagnola inventrice dell’agricoltura sinergica e permanente.
Dopo un paio d’anni di progetti itineranti, con Terra Masta Stella Maris ha cercato di attirare competenze sulla permacultura, scienza di progettazione olistica degli spazi in cui è compreso anche il discorso agricolo. Da lì, è seguita la formazione sull’agro-forestazione, l’agro-ecologia e sul piantare boschi commestibili.
Col suo team fisso di sette persone, più altri collaboratori mobili, Terra Masta crea infatti giardini commestibili per cambiare il paradigma campestre dello sfruttamento e depredamento del suolo e pratica appunto una agricoltura rigenerativa utilizzando sistemi complessi di policolture di alberi da frutto e alberi forestali che servono come supporti per produrre in loco materia organica utile da dare al suolo come pacciamatura.
«Le terre lavorate, pur non essendo mie, in qualche modo mi “ritornano”», afferma Stella Maris. «L’impegno che ci metto viene ripagato e così la sento mia. Mi dà piacere sapere di avere il mio ruolo nell’ecosistema, siamo tutti endobionti, ovvero organismi in un organismo più grande».
IL LAVORO DI RIGENERAZIONE DI TERRA MASTA
Quando ci si riferisce alla rigenerazione eco-sociale si parla di avviare percorsi e piccole comunità di utenti – ma anche di mezzi ed energie – facendole convogliare innanzitutto in un progetto con la terra. A quanto pare, più persone si riuniscono per rigenerare un suolo, più la rigenerazione diventa anche sociale.
«Conosciamo l’essere umano come il più grande distruttore del pianeta, ma in realtà potenzialmente è anche il più potente rigeneratore, perché grazie alle sue progettazioni può limitare le dinamiche naturali ma anche accelerarle per ripristinare e aumentare la fertilità del suolo, la capacità e la resilienza dei sistemi, sia ai cambiamenti climatici sia a una eventuale perdita di manutenzione, di risorse umane, creando appunto sistemi agricoli che siano stabili».
Infatti, anche l’orto biologico non è un sistema stabile perché non ci sono radici perenni, il suolo viene incessantemente arato, vengono messe coltivazioni uniche e così via. Il team di Terra Masta studia modi per avere alte produzioni dando però alle piante la possibilità di sentirsi a casa e di ricreare quelle stesse condizioni del suolo tipiche degli ambienti dove in effetti gli alberi si sono evoluti. L’approccio biologico, pur avendo il vantaggio di non adoperare sostante chimiche, purtroppo non applica questo tipo di accortezze verso il suolo, che finisce col patire ugualmente.
Ripristinare gli ecosistemi è possibile attuando questi sistemi che perseguono contemporaneamente l’obiettivo della produzione e del raccolto con impianti molto intensivi, biodiversi e stratificati, attenti alla materia organica. Dopo un paio d’anni, il sistema dovrebbe essere in grado di produrre da solo abbastanza materia organica e si entra quindi nella fase di autofertilità in cui non c’è più bisogno di altro lavoro se non potature degli alberi piantati come supporto alle coltivazioni.
«La terra napoletana è particolarmente fertile e dà molta soddisfazione», spiega Stella Maris. «Dobbiamo lottare contro le pratiche sbagliate per dare l’esempio che la nostra terra è buona e funziona. La mia missione ultima è proprio questa, dimostrare che questa cura della terra è sostenibile anche a livello economico, che i sogni sono anche fattibili e realizzabili. Possiamo fare una nuova agricoltura, possiamo mangiare senza per forza depredare l’ecosistema».
L’IMPORTANZA DI FARE RETE
Il collettivo Terra Masta cerca di aiutarsi reciprocamente, intraprendendo percorsi formativi che siano in linea con gli impegni personali, permettendo sempre di instaurare in primis rapporti umani. Soprattutto nel napoletano è importante fare gioco di squadra, condividere le attrezzature costose oltre a un ideale comune. Ed è essenziale fare rete con altre realtà del settore; Terra Masta collabora infatti con le associazioni CortoCircuito Flegreo, Altromodo Flegreo, AgriCulture Suditaliane, la community Companatico SUD e la rete di comunità Genuino Clandestino, dai cui scambi sinergici capita nascano nuovi progetti e nuovi corsi,
Seguiti soprattutto da adulti tra i 30 e i 40 anni, i corsi attirano anche persone più in là con gli anni che vogliono mettere in discussione le loro conoscenze pregresse. «Si percepisce un’esigenza di collegarsi a una realtà mobile che porta a nuovi rapporti e alla possibilità di lavorare a contatto con la natura coltivando il proprio cibo».
WORKSHOP E LABORATORI PER IMPARARE DALLA TERRA
Numerosissime le attività organizzate da Terra Masta: diversi sono stati i corsi di formazione organizzati con Giuseppe Sannicandro, insegnante esperto di progettazione in Permacultura, riguardanti sia la progettazione sia l’agro-forestazione, oltre ai numerosi progetti nella zona napoletana dei Camaldoli e a Sant’Anastasia, dove un’area di cinquemila metri quadri è stata protagonista di un progetto di rigenerazione con creazione di linee di aiuole agro-forestali chiamato Santa Sintropia, ad oggi, dopo quattro anni, esempio unico nel suo genere, visitabile e imperdibile.
Di grande successo anche i laboratori popolari tenuti ai Campi Flegrei, a Cigliano, dove la terra di Andrea Tartaglia Aneuro, artista che l’ha ereditata dai nonni, è stata trasformata in soli tre anni in un orto sinergico, una piccola food forest con frutti stratificati e specie associate. Non sono mancati anche corsi nella provincia di Caserta, a Monte Ofelio a Sessa Aurunca, dove oltre a una agro-forestazione su una terrazza, si sono realizzati laboratori sulla rigenerazione realizzando preparati di agricoltura rigenerativa per la cattura e la moltiplicazione dei microrganismi selvaggi del bosco.
UN’ANTICIPAZIONE SUI PROSSIMI PROGETTI
«Stiamo progettando per l’autunno delle agro-forestazioni al Parco della Quarantena di Bacoli e al Parco Monumentale di Baia, siamo ancora in attesa dei permessi, ma appena ci verrà dato il via libera vorremmo anche organizzare delle giornate di laboratori aperti popolari e descrittivi di quello che stiamo lasciando. In preparazione stiamo predisponendo delle piante a radice nuda da utilizzare poi in autunno», conclude Stella Maris. Questo dice senz’altro moltissimo sul lavoro che impegna il collettivo – presto associazione – tutto l’anno, anche con largo anticipo.
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