La sessualità delle persone neurodivergenti: ne parliamo con la psicologa Elisabetta Gennaro
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Le voci delle persone con disabilità neurodivergenti rispetto alla sessualità, ancora oggi un tabù difficile da sfatare, sono spesso marginalizzate o ignorate. Tuttavia, la sessualità non conosce limiti di abilità o neurotipicità; essa è una parte essenziale dell’esperienza umana che attraversa tutte le sfere della vita. Con l’aiuto della dottoressa Elisabetta Gennaro, psicologa clinica, psicosessuologa e divulgatrice, affrontiamo la vastità e la complessità della sessualità nelle persone neurodivergenti, sfidando i preconcetti e aprendo il dibattito su un argomento tanto importante quanto trascurato.
Chi sono le persone neurodivergenti? Che caratteristiche hanno?
Le persone neurodivergenti sono individui il cui funzionamento neurologico si discosta “dalla norma”, come nell’autismo, ADHD, sindrome di Tourette, disturbi dell’apprendimento: ogni persona è unica, con caratteristiche individuali che influenzano la percezione sensoriale, comunicazione, interazioni sociali, pensiero.
Il termine “neurodivergenti” è stato introdotto a fine anni ’90 da Judy Singer e Harvey Blume nel tentativo di sottolineare la diversità neurologica come una caratteristica, senza inquadrarla come pregio o difetto. Durante una conferenza Singer suggerisce la variante neurologica come legittima e non più come “deviazione dalla norma”. Visione che viene accolta con entusiasmo da attivisti e advocate per la neurodiversità: finalmente una narrazione diversa, un paradigma bio-politico ispirato alle idee di Audrey Lorde, femminista nera e lesbica, citata anche in Neuroqueer (Nick Walker, 2012), che promuove la difesa dalla discriminazione.
Sono in grado di relazionarsi con gli altri?
Sì e l’interazione sociale può rappresentare una sfida reciproca nell’interpretare un linguaggio non sempre comprensibile. Immagina due persone appartenenti a culture, idiomi, gestualità diverse: la comunicazione di base può risultare difficoltosa. Ad esempio, le sovrastimolazioni da luci, suoni e sensazioni tattili possono generare fastidio che sfocia in percezioni sinestetiche violente e necessità di stimming, che vengono invece additati come stranezze o capricci da contenere. Il comportamento sociale neurodivergente si basa su rituali e routine che spesso portano a scherno, giudizio e allontanamento da parte degli altri. Inoltre l’elaborazione delle proprie emozioni e di quelle altrui e la gestione di contesti sociali, richiedono sforzi e un repertorio e decodifica adeguati per comprendere i diversi livelli di comunicazione.
In che maniera esprimono le loro emozioni?
L’espressione emotiva della popolazione neurodivergente varia da persona a persona. Qualcuno ricerca il contatto, visivo o fisico, altri lo evitano. Essere autistici, come diceva Pendal, è come avere otto volte più terminazioni nervose con cui percepire il mondo attraverso i sensi. La sensibilità sensoriale amplificata può far apparire come eccessivamente sensibili, vulnerabili al mondo, con reazioni intense e inaspettate a stimoli che sfuggono a chi osserva l’insieme.
O al contrario, si appare come distanti, carenti di empatia. Il processo di elaborazione interno degli stimoli corrisponde a un mare in tempesta forza sette e il muro di distacco che viene messo è una difesa necessaria per poter sopravvivere. Si parla poco di come le persone vengano travolte in modo incontenibile da eventi, emozioni, situazioni.
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Come vivono la loro sessualità queste persone?
La sessualità è un comportamento altamente individuale che richiede un approccio nell’educazione sessuale che integri e rispetti la diversità nelle espressioni sessuali. Alcune persone possono manifestare emozioni in modo non convenzionale, con comportamenti che vengono definiti “perversi” o inappropriati. Una falsa credenza associata alle persone autistiche e neuroatipiche è che siano asessuate, mentre l’orientamento è indipendente dal tipo di manifestazione corporea, così spesso negano la propria sessualità per evitare ulteriori giudizi, sentendosi già diverse dai coetanei. Gli scambi affettivi, la decodifica della comunicazione non verbale, gli scambi di liquidi corporei possono rappresentare una sfida per unə giovane neurodivergente.
A mio parere, l’integrazione delle basi della sessualità kink e BDSM nell’educazione sessuale potrebbe essere d’aiuto: da un lato per trovare un ambiente protetto ove manifestare certe attitudini, dall’altro per garantire consenso, rispetto e sicurezza che allevino il senso di ansia legato alla sessualità. L’imprevedibilità, la mancanza di consenso sul contatto o di negoziazione su limiti e desideri può destabilizzare una persona autistica. L’ambiente kink offre l’opportunità di esplorare in un contesto privo di pre-giudizio, con una struttura codificata priva di messaggi da interpretare, con ruoli definiti, consenso e senza la necessità di contatto fisico o genitale. Questo permette di vivere la sessualità secondo i propri limiti e desideri.
Qual è la risposta dei genitori o di chi si prende cura di queste persone rispetto alla loro necessità di avere una vita affettiva?
Le risposte dei genitori variano. Alcuni possono essere aperti e comprensivi, mentre altri si sentono sfidati e impotenti. La gestione di comportamenti sessuali considerati inappropriati, come parafilie, comportamenti devianti, aggressivi o compulsioni sessuali, spesso riceve risposte repressive e punitive. Tuttavia, la negazione dei comportamenti sessuali non risolve nulla e rende il problema più complesso gravando ancora di più sulle spalle dei genitori, soprattutto delle madri, che devono affrontare le esigenze naturali deə figliə.
L’educazione al benessere emotivo, promuovendo una visione positiva della sessualità, deve trasversalmente coinvolgere scuola, educatori e genitori, superando la falsa credenza delle persone neurodivergenti come “asessuate” e riconoscendo la sessualità come diritto e bisogno di ogni individuo, fondamentale e legittimo al pari di cibo e riparo.
Cosa bisognerebbe fare, a suo parere, affinché chi convive con queste difficoltà possa vivere liberamente e autonomamente la propria intimità?
Per garantire la libertà e l’autonomia nelle esperienze intime è fondamentale educare sulla diversità delle espressioni sessuali, promuovere la consapevolezza delle esigenze individuali, ridurre lo stigma sociale, sostenere la creazione di ambienti sicuri e accoglienti per esplorare la sessualità senza giudizio, dare spazio a iniziative nelle scuole con conferenze aperte a genitori, educatori e insegnanti, dove affrontare la complessità della sessualità. Estendere queste iniziative a Comuni, consultori, biblioteche, costituendo una vera rete sociale, favorirebbe l’integrazione nella visione comune di basi comunicative che si fondino su consenso, negoziazione e rispetto.
Inoltre formare professionisti che sappiano come educare all’affettività persone con esigenze, stimoli e ricettività diversa e sex worker che sappiano come approcciarsi nel modo più corretto e funzionale. Associazioni come Lovegiver, fondata da Fabrizio Quattrini e Max Ulivieri, offrono supporto alle famiglie, formano Operatori all’Emotività, all’Affettività e alla Sessualità consentendo alle persone con disabilità e alle famiglie di sviluppare approcci consapevoli e non essere soli. Queste realtà dovrebbero diventare parte integrante della nostra società.
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