20 Mar 2024

In Sardegna i libri fanno comunità: il lavoro di Lìberos tra socialità, cultura e identità

Scritto da: Alessandra Ghiani

Da dodici anni Lìberos riunisce lettrici e lettori sardi in una comunità che nel tempo è riuscita a fare tappa (quasi) in tutta l'Isola. Nata da un'idea di Michela Murgia e dalla necessità di creare un circuito etico attorno al libro, oggi l'associazione è diventata un punto di riferimento che guarda al piacere: per la lettura, per le città ma ancora di più per i paesi e per gli approcci comunitari che aiutano a crescere senza lasciare indietro.

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“Ci piacciono i libri, ci piacciono le persone, ci piace la Sardegna”: sul proprio sito si presenta così Lìberos, associazione non-profit che porta libri e cultura in tutta l’Isola dal 2012. Vincitrice quello stesso anno della prima edizione del premio Che fare come miglior progetto culturale ad alto impatto sociale ed economico, l’associazione ha organizzato nel tempo centinaia di incontri soprattutto nelle piccole comunità, dove l’offerta è generalmente più povera rispetto alle città, con l’obiettivo di far crescere il numero di lettori, diffondere la passione per la lettura e di creare momenti di confronto e riflessione. Ne parliamo con Francesca Casula, cofondatrice di Lìberos.

Quando e perché è nata Lìberos?

Lìberos è nata nel 2012 da un’idea di Michela Murgia, che fra le tante difficoltà che gli operatori della filiera del libro stavano vivendo ha scorto una grande ricchezza relazionale che poteva essere messa a sistema con beneficio di tutti. Questa è stata la sua intuizione e l’idea originaria di Lìberos, ossia creare un circuito etico intorno al libro.

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Francesca Casula
L’idea si è poi concretizzata?

Non precisamente in questi termini. È stata però una sorpresa per noi scoprire quanto le comunità della Sardegna – i paesi – avessero bisogno della nostra offerta. Molto presto ci siamo trovati a essere un interlocutore privilegiato per le amministrazioni che vogliono organizzare eventi nei loro territori e che non hanno le competenze e le relazioni per poterlo fare da sole. Oltre alla gestione dell’evento in sé, spesso non è facile convincere un autore a venire dal continente per incontrare i lettori di un paese di mille abitanti. Noi proponiamo quindi dei tour e gli autori e le autrici stanno qui tre o quattro giorni. Organizziamo sia le presentazioni al pubblico la sera sia, quando è possibile, nelle scuole la mattina.

Éntula è il festival letterario diffuso di Lìberos. Nasce insieme all’associazione?

L’idea di Éntula è venuta subito dopo, anche perché c’era la possibilità di accedere ai finanziamenti regionali destinati ai festival letterari che ci avrebbero permesso di portare avanti il lavoro. La Regione investe tanto nei festival, è una cosa che tutta l’Italia ci invidia e che non dobbiamo dare per scontata: in qualsiasi momento si potrebbero fare scelte diverse. Prima di Éntula organizzavamo dei tour estemporanei, ma una volta nato il festival è diventato l’attività identitaria di Lìberos. Il fatto di avere un festival diffuso e permanente, esteso tutto l’anno e in tutta la Sardegna, è un percorso in divenire. Raggiungiamo moltissime località, ma in circa duecento paesi non siamo ancora arrivati, quindi c’è ancora tanto da fare.

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Nel tempo si sono aggiunti altri festival, come Liquida, dedicato alla letteratura giornalistica, o il festival di letteratura sportiva Mens sana.

Sì. In realtà Liquida è nato dall’esperienza di Éntula perché il Comune di Codrongianos era uno di quelli che aderivano al festival diffuso. Ha ospitato per diverso tempo tre eventi all’anno, che sono andati molto bene e hanno avuto un grande riscontro di pubblico. Quindi gli amministratori hanno pensato di far nascere un festival specifico di Codrongianos e di affidarcene l’organizzazione. Liquida ormai è un progetto consolidato: quest’anno, dal 25 al 28 luglio, si terrà la sesta edizione. È un festival che dà grande soddisfazione ed è innegabile che lo scenario della basilica di Saccargia, accanto alla quale si tiene l’evento, sia irripetibile.

Sull’esempio di Liquida, anche il Comune di Bono ci ha chiesto di organizzare insieme un festival letterario. Abbiamo scelto lo sport con Mens sana, sia perché non c’era un festival dedicato a questo tema sia perché Bono vanta numerose associazioni sportive dilettantistiche, a tutti i livelli e per tutte le età, a dimostrazione di quanto sia importante per la comunità. Da questi presupposti è nata l’idea di far incontrare i pubblici spesso distanti dello sport e dei libri.

Come reagiscono le comunità davanti a queste iniziative?

Dipende dal festival, ciascuno ottiene risposte diverse. Nel caso di Mens Sana, per esempio, era la prima edizione e inizialmente c’è stata una naturale diffidenza verso la novità. Davanti ai fatti e agli ospiti però, i bonesi hanno riconosciuto l’importanza di questo evento per il paese, per cui le prossime edizioni saranno ancora più partecipate. Un discorso analogo si può fare per Liquida, ma ora la comunità è partecipe di tutte le fasi di organizzazione.

Cerchiamo di trovare insieme la proposta più interessante per i lettori attuali e, soprattutto, per quelli da conquistare.

Le giornate di luglio sono il clou di un lavoro che si svolge durante tutto l’anno con il coinvolgimento delle scuole, della biblioteca, della consulta dei giovani. Per Éntula invece ogni luogo fa storia a sé. Ciò che fa la differenza nella percezione delle singole comunità è proprio l’investimento emotivo che fanno gli amministratori. Quando l’amministrazione ci crede, anche la comunità è coinvolta.

Come scegliete i posti in cui portare la vostra proposta culturale?

Sono loro a scegliere Lìberos. La formula assolutamente elastica di Éntula permette a qualunque paese o cittadina della Sardegna di aderire e di far propria una parte di festival ospitando uno o più eventi all’anno. Siamo sempre disponibili a incontrare amministrazioni o bibliotecari che vogliono ospitare tappe di Éntula nei loro territori. Non proponiamo un pacchetto a scatola chiusa bensì coprogettiamo con loro. Cerchiamo di trovare insieme la proposta più interessante per i lettori attuali e soprattutto per quelli da conquistare. Uno dei nostri obiettivi come Lìberos è proprio quello di aumentare il numero di lettori e anche di libri letti da parte di chi legge solo occasionalmente.

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Quali sono gli altri obiettivi?

Creare coesione intorno alla lettura, creare occasioni di dibattito, di riflessione, che hanno come effetto finale quello di aumentare la partecipazione attiva delle persone alla vita pubblica e alle occasioni di incontro. Quindi uscire fuori di casa, sedersi in piazza ad ascoltare uno scrittore o una scrittrice che parlano di libri. I libri a loro volta parlano di tutto, ci sono romanzi ma non solo: reportage, saggi scritti da storici, da giornalisti e così via. Questi incontri sono occasioni di confronto la cui partecipazione ha un valore in sé, anche quando non sfocia nell’acquisto e nella lettura del libro di cui si è parlato.

Puoi raccontarci un aneddoto, una situazione che vi ha fatto dire “siamo sulla strada giusta”?

Ce ne sono tanti. Mi viene in mente, ad esempio, la presentazione Lìberos del libro per ragazzi “Brucia la strega” di Teo Benedetti nella libreria Librart di Villaspeciosa, dove è arrivata una ragazzina con il libro che stavamo presentando pieno di post-it contenenti gli appunti che aveva preso mentre lo leggeva. Pensare che portiamo nei piccoli paesi, ai ragazzi che abitano lì e non hanno tutte le opportunità dei coetanei che vivono in città, questi momenti di incontro e confronto con gli autori dà grande soddisfazione e ci fa pensare: “Ecco, abbiamo fatto tanta fatica ma ne è valsa la pena!”

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Qualcosa che invece a tuo parere dovrebbe cambiare?

Mi dispiace che la richiesta più frequente sia quella di portare nomi, cioè personaggi famosi. Quello che vorrei è che come Lìberos ci chiedessero di portare libri belli, interessanti, autori bravi, non personaggi famosi. È una mancanza di coraggio, perché è chiaro che se porti il personaggio famoso fai il pienone e ottieni l’attenzione dei giornali, però così sono bravi tutti.

Riunire la tua comunità, anche se non arriva gente da fuori, per sentir parlare di un libro profondo, importante, ha più valore che riempire la piazza con il nome del personaggio televisivo che ha scritto un libro. Gli autori veri, meno noti al grande pubblico – ma magari conosciutissimi dai lettori –, sono quelli più curiosi, che si guardano intorno e che si ricorderanno del posto in cui sono stati. L’esperienza più significativa è proprio quella con questi scrittori, non con i VIP abituati ai bagni di folla in qualunque luogo si trovino.

Un pensiero “Lìberos” per concludere questa intervista.

Per noi è una grande soddisfazione vedere che in questi dodici anni si è creata una vera comunità di lettori. Anche se non ci seguono dappertutto sono informati, ricevono le nostre newsletter, le aprono, le leggono e partecipano a più incontri possibile. Questa è una cosa che non sempre diciamo, ma è davvero bello vedere tante persone che si spostano con noi di Lìberos, anche fuori dal proprio paese.

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