19 Mar 2024

Lega del Cane (e non solo): cambiare cultura e leggi per difendere gli animali

Scritto da: Francesco Bevilacqua

La tutela dei diritti degli animali si fa tanto nelle strade e nella quotidianità quanto nelle aule della politica e dei tribunali. La Lega del Cane si muove parallelamente su tutti questi fronti, usando ogni mezzo a sua disposizione per far valere questi diritti e diffondere una cultura di consapevolezza nel rapporto fra esseri umani e animali. Ne abbiamo parlato con Michele Pezone, responsabile nazionale dei diritti degli animali di LNCD Animal Protection.

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In principio era la “lega del cane”, ovvero la Lega Nazionale per la Difesa del Cane, associazione nata nel 1950 con l’obiettivo di tutelare gli animali familiari, con focus particolare su quello più diffuso, ovvero il cane. Ma dopo decenni di attività ci si è resi conto che le necessità andavano oltre questa mission e il raggio d’azione si è allargato, tanto che anche ufficialmente è stato coniato un nuovo nome: LNDC Animal Protection.

Per parlare della storia della Lega del Cane, ma soprattutto del presente, del futuro e delle tante azioni messe in campo da questa realtà, raggiungo telefonicamente Michele Pezone, responsabile nazionale dei diritti degli animali di LNCD Animal Protection, che si occupa principalmente della parte legale e politica. Per iniziare gli chiedo di scattare una fotografia del contesto italiano in cui opera l’associazione.

michele pezone
L’avvocato Michele Pezone, responsabile nazionale dei diritti degli animali di LNCD Animal Protection
LA SITUAZIONE ATTUALE

«Adesso è in corso quello che a livello politico si può considerare il più grande attacco di sempre al sistema di tutela dei diritti animali, per una serie di modifiche e normative che riguardano in particolare la fauna selvatica e che denotano una grande vicinanza dell’attuale Governo alle istanze del mondo della caccia», spiega Michele Pezone.

«Abbiamo avuto modifiche sulla legge 157/92 – che riguarda la protezione della fauna omeoterma – che hanno dato luogo a grandi battaglie politiche e diverse petizioni; sono state avviate procedure d’infrazione a livello europeo, per esempio sull’uso di munizioni al piombo nelle zone umide; ci sono stati piani di contenimento della fauna che consentono di sparare in aree protette e parchi, è stata ampliata molto la possibilità di uccisione della fauna selvatica».

Se da un lato non si può dire che la congiuntura politica sia favorevole a chi si batte per i diritti degli animali – e ovviamente agli animali stessi –, c’è da rilevare che le associazioni e i movimenti animalisti, supportati da larghissime fette di opinione pubblica, stanno aumentando la qualità e la profondità del dibattito. «Abbiamo lanciato una petizione facendo rete con molte altre associazioni, con le quali peraltro collaboriamo abitualmente. Questa è una cosa molto positiva rispetto a decenni fa: oggi esistono gruppi di lavoro tematici, ci sono sinergie e collaborazioni su tanti argomenti».

Uno dei più caldi, come accennato, è quello della caccia, ma la Lega del Cane lavora con altre sigle su altri temi: «Adesso per esempio ci sono le europee e abbiamo aderito alla campagna Vote for Animals. Stiamo incontrando le segreterie di tutti i partiti per mettere sul tavolo di discussione temi più complessi della semplice tutela dell’animale, come una decisa stretta sugli allevamenti intensivi e la riduzione dell’uso delle gabbie, argomenti che incrociano la tutela alimentare e ambientale. La tutela del benessere animale gioca un ruolo importante su cui lavoriamo anche con altre sigle, da Animal Equality a Essere Animali. Alle ultime politiche abbiamo fatto il manifesto “anche gli animali votano” che chiedevamo di sottoscrivere ai vari candidati».

GLI ANIMALI FAMILIARI

Se la situazione degli animali selvatici e di quelli del comparto zootecnico non è rosea – per usare un eufemismo –, anche sugli animali familiari c’è tanta strada da fare ancora e manca una efficace tutela politica. «Dal punto di vista legislativo non possiamo dire di essere l’ultimo paese in Europa ma non siamo neanche fra i primi, abbiamo standard molto bassi», riflette Michele Pezone. «Ad esempio, è vero che ci sono campagne in corso contro i circhi con animali, ma essi possono ancora attendare nelle nostre città».

Una delle grandi carenze dell’impianto giuridico italiano è la mancanza di pene severe: «C’è in discussione una proposta di legge, per cui abbiamo fatto anche audizioni in commissione di giustizia, sull’inasprimento delle pene per reati contro gli animali, oggi molto blande. Mancano strumenti normativi ad hoc per punire il sequestro di animali e mancano pure strutture adeguate per accogliere animali vittime di maltrattamenti, che a volte non vengono sequestrati perché non si sa dove collocarli».

La sensibilità dell’opinione pubblica invece è molto alta e non rispecchia assolutamente il segno dei provvedimenti legislativi che seguono gli interessi di pochi

La stessa normativa che abbiamo sulla tutela del randagismo va adeguata, poiché oltre a essere poche, le strutture esistenti non hanno sufficienti risorse per la gestione degli animali. «È urgente una riforma per migliorare la legge 281/91 sulla prevenzione del randagismo, che se da un lato è stata innovativa introducendo migliorie importanti come ad esempio la tracciabilità, dall’altro risale a più di trent’anni fa e va aggiornata, così come va implementato il concetto della convivenza responsabile con gli animali, poiché molti studi rivelano come la maggior parte dei cani che finiscono in canile provenga da casi di cattiva gestione in famiglia».

Secondo il responsabile della LNDC Animal Protection, nel codice penale servono norme più severe e che regolino meglio i meccanismi della custodia dal punto di vista sia legislativo che logistico, ma «servono anche norme più precise sui centri si recupero della fauna selvatica e sui santuari. Stiamo portando avanti anche una battaglia sulla peste suina, poiché i provvedimenti atti a contrastarla non fanno distinzione fra impianti zootecnici e santuari e questo è assurdo».

lega del cane

Il miglioramento delle leggi a disposizione va di pari passo con un cambiamento culturale e uno dei problemi strutturali principali è proprio che le leggi attuali sono spesso vecchie, concepite in un’epoca in cui la sensibilità era completamente diversa. «I riferimenti contenuti nel codice civile risalgono al 1942, appartengono a un periodo storico molto diverso in cui gli animali venivano trattati come oggetti – si veda ad esempio gli articoli che regolano la loro assegnazione in caso di separazione fra coniugi. L’animale viene visto come una proprietà. A livello penale fortunatamente ci sono riferimenti anche alle caratteristiche etologiche».

OPINIONE PUBBLICA VS INTERESSI POLITICI ED ECONOMICI

Come detto, c’è un profondo scollamento fra la politica e l’opinione pubblica – come del resto avviene anche rispetto a molte altre tematiche. «Non si può dire che sia il momento politico migliore – osserva Michele –, c’è scarsa sensibilità su temi come fauna selvatica e allevamenti. Oggi sono in corso battaglie epocali: faccio l’esempio dell’uso della carne coltivata, perché i metodi dell’industria della carne oggi hanno superato il limite dell’immaginabile».

lega del cane

«Per evitare la logica del conflitto – aggiunge – noi stiamo cercando di trovare una chiave di volta, un punto di contatto con l’attuale Governo, per esempio sul discorso del Made in italy e della produzione di qualità, visto che l’attuale modello di produzione alimentare industriale ha gravi ripercussioni sull’ambiente e sul benessere animale e non si può certo dire che sia di qualità».

Per fortuna la sensibilità dell’opinione pubblica invece è molto alta e non rispecchia assolutamente il segno dei provvedimenti legislativi che seguono gli interessi di pochi a discapito delle esigenze che vengono dalla maggior parte dei cittadini: «Noi vediamo grande partecipazione popolare quando ci sono manifestazioni a tutela degli animali, una testimonianza lampante è stata la massiccia mobilitazione che ha seguito il caso di Cuori Liberi, per cui sono scese in piazza decine di migliaia di persone».

«Bisogna lavorare sull’aspetto culturale e fare sì che si traduca anche sul piano normativo», osserva in conclusione il responsabile nazionale dei diritti degli animali. «Per quanto ci siano diverse leggi regionali recenti significative, bisogna investire molto in prevenzione, miglioramento e incentivazione delle adozioni. Ma soprattutto bisogna lavorare tanto per migliorare il rapporto con il mondo animale».

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