Comunità Energetiche Rinnovabili: ad Albenga un evento per spiegarne le linee operative
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Savona - Oggi parliamo di Comunità Energetiche Rinnovabili e lo facciamo in occasione di un incontro organizzato da CCIAA Riviere di Liguria ad Albenga e previsto per il 28 marzo. Il tema del giorno sarà l’applicazione delle regole operative per le comunità energetiche, a partire proprio da ciò che prevede la legge, con riferimento particolare al recente Decreto MASE numero 414 del 7 dicembre 2023.
Il convegno (qui il programma) risulta essere di grande interesse non solo per il focus previsto sulla presentazione e mappatura delle CER – Comunità Energetiche Rinnovabili costituite o in via di costituzione sul territorio ligure – questa parte sarà a cura di Osvaldo Geddo –, ma anche per la sua panoramica operativa e argomentata su ciò che ad oggi è possibile fare per muoversi all’interno di questa grande e complessa area, tanto innovativa quanto urgente.
Tra i relatori protagonisti con l’arduo compito di introdurre il tema, oltre al professor Ezio Andreta – che abbiamo già intervistato qui –, ci sarà il professor Antonello Pezzini, componente della segreteria tecnica del Ministero della Sicurezza Energetica e rappresentante dal 1994 di Confindustria presso il Comitato economico e sociale europeo (CESE).
Da molti anni Pezzini è impegnato su materie di ricerca come l’ambiente e l’energia, ma anche sulla gestione d’impresa, sia come tecnico che come docente. Per comprendere meglio quindi il tema centrale dell’evento ad Albenga e contestualizzarlo nell’attuale panorama nazionale e ligure lo contatto per un’intervista.
Parliamo del contesto italiano: quali sono state le azioni che hanno portato a soluzioni tecnologiche come le comunità energetiche?
C’è un feel rouge che collega la storia di questi ultimi decenni nel settore energetico: sappiamo che negli anni ‘90 è nato il mercato unico, che ha segnato un cambiamento importante per molti aspetti. In questo lasso di tempo si è iniziato a parlare di globalizzazione, che ha avuto i suoi pregi, ma ha fatto guadagnare molto le grandi aziende e impoverire le piccole.
Già all’epoca i segnali che il clima stesse cambiando erano evidenti: abbiamo iniziato a interrogarci per capire le cause della variazione della temperatura nell’atmosfera, comprendendo che stava aumentando il livello di CO2 – prima non sapevamo come misurarla. È stata così fatta luce sul collegamento tra questa variazione di CO2 e l’effetto serra, con conseguenze sulla temperatura, ma anche sui cicli dell’acqua: le precipitazioni stanno cambiando e il mare si sta eutrofizzando, ovvero assorbe troppa anidride carbonica, modificando la sua capacità di evaporare.
Da allora le ricerche sono andate avanti. Cosa sappiamo oggi rispetto a questi cambiamenti nel nostro clima?
La concentrazione attuale di CO2 ha superato i 420 ppm e aumenta di anno in anno. Oggi sappiamo che con 500/550 ppm di atmosfera il mondo che conosciamo diventerà pressoché invivibile per gli esseri umani. La popolazione mondiale è passata dai 3 miliardi degli anni ‘60 ai più di 8 miliardi ad oggi. Stiamo saccheggiando la Terra e dobbiamo invertire la rotta ora.
Abbiamo lavorato in questi decenni per cercare di ridurre il più possibile l’energia che proveniva da combustibili fossili, come carbone e petrolio, e per incentivare l’utilizzo di energie rinnovabili, compatibilmente con le tecnologie esistenti nei vari decenni, che sono andate via via a svilupparsi. Si è dato così il via a una serie di direttive specifiche per sensibilizzare le persone sul tema nei diversi ambiti, come l’efficientamento energetico per edilizia, con la prima direttiva 2002/91/CE – oggi siamo arrivati alla quarta direttiva europea – o la riduzione delle emissioni delle automobili.
Come si è arrivati alle comunità energetiche?
È stato un processo lungo: abbiamo dovuto attendere l’abbassamento dei prezzi del mercato, ma anche che la tecnologia fosse sufficientemente avanzata. Nel frattempo abbiamo lavorato sulla sensibilizzazione e sull’aumentare la cultura generale su questo tema. Ad oggi il messaggio più importante che possiamo passare è quello che le persone sono e saranno le prime responsabili della produzione dell’energia di cui necessitano.
Come si sono sviluppate per ora le Comunità Energetiche in Italia?
Ad oggi le CER si sono diffuse a macchia di leopardo, con una prevalenza nel nord Italia ed in Emilia Romagna. Si è iniziato a parlare di comunità energetiche con la Direttiva Europea RED II sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. Il Decreto Legislativo dell’8 novembre 2021 numero 199 ha recepito la Direttiva. Ci sono state molte forze che si sono impegnate a ritardarne l’applicazione per interessi economici, come l’Enel.
Ci sono voluti 25 emendamenti: ad oggi il più grande freno in Italia sono le forze politiche. La democrazia è il sistema migliore che conosciamo per prendere decisioni, ma è anche il peggiore in quanto facilita, come in questo ambito, il mantenimento dello status quo. Inoltre per aumentare la diffusione di CER dobbiamo far sì che vengano finanziate anche dallo Stato, per facilitarne la realizzazione in pochi anni.
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