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La Spezia - Che le Cinque Terre non godessero di buona salute lo sapevamo da tempo. Tuttavia negli ultimi anni la situazione sembra peggiorata ancora a causa di turismo spregiudicato e senza controllo che sta aggravando una già fragile condizione. I comitati che si sono attivati per salvaguardare i cinque borghi fortunatamente sono svariati. Ma vediamo cosa si rischia e cosa si sta cercando di fare.
LE CINQUE TERRE: UN PATRIMONIO DA SALVAGUARDARE
Le Cinque Terre – Monterosso, Vernazza, Riomaggiore, Manarola e Corniglia – sono piccoli gioielli della Liguria in provincia di La Spezia. Grazie alle caratteristiche geografiche e antropiche del territorio dove sorgono, le Cinque Terre sono considerate una delle più suggestive e attrattive costiere italiane, per il loro contesto orografico collinare naturalmente aspro e accidentato, addolcito dalla costruzione di terrazzamenti per la coltura che cala verso il mare con forti pendenze; nei punti in cui il mare si insinua nella terra sorgono i borghi, che seguono la naturale forma delle colline.
L’opera dell’uomo, nei secoli, ha modellato il territorio costruendo i famosi terrazzamenti per sfruttare quanto più possibile i terreni posti in forte pendenza, facendone così uno dei più caratteristici e affascinanti paesaggi della Liguria. Dal 1997 fanno addirittura parte della lista dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Tuttavia la loro notorietà le sta consumando e la politica fatica a salvaguardarle.
LE CINQUE TERRE E IL TURISMO: LE DUE FACCE DELLA MEDAGLIA
Il problema numero uno è il turismo di massa. Ricordiamo che le Cinque Terre sono dei borghi – tre Comuni e due frazioni per la precisione – che a causa delle loro dimensioni e della loro conformazione non sono adatti a ospitare i milioni di turisti che si riversano qui, concentrati nei mesi estivi dell’anno. Il territorio si sta letteralmente consumando a causa di alluvioni – di cui avevamo già parlato qui –, frane e smottamenti. Il numero dei residenti cala sempre di più, così come cala la qualità dei servizi offerti. Le strutture ricettive non bastano, così come non bastano i treni e le spiagge. Tutti gli esercizi commerciali tentano di soddisfare i turisti senza riuscirci e contemporaneamente ne risentono i residenti.
I turisti provengono in larga parte dal terminal delle crociere di La Spezia e questo non fa che peggiorare una situazione già tragica. I residenti raccontano che i bagni pubblici non sono sufficienti e alcuni turisti sono costretti a usare come latrine le strade cittadine. La richiesta di materie prime da parte dei ristoranti è così alta che non si può più sopperire con quelle fresche, soprattutto il pesce, ma è necessario ricorrere a quelle surgelate. I residenti quindi si ribellano a questa situazione. Addirittura si era proposto di contingentare gli ingressi.
LE CINQUE TERRE E I COMITATI: L’ASSENZA DELLE ISTITUZIONI
I comitati che lottano per salvare questo angolo di paradiso sono diversi. Amy Inman si fa portavoce di Save Cinque Terre. Cinque Terre non sono un’isola è un blog che solleva diverse questioni. Oltre ad essersi espresso sulla questione “numero chiuso“, ha intrapreso una battaglia sul fronte relativo al prezzo esoso dei biglietti del treno per la tratta in questione. Le novità riguardano gli adeguamenti di gennaio 2024: la linea che collega i borghi delle Cinque Terre sta subendo un inasprimento delle tariffe fuori dal normale.
Leggiamo che i cinquanta secondi di viaggio in treno che separano Riomaggiore da Manarola attualmente costano dieci euro. Nel 2016 la stessa tratta veniva quattro euro. A otto anni dall’inizio della battaglia però il TAR ha rigettato la causa “perché i ricorrenti sono stati ritenuti privi dell’interesse ad agire”. Ma questi ultimi scrivono: “In realtà sia negli atti che nella discussione del ricorso noi riteniamo di avere dimostrato la sussistenza della nostra piena legittimazione e del nostro pieno interesse a proporre l’iniziativa giudiziaria”. Oltre al tentativo di tutelare i clienti, c’è anche una richiesta di trasparenza sull’impiego dei fondi accumulati in questo modo, che per adesso è assente.
Su questi temi si esprime anche l’Associazione Guide Turistiche Liguria: uno degli obiettivi è sradicare il turismo di massa “mordi e fuggi”, cercando piuttosto di prolungare il soggiorno e dunque il tempo dedicato alle mete prescelte da un numero minore di persone. Questo comporterebbe servizi qualitativamente migliori e una convivenza più pacifica tra residenti e non.
“Anche se le leve che permettono alle persone di tutto il mondo di avere più tempo a disposizione sono in mano di altri, da cui dipendono organizzazione del lavoro e disponibilità economica, in mano alle località oggetto del desiderio di essere viste almeno una volta nella vita rimane però forse una risorsa: comunicare come essere avvicinate, come essere vissute, in modo che il piacere sia di chi riceve e di chi dà, nel rispetto dei tempi di entrambi, come dovrebbe avvenire in tutte le relazioni”, scrive il comitato.
Quello che si chiede dunque non è di bloccare il turismo, ma di cambiarne le dinamiche affinché non sia problematico come lo è attualmente. Si invocano norme per renderlo più sostenibile sia per quanto riguarda l’impatto ambientale, sia per le strutture ricettive e per i residenti. Queste richieste non sono certo una novità ma, come leggiamo nel blog del comitato, la politica latita.
“Eppure ai nostri amministratori questo a quanto pare non interessa. Gli interessa di più che le Cinque Terre facciano da traino per l’industria turistica, dove ogni persona è un pezzo sulla catena di montaggio e deve andare consumare, fotografare e andarsene al più presto per fare posto ad un altro. Si fa sempre più pubblicità, i visitatori aumentano sempre più, e i residenti prima o poi dovranno lasciare il posto a dei figuranti”, concludono i residenti.
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