Seguici su:
Imperia - È uno scenario sempre più preoccupante, quello della sanità ligure, aggravato dalle ultime notizie provenienti da Bordighera. Ma andiamo con ordine. Tra ospedali fatiscenti e nuovi poli sanitari vuoti o utilizzati al di sotto delle loro capacità, c’è chi – potendoselo permettere – preferisce curarsi altrove. È di 52,2 milioni di euro infatti il costo totale della mobilità extraregionale sanitaria: una cifra esorbitante, su cui non grava chi avrebbe bisogno di cure adeguate ma non gli vengono offerte e al contempo non può permettersi di cercarle da un’altra parte.
Sempre più cittadini liguri inoltre, spinti dall’allungarsi dei tempi d’attesa per accedere alle cure della sanità pubblica, si rivolgono a strutture private tramite dei prestiti personali, che ammontano mediamente a 6271 euro a persone. Un dato allarmante che colloca la regione Liguria al terzo posto in Italia per incidenza dei prestiti destinati a pagare le cure mediche sul totale delle richieste.
Tra sanità pubblica e sanità privata, è degli ultimi giorni il tentativo di una terza via: una struttura ospedaliera pubblica data in concessione a un privato. A fare da apripista l’ospedale San Charles di Bordighera, primo caso in Liguria e una delle prime sperimentazioni anche nel resto d’Italia. Un accordo della durata di sette anni vede Gvm Care & research, affermato gruppo ospedaliero, in convenzione con l’Asl 1 imperiese.
«Ciò vuol dire che i cittadini ovviamente hanno tutti i servizi dell’ospedale pubblico senza pagare nulla in più rispetto a prima, avendo a disposizione una serie di servizi che nel Ponente ligure non si erano mai visti», ha dichiarato il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, in occasione dell’inaugurazione del polo sanitario.
LE PROMESSE CHE ARRIVANO DA BORDIGHERA
Il San Charles di Bordighera parte come un progetto ambizioso. Tre sale operatorie, ambulatori di diagnostica, diversi reparti attivi tra cui quelli di chirurgia generale, ortopedia e il ritorno, a partire da fine aprile, del pronto soccorso h24 al posto dell’attuale punto di primo intervento. «Un’occasione importante per l’utenza in generale del Ponente», l’ha definita la Direttrice Generale di Asl1, Maria Elena Galbusera.
«La gestione del privato ci consente di ridare avvio a una attività sanitaria che era scesa di volumi e che quindi non rispondeva alle esigenze dei territori. L’apertura di questo ospedale pubblico a gestione privata, in convenzione con il servizio sanitario nazionale, è un’occasione grande per tutte le persone che abitano in questa zona e che hanno bisogno di un’assistenza di qualità», ha aggiunto la direttrice generale di Asl 1.
L’accordo sembrerebbe pensato per ridurre le liste d’attesa e arginare la portata dell’emigrazione per ragioni sanitarie in altre regioni. Il presidente del gruppo Gvm, Ettore Sansavini, il giorno dell’inaugurazione ha sottolineato l’impegno del partner privato a garantire migliori servizi ai cittadini e non solo: «Noi, soggetti di gestione privata in sanità, abbiamo questo ospedale in concessione, con l’impegno di svolgere non soltanto una funzione pubblica che ci sarebbe comunque con un ospedale accreditato, ma anche per la tipologia di impegno che ha a livello territoriale e sociale».
REPLICHE MOLTO SEVERE
Rispetto al caso pilota di Bordighera, in un comunicato l’associazione Fronte Comune Ligure non ha tardato a schierarsi contro l’accordo, incalzando il Presidente Toti che “invece di spianare la strada ai privati dovrebbe preoccuparsi di garantire il personale, la qualità e l’efficienza del Servizio Sanitario Pubblico in modo che tutti i cittadini – senza discriminazioni di reddito, classe sociale e genere – abbiano una sanità di qualità, pari possibilità di accesso alle cure e pari dignità di trattamento”.
A preoccupare l’associazione di cittadini è il rischio che la gestione privata favorisca alcuni reparti – perché più redditizi – a discapito di altri, “a meno che la convenzione non indichi chiaramente percentuali, tempi, criteri e modalità certe di risposta ai bisogni sanitari dei pazienti del Servizio Pubblico senza predeterminare le prestazioni a vincoli di spesa”.
E insiste affinché vengano resi trasparenti i criteri di reclutamento del personale, così come le tipologie contrattuali prescelte, per garantire continuità e affidabilità del presidio sanitario territoriale. La carenza d’organico è infatti uno dei punti deboli della sanità ligure. Ma il presidente Toti fa notare che da qualche tempo si osserva una controtendenza del fenomeno «grazie ai 35 milioni di euro di gare che sono in procinto di uscire per settori come la cardiologia, la cardiochirurgia, l’ortopedia protesica».
Non è ancora dato sapere se la gestione privata verrà estesa ad altre strutture ospedaliere liguri, sul modello del San Charles di Bordighera. Ciò che è certo è che pochi giorni fa si sono scatenati scontri molto accesi in Regione per la presunta decisione della giunta di coprire 63 milioni di euro di disavanzo con tagli ai servizi, tra cui la sanità. Il presidente Toti per ora si limita a smentire le accuse. Quello che ne sarà della sanità ligure, resta una cruciale ipoteca sul futuro della regione.
Per commentare gli articoli abbonati a Italia che Cambia oppure accedi, se hai già sottoscritto un abbonamento