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Io non sto bene. Mi sono ripetuta per anni di essere malata. Un timbro forte che mi sono incisa dentro. Difficile da portare, complesso da gestire. Problemi di digestione, stanchezza cronica, intolleranze alimentari di vario genere, allergie, dolori all’addome. Ma anche insicurezze, paure. Nulla di grave, tutto risolvibile, ma sempre nulla di risolto. Ogni medico incontrato negli anni, dopo avermi visitata, mi ha prescritto visite, esami più o meno invasivi e poi farmaci, integratori, pillole di ogni forma e colore, diete delle più variegate. Ognuno di loro mi ha dispensato in modo generoso consigli su come affrontare i miei fastidi. Mi sono trovata negli anni a nutrire speranza ad ogni nuovo giro di giostra.
Ogni volta la verità e la salute ambita sembravano sempre più vicine, eppure a ogni fine corsa, quando i cambiamenti attesi tardavano a presentarsi, la speranza crollava e con essa il mio umore. Poi un giorno è successo: dopo anni e tante risorse economiche e di tempo investite alla ricerca di una diagnosi e di una cura definitiva, mi sono fermata. Non ne potevo più. Mi sentivo incastrata, bloccata. E così ho deciso che se il mondo esterno non era in grado di darmi le risposte che cercavo, le avrei trovate da me.
Da quel momento ho iniziato il mio cammino verso la guarigione, decidendo di abbandonare l’etichetta di malata, in attesa di trovarne una più appropriata. L’interrompere la folle corsa verso una diagnosi e una soluzione precompilata mi ha permesso di riprende la responsabilità verso la mia salute che avevo fino a quel momento delegato ad altri. Ho deciso così di tacere le voci esterne, i tanti e diversi pareri, punti di vista, diagnosi e consigli. Ciò mi ha dato la possibilità di ascoltarmi, di dare voce al mio corpo che da tempo attendeva quel momento. Il silenzio: ecco di cosa avevo bisogno. Di fermarmi e fare silenzio.
Racchiusi ciò che avevo fino ad allora vissuto con me stessa nelle parole “disagio nel vivere”. Ma dove finiva il mio disagio e iniziava la mia vita? Sono iniziati così anni complessi e altalenanti: man mano che mi ascoltavo e compivo ogni passo per andare alla radice dei miei malesseri corporei e mentali mi trovavo a fare i conti con mie resistenze, traumi non elaborati, emozioni non gestite. Fantasmi del passato che speravo di aver seppellito da tempo riaffioravano senza chiedere il permesso. La lettura e la meditazione sono stati i due più grandi alleati. Ma non solo.
In questi anni ho iniziato a scegliere: conoscenze da acquisire, luogo dove volevo vivere, sogni che volevo realizzare, relazioni che volevo nutrire, a chi e a cosa dedicare il mio tempo. Ho iniziato a capire che posso discernere ciò che nuoce da ciò che nutre il mio corpo e la mia mente. Mi sono interrogata sulle scelte fatte in passato, andando a rivedere quelle prese esclusivamente per non deludere aspettative sociali e relazioni.
Il cammino verso la mia salute è appena iniziato, ma i passi compiuti hanno portato già a una trasformazione profonda verso un nuovo essere, in grado di pensare e muoversi libero da condizionamenti. Ho scoperto così che gli zuccheri che mangiavo andavano ad appesantire, raffreddare e togliere energie al mio corpo. La mia mente era spesso “piena” e confusa a causa dello stato in cui si trovava il mio intestino.
Detergenti, tinte, cosmetici non naturali infiammavano il mio organismo. Emozioni represse andavano a ledere il mio psicosoma, creando dolori. E relazioni disfunzionali mi toglievano energie e tempo e che la sedentarietà peggiorava il mio stato di salute e il mio umore. Tra gli strumenti appresi e utilizzati in questi anni ve ne sono alcuni quotidiani, come la sana alimentazione, la meditazione, il movimento, percorsi di crescita personale, ma ve ne sono anche di saltuari che hanno permesso salti quantici verso nuovi stadi e nuove consapevolezze del mio corpo e di me stessa.
Tra questi ci sono il digiuno intermittente – vi consiglio la lettura del libro Detox 2.0, che ho trovato particolarmente utile e completo – e il digiuno liquido – esiste anche quello secco, ovvero senza liquidi che non ho mai sperimentato. Mi sono approcciata la prima volta al digiuno intorno ai miei 23 anni, cercando di acquietare disagi fisici molto evidenti in quel periodo della mia vita.
Iniziai dopo aver letto un paio di articoli a riguardo, a sperimentare il digiuno di tre giorni. Ci sono voluti quattro tentativi spalmati in qualche mese per riuscire ad arrivare al secondo giorno consecutivo. Ricordo ancora la sensazione di vuoto che non riuscivo a tollerare e gestire: emozioni che emergevano, situazioni sociali in cui mi sentivo costretta a giustificarmi, un silenzio a cui non ero abituata. Non conoscevo all’epoca nessuno che usava questa pratica e non sapevo dove reperire informazioni per capire se queste sensazioni erano vissute anche da altre persone.
Nonostante ciò uscii dal mio primo digiuno più forte: i sintomi del mio malessere si erano attenuati, in alcuni casi anche silenziati. Avevo più energie fisiche. Ma a sorprendermi maggiormente era stata la mia mente. Da volatile e ricolma, aveva sperimentato per la prima volta una nuova dimensione di leggerezza e pace. Era come aprire gli armadi, togliere l’intero contenuto, farne una selezione e risistemarlo con cautela e cura.
Negli anni a seguire ho continuato sporadicamente a farlo, imparando ad ascoltare prima me stessa per capire se il momento che stavo vivendo fosse quello giusto: avevo capito che maggiori erano stress lavorativo accumulato, situazioni emotivamente complesse, o periodi di grandi abbuffate precedenti, più difficili erano da gestire i giorni di digiuno. Ma un nuovo salto interiore è avvenuto da pochi mesi con l’esperienza vissuta del ritiro settimanale di digiuno cosciente.
Una settimana complessa, in cui ho potuto sperimentare la forza di un digiuno prolungato, ma soprattutto la potenza di questo prezioso strumento in un gruppo di persone che per qualche giorno cammina insieme e si supporta reciprocamente. Ho deciso di raccontare cosa ho vissuto, con l’augurio che anche voi possiate sperimentarlo. Ecco allora gli articoli in cui vi racconto la mia esperienza.
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