Dall’Ucraina allo Yemen, i Disarmisti Esigenti in piazza contro la guerra
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Roma, Lazio - Mercoledì 7 febbraio Piazzale Flaminio a Roma si è riempito della presenza e delle rivendicazioni dei Disarmisti Esigenti. Il motivo della manifestazione dell’associazione – che prende nome dal celebre pamphlet e saggio del partigiano e padre costituente dell’ONU Stéphane Hessel – è stata la necessità di segnalare all’opinione pubblica la distanza che, secondo i Disarmisti Esigenti, separa il Palazzo dal sentimento maggioritario di contrarietà del popolo italiano al riarmo del nostro Paese e al coinvolgimento nella guerra in Ucraina.
Il movimento pacifista ha invitato a protestare mentre si perfeziona, da parte del Parlamento, una violazione dei principi dettati dalla Costituzione italiana, ovvero la definitiva conversione in legge alla Camera dei deputati, dopo il voto del Senato del 24 gennaio 2024, del “decreto ombrello”, che consente di inviare aiuti militari al governo Ucraino scavalcando le assemblee parlamentari con due modalità: i pacchetti di armi spedite attraverso semplici atti amministrativi e la segretezza dei materiali spediti, portati a conoscenza solo del Copasir.
LA LETTERA AL PRESIDENTE DELLA CAMERA LORENZO FONTANA
I Disarmisti Esigenti hanno promesso di presentarsi in portineria a Montecitorio con una busta contenente trenta euro da consegnare al presidente Lorenzo Fontana. «Manca agli atti il prezzo che simbolicamente dovreste riscuotere – spiegano –, a suggello della infamia commessa, per il tradimento della costituzione nell’articolo 11. Al tempo stesso ringraziamo tutti quei deputati che non si sono prestati alla violazione del diritto anche in ossequio alla volontà attualmente maggioritaria dell’opinione pubblica che incarna il popolo italiano».
«Ci permettiamo di insistere sull’importanza e la gravità del momento – proseguono –: siamo al secondo anniversario della guerra in oggetto, con centinaia di migliaia di morti militari, milioni i profughi in fuga e un terzo del paese devastato, sul tipo delle scene che vediamo in TV sulla striscia di Gaza. Proseguire significherebbe solo perseguire una vittoria che farebbe il deserto del vincitore, distruggendo il bene che pretenderebbe di difendere. Senza contare le disastrose conseguenze economiche globali ed i pericoli di guerra nucleare, ma anche solo di incidente nucleare, collegati allo scontro in atto».
L’ARTICOLO 11 DELLA COSTITUZIONE
Secondo i Disarmisti Esigenti, consistenti parti della maggioranza politica ritengono ormai il conflitto armato in corso “una inutile strage”. «Quando ciò accade – mentre le nostre istituzioni che, secondo l’art. 11 della Costituzione, dovrebbero ripudiare la guerra, decidono in modo formale di continuare ad alimentare il fuoco di un conflitto armato ad alta intensità – vi è con evidenza una assoluta necessità, un dovere della protesta», affermano. «Contestiamo un decreto che, oltre al principio pacifista, potrebbe essere fonte di distorsione anche del diritto all’informazione sancito dall’articolo 21, vale a dire un servizio pubblico che i giornalisti sarebbero costituzionalmente obbligati a fornire».
LE NOTIZIE SECRETATE
A differenza infatti di altri Paesi occidentali, USA in testa, in Italia queste disposizioni del decreto che secretano le informazioni – il governo appunto riferisce solo al Copasir – non mettono in condizioni la stampa di dare notizie precise e ufficiali su che tipo di armi forniamo all’Ucraina e su quanto ci vengono a costare per decisione pubblica del Governo in carica.
Appare subito non cosa da poco perché è importante conoscere entità e tipologia degli aiuti militari accordati, anche per evitare il rischio di escalation. Ad esempio, le armi fornite dovrebbero avere una gittata che consenta solo la difesa e non gli attacchi in territorio russo. Questa è una situazione in continua evoluzione e le dinamiche possono cambiare rapidamente.
MISSIONE ASPIDES
Un coinvolgimento bellico che si rivela rischiosissimo a detta dei Disarmisti Esigenti e si aggiunge al rischio di confronto diretto con la Russia paventato dalla NATO in occasione del vertice di Vilnius del 2023 – e per il quale come ha dichiarato il segretario Stoltenberg, viene richiesto di raggiungere una spesa militare pari almeno al 2% del PIL – è quello della missione Aspides nel Mar Rosso. Operazione per cui l’Italia, come da richiesta UE, dovrà fornire l’ammiraglio che la guiderà. Il piano, ufficialmente predisposto per garantire la sicurezza delle rotte commerciali transitanti da Suez, sarà approvato il 19 febbraio dai Ministri degli Esteri della Unione Europea.
La Marina Militare sta imprudentemente addentrandosi in un contesto in cui gli houthi sciiti, aizzati dal regime iraniano, lanciano missili contro le navi battenti bandiera di Israele e dei suoi alleati, mentre Stati Uniti e Regno Unito rispondono con attacchi aerei in Yemen. «Anche su questo nuovo fronte aperto dalla corsa verso derive belliche sempre più critiche abbiamo da organizzare risposte determinate e tempestive, da pacifisti coerenti che si oppongono a percorsi militari per la soluzione dei conflitti», spiegano i Disarmisti Esigenti.
I Disarmisti Esigenti hanno redatto anche una lettera indirizzata alle elette e agli eletti che verrà loro recapitata prima del voto. È stato deciso di inserire nella lettera anche il punto della opposizione alla missione Aspides. La prossima scadenza sarà il 22 febbraio 2024, quando in occasione deel secondo anniversario dell’invasione russa avverrà il lancio del crowdfunding per il ricorso al TAR del Lazio, con eccezione di incostituzionalità, sul dpcm per il nono pacchetto di armi a Kiev. La Lega Obiettori di Coscienza si è già messa a disposizione per fare causa.
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