Trame di Sardegna: la tessitrice ribelle Dolores Ghiani e il suo racconto sul filo della tradizione
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Nel laboratorio della tessitrice isilese Dolores Ghiani, il battere del telaio scandisce il ritmo delle storie. Le trame dei suoi lavori non sono solo intrecci di fili da cui far emergere decori e simboli della tradizione. Sono fucine di racconti e sentimenti, l’essenza intima di una tessitura che si è fatta arte nel senso più profondo del termine.
Condiviso con l’amica e parente Daniela Ghiani, il laboratorio è ancora oggi un luogo di creazione, di formazione e di incontro. Da lì continuano a passare i compaesani per una chiacchierata, gli studenti per imparare a tessere, gli amici per una visita. E lì prendono vita le opere di Dolores Ghiani, a cui presto sarà dedicata una nuova mostra dopo il successo de Is Cogas de is Coronas, allestita nel 2019 al Museo Maratè di Isili.
GLI INIZI
Il tempo è stato maestro, eppure Dolores non immaginava per sé una vita al telaio: «Non volevo assolutamente diventare una tessitrice. Avevo il desiderio di frequentare una scuola d’arte perché mi piaceva disegnare, amavo i colori», racconta. «Non è stato possibile, c’era bisogno di lavorare e le mie braccia servivano». Nonostante la sua riluttanza dunque, il destino di Dolores Ghiani si è intrecciato molto presto, e per sempre, alla tessitura. A farle da maestre sua madre e soprattutto la zia Luigia, tessitrice esperta e rigorosa che le ha insegnato precisione e metodo.
NEL SOLCO DELLA TRADIZIONE
Nel 1963 entra nella Scuola del tappeto sardo, che a Isili ha formato generazioni di tessitrici, dove ha avuto modo di perfezionare la tecnica ma soprattutto di lavorare a stretto contatto con altre donne. Con alcune di queste, nel 1980 forma un gruppo a sé aprendo un laboratorio. Sono anni di grande fermento per la tessitura tradizionale, incentivata anche dalle collaborazioni con l’I.S.O.L.A. – Istituto sardo organizzazione lavoro artigianale, ente regionale fondato nel 1957 con lo scopo di promuovere l’artigianato sardo – e la professionalità di queste donne raggiunge vette altissime.
I lunghi anni di lavoro su commissione imbrigliano il desiderio della tessitrice di uscire dagli schemi, ma non lo sopprimono. «Sapevo che per sperimentare bisogna prima imparare la tecnica alla perfezione e così ho fatto». Peraltro la tessitura di Isili è unica nel suo genere perché viene eseguita al rovescio. La tessitrice quindi vede l’esito del lavoro solo quando lo ha terminato. Una tecnica che se da un lato garantisce un risultato impeccabile su entrambe le parti, dall’altro richiede un’esecuzione perfetta.
DAL RIFIUTO INIZIALE ALL’AMORE INCONDIZIONATO
Nel tempo la tessitrice ha avuto l’opportunità di fare altre esperienze confrontandosi con realtà anche fuori dall’Isola, insegnando il mestiere ad altri e realizzando numerosi laboratori per gli studenti. L’ultimo, recentissimo, ha interessato gli allievi di una scuola d’arte milanese, che hanno potuto apprendere la tecnica a Isili guidati dalla maestria della tessitrice. Grazie a queste e altre attività è cresciuto anche l’apprezzamento per il mestiere. «Mi sono sentita più legata al telaio ogni volta che ho potuto insegnare ad altri a tessere o quando un committente mi diceva che potevo scegliere io cosa fare, tanto era certo che gli sarebbe piaciuto. Ma l’amore vero è scoppiato quando sono stata libera di fare ciò che volevo».
LA TESSITRICE RIBELLE
La svolta avviene nel 2007: Dolores Ghiani decide di andare in pensione e comincia per lei una nuova vita. «A quel punto ho detto basta. Non volevo più lavorare per vendere ma fare solo quello che mi passava per la testa». Liberato finalmente dalla ripetitività dei lavori su commissione, il suo estro dirompente trova strade inesplorate per esprimersi. Il telaio si fa cantastorie intrecciando ai fili dell’ordito sentimenti, emozioni e momenti di vita vissuta.
«Dai simboli tradizionali ho creato i miei. E uno stesso motivo a seconda di quello che faccio può assumente un significato diverso», spiega. Ma il suo moto di ribellione non si è limitato a questo: la tessitura di Dolores è diventata sperimentazione pura, a partire dai materiali usati per creare le sue opere d’arte.
NON SOLO LANA
Tra questi spicca il rame – altro elemento identitario di Isili come testimoniano i tantissimi ramai del paese e il Maratè, Museo per l’Arte del Rame e del Tessuto –, con cui si era già confrontata grazie a una collaborazione con la stilista Gianna Lecca. A questo, presente in quasi tutte le sue opere, si sono aggiunti nel tempo fogli di giornali, seta, calze velate, nastri, plastica, persino crine di cavallo, avuto in dono da un allevatore: «È difficilissimo da lavorare, peggio del rame, una bella sfida».
Un ruolo fondamentale hanno poi quelli che lei definisce “stracci”: elementi che custodiscono l’essenza di coloro a cui sono appartenuti, sotto forma di abiti o altro e che trovano nuova vita nelle sue opere. «Tessere con tanti materiali diversi per ottenere un risultato uniforme ha anche un significato simbolico per me: pure gli esseri umani sono uno diverso dall’altro, ma dovrebbero stare insieme senza sottolineare le rispettive differenze».
LA SCELTA DELLA COLORAZIONE NATURALE
Nelle sue incessanti ricerche, Dolores Ghiani ha sempre avuto un occhio di riguardo per l’ambiente. Come già detto, trovano spazio nei suoi lavori tanti materiali di riciclo, ma questa non è l’unica via percorsa dalla tessitrice. Da moltissimi anni tinge la lana con quanto trova in natura. «Uso qualsiasi tipo di erba. Ho provato anche la salvia che cresce nel mio giardino e mi ha dato delle sfumature di verde bellissime».
L’artigiana e artista esprime la propria creatività anche attraverso il suo amore primigenio, la pittura, e nello specifico gli acquerelli. Anche per questi si avvale degli stessi colori naturali ottenuti per la lana. In alternativa, ricicla vecchi cosmetici che altrimenti sarebbero destinati probabilmente a diventare rifiuti inquinanti.
L’ARTE COME OMAGGIO
Le storie che Dolores Ghiani racconta nei suoi tessuti sono innumerevoli. Talvolta prendono spunto da esperienze personali, altre volte da leggende della tradizione. Non mancano però gli omaggi a personaggi che hanno lasciato un segno indelebile nel percorso dell’umanità. Tra questi, la scrittrice Alda Merini, l’artista Maria Lai, il cantautore Fabrizio De André. Di ciascuno ha ripercorso la vita intrecciando sapientemente fra loro materiali diversi e colori in un crescendo di intensità visiva ed emotiva.
Degna di nota è una particolare scelta stilistica della tessitrice: «Nei miei lavori non uso quasi mai il rosso, per me simbolo di violenza». Proprio nell’arazzo dedicato alla vita di De André è invece presente. «Lì era necessario per rappresentare la violenza del sequestro di cui è stato vittima». Allo stesso modo, lo ha utilizzato nell’omaggio ad Alda Merini, che ha subito l’internamento in manicomio.
IL VALORE TERAPEUTICO DELLA TESSITURA
«Tanti anni fa non avrei mai pensato di dirlo, ma il telaio mi ha salvata. Ogni volta che la vita mi ha teso una trappola, ho trovato la forza di andare avanti grazie alla tessitura. È qui in laboratorio che torno ogni giorno, col freddo, col caldo. Non posso e non voglio farne a meno». Parole che hanno il sapore non solo dell’amore, nato con la frequentazione e la scoperta, ma anche della devozione a uno strumento che contrassegna da sempre la storia dell’umanità.
E lì, nel laboratorio condiviso con l’amica Daniela, Dolores Ghiani continua a trovare linfa per la sua creatività e lenimento per l’anima. Da nemico, il telaio si è fatto amico, fratello, misura di ogni emozione. Un custode dei fardelli della vita capace di trasformare la sensibilità di una tessitrice in arte.
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