Quartiere Latino: a Napoli il condominio diventa un museo d’arte contemporanea
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Campania - Non serve prenotazione né un biglietto, basta suonare al citofono del condominio sito in via Domenico Cirillo 18 e sperare che uno dei condomini apra il portone per visitare un museo d’arte contemporanea allestito tra gli spazi comuni di un tipico palazzo napoletano. Le possibilità che qualcuno risponda sono più alte se si sceglie il citofono “Alifuoco”, ma c’è chi ama sfidare la sorte.
IL QUARTIERE LATINO DI NAPOLI, COMUNITÀ DI CITTADINI E ARTISTI
Siamo nel Quartiere Latino e il progetto è nato da un’idea di Nicola Vincenzo Piscopo, che mescolando arte e quotidiano si propone di creare molteplici connessioni, sia tra gli artisti del territorio, sia tra loro e cittadini che lo abitano. «Per un po’ di anni mi sono chiesto come riuscire a creare uno spazio che mettesse in connessione noi artisti napoletani. È un’esigenza che nasceva dal fatto che sia le gallerie d’arte private, sia i musei pubblici, trovano sconveniente o hanno difficoltà a valorizzare un’arte contemporanea che sia locale o che possa rappresentare un’identità territoriale».
«Facevo parte già dal 2020 dell’Atelier Alifuoco, un appartamento situato al primo piano del condominio di via Cirillo e convertito in laboratorio artistico nel 2016. Quando ci fu la prima edizione degli Art Days a Napoli, nel 2021, proposi ai miei colleghi di trasformare le aree comuni del palazzo in spazi espositivi per opere di artisti che avessero il loro studio nel raggio di un chilometro intorno al condominio. Nasce così il Quartiere Latino, un “condominio-museo d’arte contemporanea Km0”, proprio perché tutti gli artisti sono mappabili entro questo raggio d’azione», mi ha raccontato Nicola.
Il Quartiere Latino è una comunità eterogenea di artisti – che si differenziano per età, per mezzi e per linguaggio – accomunata unicamente dall’abitare lo stesso territorio e dalla voglia di trasmettere, attraverso l’arte, un messaggio significativo e allo stesso tempo un’identità territoriale. Dopo un po’, a Nicola Piscopo si è affiancata Marta Ferrara, che oggi è insieme a lui curatrice del progetto.
GLI ARTISTI E LE LORO OPERE NEL QUARTIERE LATINO
Poco dopo aver esposto le loro opere al Quartiere Latino, finanziate da una raccolta fondi, gli artisti hanno deciso di unirsi in un’associazione, diventando sempre più attivi nella costruzione di una comunità artistica. Attualmente, il Quartiere Latino ospita dodici talenti: Clarissa Baldassarri, Gabriella Siciliano, Paolo La Motta, Lucas Memmola, Veronica Bisesti, Andrea Bolognino, Antonella Raio, Fabrizio Cicero, Vincenzo Rusciano, Roberto Pugliese, Carmela De Falco e Miho Tanaka.
«Le opere nel Quartiere Latino sono permanenti e progettate appositamente per gli spazi che occupano, in sintonia con la loro funzione sociale e con le relazioni umane. Trovandosi in un condominio, ognuna di deve tener conto della presenza degli abitanti e degli ospiti. Il lavoro si colloca al confine tra il pubblico e il privato, proponendo anche una riflessione sull’arte pubblica», ha spiegato Nicola.
TRA QUARTIERE LATINO E ATELIER ALIFUOCO
L’Atelier Alifuoco ospita gli studi di quattro artisti, tra cui lo stesso Nicola Vincenzo Piscopo e Lucia Schettino, Maria Teresa Palladino e Francesco Maria Sabatini. Questi non hanno opere esposte all’interno del Quartiere Latino, perché gli studi stessi sono considerati opere che ne fanno parte. Durante gli eventi o le visite al Quartiere Latino, gli spazi dell’Atelier Alifuoco si aprono al pubblico, che può girare tra gli studi d’artista e tra tutte le opere d’arte che essi contengono.
L’obiettivo condiviso tra il Quartiere Latino e l’Atelier Alifuoco è quello di abbattere ogni barriera tra l’artista e il pubblico. Visitando il museo-condominio è possibile trovare gli indirizzi degli studi di ciascun artista che vi espone, entrare in contatto con loro e visitare i luoghi in cui nascono le opere d’arte. «Questo approccio offre l’opportunità di immergersi nell’intimità dell’opera, comprendere la sua genesi e il contesto che la circonda, offrendo un’esperienza più istruttiva e coinvolgente rispetto all’osservarla nello spazio neutro di un museo».
WORKSITE, IL CANTIERE ARTISTICO
Lo scorso ottobre, per raccontare e celebrare il lavoro svolto, il Quartiere Latino ha ospitato la prima esposizione temporanea dei dodici artisti. «Abbiamo aperto un nuovo spazio espositivo in quella che era l’area di deposito utilizzata dagli operai che stavano ristrutturando la facciata del palazzo. Le opere esposte raccontavano il cantiere di idee e di connessioni che Quartiere Latino è fin dalla sua nascita. Più che guardare al risultato finale, volevamo raccontare il processo, il lavoro. La scelta era anche simbolica, perché il Quartiere Latino non è un progetto finito, ma una costante realizzazione di opere d’arte, un cantiere in continua evoluzione».
LA BELLEZZA DELLA DIVERSITÀ
Tra gli artisti del Quartiere Latino, troviamo chi si dedica alla pittura, alla scultura, alla fotografia e chi abbraccia più di un linguaggio artistico. Il medium è relativo, poiché ognuno di questi artisti lavora con diversi mezzi e strumenti, adattandosi alle specifiche finalità di ciascun progetto. «Ognuno di noi ha un percorso artistico totalmente personale, ma l’ambiente condominiale permette a queste forme molto diverse tra loro di integrarsi in maniera eterogenea», ha raccontato Nicola.
«È un po’ come le cassette delle lettere nel nostro condominio, tutte diverse poiché ciascuno le ha personalizzate senza cercare di creare un’armonia. Eppure, l’armonia nasce spontaneamente quando ciascuno occupa il proprio spazio in totale libertà, senza valicare quella degli altri e comprende anche scontri e riformulazioni, perché cerchiamo sempre forme nuove e alternative di convivenza, esattamente come succede in società».
«Tra l’altro, la disarmonia che pur rimane bella è tipica della città di Napoli, fatta di stratificazioni, strappi e interventi imprevisti. Napoli non è una città progettata, è un miscuglio di interventi storici e contemporanei che apparentemente non hanno nulla in comune, ma che la rendono unica».
CONNESSIONI, ARTE E SOLIDARIETÀ
Tutti gli artisti del Quartiere Latino provano gli uni per gli altri un altissimo rispetto. «Non è una cosa scontata, perché quello artistico è un ambiente che tende ad essere competitivo. A Napoli non abbiamo grandi collettivi di artisti, perché molti collettivi precedenti sono scomparsi, sia per mancanza di cura istituzionale, sia per carenza di interesse da parte di privati e sono sempre state grandi le difficoltà nel creare gruppi coesi».
FUORI LA PORTA DEL CONDOMINIO
Nicola non può ancora svelarmi con precisione i progetti per il prossimo futuro di Quartiere Latino, ma mi ha dato una piccola anticipazione sulla direzione in cui si stanno muovendo le nuove idee. «Tra circa sei mesi finiranno i lavori nel condominio e finalmente toglieranno il grande montacarichi che da una decina d’anni occupa tutta la tromba delle scale. Da lì in avanti, cercheremo di creare una connessione tra il condominio museo e la città e di valorizzare via Domenico Cirillo».
Si pensa dunque di uscire dal condominio e raggiungere le strade della città, dove già si immaginano nuove installazioni, sia permanenti che temporanee. Inoltre, come associazione, intendono anche partecipare a bandi pubblici, poiché al momento sono totalmente autofinanziati. «Abbiamo degli sponsor che sono importantissimi perché sono locali e ci danno una mano concreta, ma che non riescono a sostenerci veramente».
Antica Cantina Sepe offre un servizio bar ai nostri eventi, «grazie al quale riusciamo a monetizzare per sostenere le opere e mantenere il progetto. C’è poi il bar Riccardi che fornisce da mangiare, scontando cibo e caffè per i visitatori del Quartiere Latino. Questo però non è ancora sufficiente e prima o poi il progetto dovrà poter contare su fondi propri con cui continuare a realizzare opere, costruire e progettare».
L’IMPATTO DEL QUARTIERE LATINO SU VIA DOMENICO CIRILLO
Di fatto il progetto Quartiere Latino è già sconfinato oltre le mura del condominio. «Il bar Riccardi ha coinvolto degli street artist per decorare alcune saracinesche lungo via Cirillo e occasionalmente continua a farlo. Gradualmente, la strada sta assumendo una vivacità sempre maggiore, in perfetta sintonia con lo spirito del condominio, eterogeneo e disordinato, e sta iniziando a sviluppare una sua identità».
«La sua è stata una reazione spontanea al nostro contributo, poiché Felice, il proprietario del bar, si è ispirato alla nostra iniziativa e ha scelto di dare il suo contributo per la rigenerazione di via Cirillo. Nonostante il suo locale sia solitamente chiuso di sera, quando invita gli street artist, organizza dei piccoli aperitivi, animando così una strada che in genere è deserta nelle ore serali».
Via Cirillo è una delle strade che sono state trasformate in zone di passaggio automobilistico dopo la riorganizzazione della città con l’istituzione della ZTL. Di conseguenza, non è una via che di solito vanta una vivace attività sociale e turistica. Tuttavia, con il progetto Quartiere Latino si sta cercando di cambiare le cose, abitando la zona e prendendosene cura.
«Anche durante gli eventi organizzati dal Quartiere Latino, via Cirillo si anima nelle ore notturne. Il palazzo si riempie di persone e il ballatoio smette di essere considerato solo una zona di passaggio, trasformandosi in un luogo abitabile. Gli abitanti del condominio sono entusiasti del progetto e vengono sempre invitati a partecipare agli eventi. Sono felici di vedere finalmente un po’ di vita nel palazzo, soprattutto gli anziani che apprezzano la vitalità e la socialità che si sono sviluppate grazie al progetto Quartiere Latino».
In quest’ottica, le opere d’arte assumono il ruolo di influenzare la società, diventando un mezzo con cui ispirare le persone a una cittadinanza attiva. È ciò che è accaduto a Felice, un uomo disilluso che ha poi deciso di prendere in mano la situazione e prendersi cura della strada in prima persona. Ed è quello che anima Nicola e tutti gli artisti del Quartiere Latino, che credono fortemente nel futuro del loro progetto e della città di Napoli.
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