12 Feb 2024

Il progetto “Respiro” di Irene ‘95 tende agli orfani di femminicidio una mano amica

Scritto da: Claudia Moschetti

Invisibilità, dolore e abbandono. Sono queste le emozioni provate dai bambini, vittime collaterali del femminicidio che tutt'oggi colpisce i nuclei familiari. Finalmente il Mezzogiorno, con il progetto Respiro, può aiutarli a superare i momenti difficili e a ricominciare una nuova vita, evitando così che la violenza di perpetri di generazione in generazione.

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Campania - Si chiamano “orfani speciali” le bambine e i bambini privati dei genitori per colpa di un femminicidio, un appellativo che di certo non rende l’orrore e il trauma del vivere un’esperienza simile sulla propria pelle ma che inquadra la delicatezza con cui va trattato l’evento, purtroppo più frequente di quanto si pensi nel nostro paese. Nel meridione italiano si contano infatti 305 orfani per femminicidio, di cui 72 in Campania; un dato allarmante emerso durante una tavola rotonda svoltasi di recente a Napoli, riguardante proprio i figli delle vittime di crimini domestici.

Per aiutare questi bambini rimasti soli, la cooperativa sociale Irene ‘95 ha lanciato il disegno Respiro – acronimo di Rete di Sostegno per Percorsi di Inclusione e Resilienza con gli Orfani Speciali –, insieme al consorzio Co.Re., suo partner di progetto, siglato di recente con il Tribunale Minorile e la Procura minorile. L’intesa prevede un impegno da parte dei firmatari a disporre la presa in carico degli orfani speciali ai servizi sanitari e sociali attivi sul territorio, in armonia con le disposizioni dell’equipe di progetto sugli interventi da effettuare per ogni caso.

Respiro per gli orfani di femminicidio 1

«È quanto mai opportuno muoversi per aiutare questi bambini che sono orfani due volte, perché perdono nello stesso tempo la madre e anche l’altro genitore», ha commentato Paola Brunese, presidente del Tribunale per i minorenni di Napoli. «La firma di questo protocollo è molto importante – ha aggiunto la procuratrice della Repubblica Maria de Luzenberger Milnernsheim – perché l’Italia a livello legislativo è molto avanti per la tutela degli orfani speciali, anche se manca qualcosa». La firma del progetto sancisce dunque un ulteriore avanzamento nella costruzione di percorsi di avvicinamento e sostegno agli orfani e una nuova sinergia tra le istituzioni per far sì che questi interventi si realizzino.

LA STRATEGIA DEL PROGETTO RESPIRO

Realizzato in collaborazione con una rete di 13 partner presenti nel Sud Italia e nelle Isole, il progetto Respiro è stato selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. La prima strategia attuata è stata delineare i protocolli e le procedure di intervento, definire buone prassi e linee guida nazionali, nonché una Child Safeguarding Policy specifica per tutti i soggetti partner. Lo step successivo è stato mappare il fenomeno degli orfani speciali in base alle regioni, alle normative e alle condizioni specifiche di ognuna.

Respiro per gli orfani di femminicidio 2

«È stato difficile individuare questi dati sugli orfani speciali», ha dichiarato Fedele Salvatore, presidente di Irene ‘95. «Abbiamo passato mesi sui giornali a leggere i fatti di cronaca degli ultimi quindici anni. Dei 305 orfani individuati, per 100 abbiamo avviato la presa in carico dopo aver fatto un’analisi dei bisogni; per altri 123 abbiamo per il momento solo avviato i contatti; gli ultimi 82 invece sono stati soltanto individuati». 

NON PIÙ VITTIME DI FEMMINICIDIO

I bambini però non sono solo numeri né solo vittime collaterali di femminicidio, ma persone che hanno bisogno di sostegno psicologico e di un lavoro di prevenzione affinché la violenza che li ha segnati in passato non si ripeta in qualche modo in un prossimo futuro. Cambiando la cultura, costruendo insieme ai media e ai comunicatori una nuova narrazione, fatta di un linguaggio più accorto e inclusivo e dell’abolizione dei vecchi stereotipi di genere, si può prevenire la violenza domestica e interrompere un ciclo tossico che va avanti dall’alba dei tempi.

La firma di questo protocollo è molto importante perché l’Italia a livello legislativo è molto avanti per la tutela degli orfani speciali, anche se manca qualcosa

Un ruolo rilevante ce l’hanno perciò gli operatori dei servizi socio-sanitari e dei centri anti-violenza che si dedicano al progetto. Formati in maniera mirata e continua, essi apprendono come occuparsi degli orfani speciali tramite attività di sensibilizzazione, laboratori educativi di prevenzione primaria sulla competenza e capacità di chiedere aiuto.

PRENDERE GLIORFANI PER MANO E GUIDARLI VERSO UN FUTURO MIGLIORE

Respiro vuole dunque promuovere un modello di intervento e di cura volto alla protezione dei bambini rimasti senza genitori a causa di un femminicidio affinché insieme ai restanti familiari non siano più soli, ma vengano accompagnati in un percorso di sostegno e cambiamento. «La violenza assistita per i bambini è spesso un male invisibile che purtroppo provoca gravi effetti sulla loro salute psicofisica a breve e lungo termine», ha ricordato nel suo saluto l’onorevole Paolo Siani, vicepresidente della Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza. 

Respiro per gli orfani di femminicidio 3

Una dichiarazione confermata anche dalle diverse testimonianze di orfani speciali, ormai cresciuti, che ancora si portano dietro il dolore e il senso di abbandono provato dopo la scomparsa dei genitori. «Un dolore pazzesco che non passa, il vuoto ti divora», queste le parole di Giuseppe Delmonte, che perse la madre per mano del padre nel 1997. «Pensi di farcela, ma ti rendi conto che da solo non puoi. Non ho avuto nessun sostegno psicologico al tempo. La cosa più assurda è che a mio padre hanno dato uno psicologo già dalla prima settimana di ingresso in carcere. Io invece uno psicoterapeuta l’ho potuto avere solo tre anni fa, pagandolo di tasca mia».

Toccante anche la testimonianza di Vera Squadrito, madre di una vittima di femminicidio e nonna-caregiver della nipotina: «Nella tragedia devastante di quei giorni il sentimento prevalente è l’invisibilità. Molti professionisti vengono a cercarti per questioni legali e burocratiche, ma nessuno ti sostiene come persona». La speranza, con il progetto Respiro, è garantire visibilità, comprensione e formazione, cosicché i figli, vittime collaterali di femminicidio, possano acquisire gli strumenti necessari a gestire il dolore e le emozioni, e a spezzare le catene degli abusi e della violenza domestica.

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