Dalla Sardegna alla Galizia, la plastica assedia le coste
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Dalla metà di dicembre 2023 le coste della Galizia hanno iniziato a ricevere dall’oceano ondate di pellet di plastica: piccoli granelli di polimeri destinati alla realizzazione, tramite estrusione o stampaggio, di prodotti finiti in materiale plastico. La nave mercantile Toconao, battente bandiera liberiana, ha perso in mare vari container di fronte alle coste portoghesi. Ma la gestione della “crisi dei pellet” da parte del Governo della Galizia e del Governo statale è stata messa in discussione sia dal settore della pesca sia dal mondo ecologista.
Migliaia di persone si sono mobilitate come volontari per la pulizia delle spiagge in difesa del mare e della catena alimentare. La risposta del popolo galiziano è stata immediata, come già successo in molte occasioni tra le quali, nel 2002, il tragico naufragio della petroliera Prestige. Al tempo, dopo giorni di caos tra equipaggio, armatore, governo spagnolo e galiziano, la petroliera perse un carico di 77mila tonnellate di greggio che si riversarono sulle coste in particolare della Galizia, ma anche del Nord del Portogallo e delle Lande francesi.
SOLIDARIETÀ COLLETTIVA CONTRO LA PASSIVITÀ ISTITUZIONALE
Come allora, anche oggi i cittadini hanno raggiunto le coste per pulire le spiagge dal pellet e da altre microplastiche. La mobilitazione popolare inoltre ha fatto sì che, con un mese di ritardo, il Governo galiziano presieduto dal leader del PP spagnolo Alberto Núñez Feijóo alzasse il livello di allerta ecologica consentendo la mobilitazione di mezzi e uomini alle dipendenza della Giunta galiziana. Domenica 21 gennaio 2024 si è tenuta una grande manifestazione a Santiago di Compostela che ha visto la partecipazione di migliaia di persone e di oltre un centinaio di collettivi, partiti, sindacati e associazioni sotto lo slogan comune “per la difesa del nostro mare”.
Della questione si è interessata anche l’eurodeputata verde irlandese Grace O’Sullivan la quale, durante una sua ispezione in Galizia, è stata intervistata dal quotidiano Nós Diario esprimendo seri dubbi sulla gestione della crisi ambientale da parte delle istituzioni locali galiziane. «Ho visitato varie spiagge – ha detto l’eurodeputata – e ho provato sorpresa e gratitudine verso una grande quantità di persone volontarie che stavano lavorando per raccogliere la plastica che può rilasciare nell’acqua e nell’ambiente un alto tasso di tossicità. Con questa solidarietà collettiva il popolo galiziano ha supplito alla passività del governo».
SARDIGNA CHENE PLASTICA
Questa vicenda però fortunatamente sembra sotto controllo, pur tra mille problemi gestionali, logistici e vari duri scontri politici tra le forze indipendentiste ed ecologiste galiziane e i popolari spagnoli al potere sia a Santiago che a Madrid. Inoltre ci ricorda l’omologa sintonia sul tema della gestione della plastica da parte dell’indipendentismo sardo. Nel marzo 2019 il partito ProgReS – Progetu Repùblica de Sardigna lanciava la campagna “Sardigna chene plàstica – Plastic free Sardinia” per la tutela e la difesa del mare sardo. L’iniziativa fu presentata in un luogo fortemente simbolico, nel cuore di una della aree marine protette della Sardegna, quella del Sinis e di Maluentu.
Alla base della proposta la convinzione che il contributo alla salvaguardia del pianeta dovesse partire dalla cura dello stato di salute dell’ecosistema in cui viviamo; in questo caso, della salute dei mari di Sardegna. In conformità con la strategia europea di riduzione della plastica monouso e quindi di rifiuti marini, ProgReS metteva a disposizione degli enti locali una mozione-tipo per la regolamentazione dell’uso di plastica monouso a livello territoriale. «Il nostro obiettivo – precisavano – non mira esclusivamente alla riduzione della plastica non compostabile da tutto il territorio sardo, ma sarebbe importante riuscire a essere una delle prime regioni europee a raggiungere gli obiettivi della normativa UE».
SULLE DIRETTIVE EUROPEE
La direttiva in questione, approvata dal Parlamento Europeo, prevede il divieto di utilizzare oggetti in plastica monouso altamente inquinanti come cannucce o cotton fioc a partire dal 2021; fissa un obiettivo di raccolta del 90% per le bottiglie di plastica entro il 2029; stabilisce che entro il 2025 il 25% delle bottiglie di plastica dovrà essere composto da materiali riciclati e che questa quota dovrà salire al 30% entro il 2030. La direttiva europea rafforza inoltre il principio “chi inquina paga”, introducendo un regime di responsabilità estesa – ad esempio, per i produttori di attrezzature da pesca –, cosa che consentirà che non siano i pescatori a sostenere i costi della raccolta delle reti perse in mare.
“I dati elaborati da una ricerca della Commissione Europea – sottolineava nel 2019 ProgReS – ci dicono che circa l’80% dei rifiuti che inquinano i mari è costituito da plastica e che i prodotti interessati dalla direttiva sono il 70% di tutti i rifiuti marini». La plastica, com’è noto, è un polimero derivato dal petrolio che si decompone molto lentamente, pertanto si accumula nei mari e negli oceani e sulle spiagge. I residui vengono ingeriti dagli animali marini e dai volatili, entrando così nella catena alimentare umana”.
COMUNITÀ AL FIANCO DELL’AMBIENTE
La coscienza ambientale ha preso piede nella società da molto tempo ma finalmente si sta diffondendo anche la volontà di prendere parte in prima persona alle operazioni di pulizia e recupero dell’ambiente naturale. Nei mesi e negli anni successivi rispetto all’iniziativa Sardigna chene plàstica – Plastic free Sardinia, hanno infatti preso vita varie associazioni che hanno organizzato decine di importanti e meritorie iniziative in difesa delle coste e del mare. Una tra tutte è l’associazione Plastic Free, presente anche nella nostra Isola, una onlus di volontari nata nel luglio 2019 con lo scopo di informare e sensibilizzare più persone possibili sulla pericolosità dell’inquinamento da plastica.
Come non ricordare i ritrovamenti di carcasse di capodogli sulle nostre coste? Contenevano all’interno del loro stomaco decine di chili di materiale plastico. Un segnale tangibile di come questi problemi coinvolgono direttamente anche la Sardegna, pregiudicando seriamente il futuro del nostro mare, la qualità delle nostre spiagge e la salubrità della catena alimentare. Proprio per questo l’equilibrio e la conservazione del nostro sistema ambientale rappresenta un valore inestimabile per il futuro delle nostre comunità: loro, assieme alle istituzioni, devono promuovere azioni e legislazioni di salvaguardia urgenti, decise per ottemperare al duplice obiettivo della tempestività e della programmazione a medio e lungo termine.
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