Nuovi OGM: l’europarlamento approva la proposta di deregolamentazione. Quali sono i rischi?
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Con il voto dello scorso 7 febbraio, il Parlamento Europeo ha ufficialmente adottato il suo mandato negoziale con gli Stati Membri rispetto alla proposta della Commissione Europea di deregolamentare i nuovi OGM, anche noti nella dicitura inglese di New Genomic Techniques (NGT). In particolare sono stati 307 i voti favorevoli, 263 i contrari e 41 le astensioni. Determinante il voto degli europarlamentari italiani, schierati a favore della misura al vaglio della seduta plenaria di Strasburgo.
Di certo, non una scelta cautelativa rispetto ai delicati equilibri ambientali, avverte Greenpeace in un comunicato. «I membri del Parlamento europeo non hanno agito per la protezione della salute e dell’ambiente, né avendo a cuore il futuro dell’agricoltura europea», ha dichiarato Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace Italia.
Il rischio, sottolinea Ferrario, è che gli agricoltori diventino sempre più dipendenti da poche aziende sementiere e finiscano citati in giudizio dalle multinazionali proprietarie di OGM brevettati. «Tutto ciò senza alcuna prova credibile che i nuovi OGM saranno in grado di resistere agli impatti del cambiamento climatico. È un voto che non aiuta a uscire dalla crisi in corso che colpisce il comparto agricolo europeo», ha incalzato la responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace Italia.
UNA PROPOSTA CONTROVERSA
Il voto di Strasburgo è sopraggiunto la scorsa settimana in un ovattato silenzio mediatico. Pochi giorni prima che l’Europarlamento si esprimesse, nella nostra rassegna stampa Andrea Degli Innocenti aveva raccontato l’esito del voto della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo dello scorso 24 gennaio, che con 47 voti a favore, 31 contrari e 4 astensioni ha concordato di stabilire due categorie di NGT.
Da un lato le piante geneticamente modificate che sono “indistinguibili” da quelle ottenute attraverso la selezione convenzionale o da quelle presenti in natura – ovvero le NGT 1, svincolate dai requisiti della legislazione sugli OGM attualmente in vigore; una seconda categoria di piante poi – le NGT 2, che riportano modifiche genetiche “più complesse” – sarebbe quindi soggetta a regole più stringenti, pur dovendo soddisfare solo una parte dei requisiti della vigente legislazione UE sugli OGM. Insomma, due diversi profili di rischio, a detta della Commissione Europea, cui corrisponderanno altrettanti e distinti vincoli normativi.
Lanciata a luglio dello scorso anno, la proposta della Commissione Europea sulla deregolamentazione delle Nuove Tecniche Genomiche (NTG), ne sottolinea di fatto il potenziale in un’ottica di accrescimento della “resilienza dei terreni agricoli e forestali” e di tutela della biodiversità dal degrado ambientale. In un comunicato della Commissione europea si legge che “le nuove tecniche genomiche (NGT) sono strumenti innovativi che contribuiscono ad aumentare la sostenibilità e la resilienza del nostro sistema alimentare”.
Permettono di sviluppare “varietà vegetali migliorate”, che potranno garantire rese più elevate perché più resistenti ai cambiamenti climatici, agli organismi nocivi e consentiranno il dimezzamento dell’uso di pesticidi chimici, oltre a ridurre la dipendenza dell’Unione Europa dalle importazioni agricole. Insomma, la narrazione che la Commissione Europea fa di queste nuove tecniche genomiche (NGT) appare un percorso obbligato, che integra le precedenti proposte nell’ambito del pilastro “Risorse naturali” del Green Deal.
C’È CHI DICE NO
La proposta di deregolamentare in nuovi OGM ha immediatamente smosso la comunità scientifica, alquanto scettica sulla valenza di alcuni enunciati contenuti nel testo proposto dalla Commissione Europea. Secondo lo European Network of Scientists for Social and Environmental Responsibility, la bozza votata in plenaria a Strasburgo andava respinta perché “in conflitto con la scienza”. Definita inadatta alla fase negoziale, la proposta della Commissione Europea introduce un concetto mistificatore di “equivalenza alle piante convenzionali”, che non solo non è scientifico di per sé, ma non ha nemmeno alcuna relazione con la sicurezza delle piante.
Come sottolinea lo European Network of Scientists for Social and Environmental Responsibility, le NGT non hanno una storia di utilizzo sicuro e non perché queste tecniche siano nuove, ma perché finora sono stati pochissimi gli impianti e i prodotti che ne derivano arrivati sul mercato e di cui si possono fornire dati di comprovata sicurezza per l’ambiente.
“Il concetto di equivalenza della proposta – si legge nella dichiarazione della rete europea di scienziati – è stato reso così ampio e onnicomprensivo che anche gli organismi altamente modificati con, ad esempio, metabolismo e composizione alterati sfuggono al controllo normativo. Ciò comporta il rischio che entrino nel mercato piante contenenti nuove tossine e allergeni e livelli di nutrienti ridotti”.
Per molti scienziati questa proposta della Commissione europea rappresenta un attacco deliberato al principio di precauzione statutario per l’Unione Europea, esponendo i suoi cittadini a rischi ad oggi non prevedibili. La legge ventennale che tuttora regolamenta l’utilizzo degli organismi geneticamente modificati ha servito al suo scopo di garantire salute e sicurezza ambientale: indebolirla sarebbe rischioso e causa di conseguenze non ancora del tutto prevedibile da parte della scienza.
Basti pensare che le conoscenze più avanzate di genetica molecolare descrivono il funzionamento del genoma di un organismo come “una rete integrata, delicatamente bilanciata (…). Il fatto che i geni funzionino come reti implica che qualsiasi modifica a questo livello può avere conseguenze importanti rispetto ai modelli di espressione genetica e alla biochimica di un organismo”. Ci vuole quindi estrema cautela nei tentativi di alterazione di questi bilanciati equilibri: è questo il suggerimento della comunità scientifica.
A CHE GIOCO GIOCANO LE LOBBY DELL’AGROBUSINESS?
In una lettera aperta rivolta ai ministri dell’Agricoltura e della Pesca, ai ministri dell’Ambiente e agli eurodeputati degli Stati membri, oltre settanta scienziati avevano chiesto lo scorso novembre di bloccare la proposta di deregolamentazione dei nuovi OGM. In particolate i firmatari denunciavano la manipolazione esercitata dalle lobby dell’agrobusiness su un testo che parrebbe l’abiura da parte delle istituzioni europee del diritto dei cittadini alla salute e a un ambiente sano.Nel testo firmato dagli scienziati si legge che la proposta della Commissione Europea si basa su delle “argomentazioni imperfette”.
Innanzitutto gli scienziati pongono l’attenzione sul contestato principio di equivalenza delle NGT alle piante convenzionali, quando in realtà studiosi indipendente hanno affermato che “non esiste alcuna motivazione scientifica per escludere i nuovi OGM dai test di sicurezza obbligatori ai sensi della legislazione attuale”. Sotto attacco anche le argomentazioni con cui la Commissione europea sostiene a torto che deregolamentare le NGT manterrebbe competitivi a livello globale i propri settori della biotecnologia e dell’ingegneria genetica, a scapito però della sicurezza ambientale e della salute, in un pericoloso “gioco a ribasso” sulla pelle di tutti.
Ancora più preoccupante l’avvertimento degli scienziati sulla possibilità che la proposta della Commissione europea sia stata influenzata dalle aziende biotecnologiche, approfittando delle crescenti preoccupazioni sul cambiamento climatico, con una campagna di lobbying perfettamente architettata. Vendute con la promessa di aiutare gli agricoltori al complesso adattamento al cambiamento climatico, le NGT potrebbero non essere molto diverse dagli OGM di prima generazione e disattendere queste prospettive prive di fondamento scientifico.
Di fatto “un’agricoltura resiliente al clima – sottolineano gli scienziati – non può essere realizzata modificando i geni, ma deve essere affrontata a livello sistemico”. A riguardo, Greenpeace denuncia il rischio di andare sempre più verso un maggior numero di brevetti, estendendoli alla selezione convenzionale e a tratti specifici già presenti in natura. Gli agricoltori potrebbero perdere l’autonomia e la libertà di coltivare ciò che vogliono, tenuto conto che oggi appena quattro aziende controllano oltre il 60% del mercato delle sementi a livello mondiale: Bayer, Corteva, ChemChina-Syngenta e BASF.
SI PUÒ ANCORA SPERARE
Nonostante il voto favorevole dell’europarlamento, alcuni punti chiave dell’inziale proposta della Commissione europea sono stati rivisti. Il Parlamento ha convenuto che dovrebbe esserci un’etichettatura obbligatoria dei prodotti provenienti da entrambe le categorie di impianti NGT, così come la tracciabilità obbligatoria e una clausola di salvaguardia che garantisca la revoca dell’autorizzazione nel caso in cui venga scoperto un problema.
Il tema dei brevetti, cruciale nei negoziati e particolarmente sentito dalle aziende dell’agrobusiness, ha preso una piega inaspettata e cautelativa. Gli eurodeputati infatti hanno concordato il divieto totale dei brevetti per tutte le piante e il materiale vegetale NGT nel tentativo di “evitare incertezze giuridiche, aumento dei costi e nuove dipendenze per agricoltori e allevatori”, viene spiegato in un comunicato stampa del Parlamento.
Inoltre tutte le piante NGT dovrebbero rimanere vietate nella produzione biologica, altrimenti sarebbe un dramma irreversibile, denuncia Greenpeace, che conclude affermando che la loro compatibilità richiede delle considerazioni più approfondite e in parte contraddicendo quel principio di equivalenza citato nella bozza della Commissione EU e tanto contestato dalla comunità scientifica.
Il dossier è stato poi presentato per la discussione in una riunione del COREPER mercoledì scorso nel tentativo di cercare una direzione politica, ma non si è raggiunta la maggioranza e non vi è ancora alcuna indicazione di quando sarà la prossima discussione in seno al Coreper. Nel frattempo il presidente della commissione ambiente del Parlamento europeo, Pascal Canfin, ha chiesto un altro studio all’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA) alla luce dello studio francese ANSES – che mette in discussione le basi scientifica delle due categorie di NGT – chiedendo che un parere venga espresso entro la fine di luglio 2024.
Al momento non è certo che si trovi un accordo sulle NGT entro la fine dell’attuale legislatura, né in che misura l’esito di questo studio possa cambiare le sorti delle nuove tecnologie genomiche (NGT). Certo è che valutare accuratamente i rischi di queste tecnologie sia imprescindibile per ogni decisione politica che metta al primo posto la nostra salute e quella del pianeta e non i pericolosi interessi dell’agrobusiness.
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