Una nuova vita al Mulino Marghen, fra relazioni umane e natura
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Massa-Carrara, Toscana - Alcuni luoghi raccontano molte storie. Hanno accolto famiglie, generazioni diverse. Sono stati abbandonati e poi ricostruiti, perché neppure la pietra è impassibile al tempo e all’incuria. Il Mulino Marghen è uno di questi. Edificato probabilmente più di duecento anni fa, sorge in disparte nella piccola frazione di Noce, nel comune di Zeri, all’estremo ovest della Regione Toscana nell’antico territorio della Lunigiana, sul crinale che divide la valle della Magra da quella del Vara.
Terra di confine, terra di passaggio: la Lunigiana come spesso accade è una regione che sopravvive nei racconti dei suoi abitanti, nelle loro parlate, nei profili orografici delle vallate, molto più che nei confini amministrativi che oggi la costringono in quelli della regione Toscana, pur estendendosi storicamente in parte della Liguria e dell’Emilia-Romagna.
Nel tempo i suoi abitanti hanno interiorizzato e trasformato il concetto di confine, superando stereotipi e avvertendolo con l’ebrezza di un bordo da cui affacciarsi e scavallare verso altri territori. Non più un limite da proteggere, ma un punto da cui esplorare. Il concetto di confine è stato infatti il fil rouge di molte storie che abbiamo raccontato e di un documentario che accoglie le diverse voci degli abitanti di questa terra.
DA UN MULINO ABBANDONATO
Incastonata nel pendio scosceso dell’Appennino tosco-emiliano, oggi la Lunigiana comprende quattordici Comuni toscani, frammentati in piccoli borghi, in parte disabitati e in parte tornati a popolarsi di nuovi abitanti, venuti anche da molto lontano. Come Martin, inglese ma nato in Sudafrica a Port Elizabeth, appassionato di mare e al contempo desideroso di mettere radici. In Lunigiana, ormai nel lontano 2009, ha inaspettatamente trovato il suo porto.
Insieme ad Adriana, Martin ha acquistato il Mulino Marghen, sulle sponde del torrente Gordana, rimasto disabitato dal 2000: «Fino a quel momento ci ha vissuto il mugnaio – mi racconta – e le tre macine producevano le farine di castagne, mais e grano». Con il tempo sono state dismesse, ad eccezione di una che è stata riattivata da Martin e la sua famiglia a scopo dimostrativo.
Dieci anni fa il Mulino Marghen ha aperto per la prima volta le sue porte a chiunque volesse trascorrere un periodo immerso in questa valle isolata, attraversata da impetuosi corsi d’acqua che rallentano per aprirsi in numerose piscine naturali. «Un posto dalla bellezza unica e sconvolgente e dove si poteva acquistare facilmente un immobile», ricorda Martin ripercorrendo i motivi che l’hanno portato in Lunigiana.
STORIE CHE SI RISPECCHIANO
Anche per Valentina, originaria di Milano ma trasferitasi a Pontremoli ormai sei anni fa, questa terra ha un richiamo particolare. Il bisogno di avvicinarsi alla natura l’ha portata in Lunigiana, una terra di paesi sparsi e poco abitati, ma innervata da una forte vitalità, che poco per volta sta riplasmando questo territorio. «Sono andata via da Milano per scegliere una vita più semplice – mi racconta – un po’ più sobria e connessa alle vere priorità».
Dopo avere visto nascere le proprie figlie e crescere la loro famiglia, Martin e Adriana hanno deciso di passare loro il testimone. Da quest’anno infatti Valentina si occuperà della gestione del Mulino Marghen, insieme a due preziose compagne di avventura, Cecilia e Gisella. Anche per loro la scelta di andare a vivere in Lunigiana è stata un’esigenza profonda, radicale. «Forse chi abita in città è accomunato dall’esigenza di trovare nella natura un passo diverso dal quotidiano cittadino», azzarda Cecilia, che da Milano con una lunga esperienza di consulenza nel campo del food e dell’ospitalità, è approdata alla valle di Zeri.
Gisella invece, fisioterapista, si è trasferita in Lunigiana inizialmente per un breve periodo e come spesso capita, ha finito per restarci. Ha dato le dimissioni dal suo lavoro in clinica e si è rimboccata le maniche per aiutare nella gestione dell’agriturismo di famiglia. Così da quando ha scelto di vivere a Zeri ha ripreso a fare la fisioterapista a domicilio, oltre che abbracciare il progetto di ospitalità del Mulino Marghen.
«L’intento – spiega Valentina – è quello di offrire a chi ci verrà a trovare non solo un’esperienza turistica, ma dare la possibilità di avvicinarsi a un modo di vivere più semplice, che nutra l’anima e le parti più sostanziali di cui siamo fatti, anche se meno visibili». Il Mulino Marghen è aperto non solo a chi desidera trascorrere dei giorni di tranquillità, ma anche a gruppi che vogliano organizzare dei ritiri di yoga, meditazione, medicina ayurveda, come già è stato fatto in passato.
In armonia con questa visione olistica della cura e del benessere della persona, verrà offerta agli ospiti una cucina naturale, equilibrata e sostenibile, ispirata agli insegnamenti della MacroMediterranea e del Dottor Berrino, di cui Valentina è stata allieva, con ingredienti stagionali, prevalentemente biologici e locali, per intessere preziose sinergie con i produttori del territorio.
E con uno sguardo ai mesi che verranno, Cecilia pensa al Mulino Marghen come a un sogno finalmente realizzabile e Valentina si augura con tutto il cuore che sia sempre di più «un luogo di vita e non solo di lavoro, con una visione del lavoro sostenibile e al servizio di una migliore qualità di vita». E mentre Martin e Adriana immaginano di vedere questo luogo rinascere per una seconda volta, Gisella non vede l’ora di iniziare e di accogliere tanti angoli di mondo diversi che si riverseranno, anche se per brevi frangenti, in questa antica terra di passaggio.
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